Chi, leggendolo, sa che Davide Nota, giovane scrittore e poeta della Costa adriatica è stato a lungo vicino di luogo e di scrittura di un poeta (e, fatalmente, un maestro ) come Gianni D’Elia, ha un punto di orientamento molto importante su questo autore. La Costa adriatica ha segnato molta poesia e letteratura italiana con un doppio registro di tenerezza e inesorabile asprezza, di decisione sospesa e scelta perentoria, dolcezza e amarezza che si accostano, si susseguono, si alternano come movimenti musicali legati e incompatibili. Oggi Davide Nota, dopo qualche romanzo e molta poesia, pubblica un testo, Rovi, che sposta in avanti lo spazio del suo coraggio di esplorazione solitaria. Tiene nello stesso conto lo sguardodell’uno e dell’altro. Procede cauto e doloroso, e – a volte – con una spietata durezza.
Avete, lettori, una enorme libertà in questo libro. Se volete potete farlo cominciare con “adolescenza”: “Le gelide mattine sulle panchine gelide a scartare maritozzi aspettando mezzogiorno dentro il piumino nero, sotto il cielo sterrato, incomprensibile avervi creduto, mattine”; e potete concluderlo con questi versi: “Così il mercato dell’impero nero, tra i profughi, i suicidi e gli ammazzati, battezza con il sangue dei soldati l’avvento del fascismo universale”. Fra questi due spezzoni di versi troverete la storia grande e profonda di uno sguardo che cerca dimensioni, non due, non quattro, ma un bellissimo e misterioso poliedro che misteriosamente continua a mutare e a cambiare, anche quando questo dovrebbe essere un lavoro finito che contiene una poesia con versi belli e parole indimenticabili. Rovi, il titolo, racconta la rudezza tagliente delle sue righe, dei suoi versi. Ma poi il taglio entra dentro uno spazio gremito di esseri umani, tremendi e amorevoli, odiosi e da proteggere, se non altro con l’attenzione mite di un verso, di una parola.
Ci sono anch’io, in questo libro di poesia. Sono nell’ultima parte di un grande inventario di ciò che Davide Nota vede mentre esplora: “Sono appena rientrato da un pranzo con F. C. – un lunch, come lo chiama all’americana”. E infatti in borsa avevo Kerouac e Tony Harrison. “La mia intenzione è quella, dico, di cambiare referente, per rivolgermi a un prossimo come potrei essere io ai tempi del liceo”. “Il difetto, mi risponde, è forse in questo stile colmo di riferimenti intertestuali e colti”. Per fortuna il poeta non ci crede e continua la sua strada. La parte che segue è ancora più popolata di esseri umani disperati e felici che uccidono e credono. Credono tutti nello stesso Dio.
Rovi Davide Nota, Pagine: 167, Prezzo: 15, Editore: Agrolibri