In Italia – Pur in un contesto di alta pressione i cieli di inizio novembre sono stati solo in parte soleggiati, spesso con nebbie e nubi basse su pianure e coste, e a metà settimana una perturbazione da Ponente ha prodotto deboli piogge al Nord-Ovest (20-25 mm sull’Appennino ligure). Dopo un ottobre appena più fresco del solito sono tornati tepori anomali: tra domenica (Ognissanti) e lunedì, sopra i grigiori padani lo zero termico era a 4150 metri e c’erano 16 °C a Sestriere (2020 m) e 14 °C a Solda (1900 m, Bolzano). Si tratta di valori 10 °C sopra media che ormai fanno parte di un clima nuovo, vicini ai massimi storici del novembre 2015, quando a Sestriere si sfiorarono i 20 °C! Più primaverili che novembrini anche i 23 °C delle coste ioniche.
Nel mondo – L’ondata di caldo di una settimana fa è stata eccezionale dalla Francia alla Scandinavia: tra l’1 e il 2, record di temperatura massima per novembre di 29,4 °C a Bidache (Pirenei-Atlantici), 22,5 °C a Basilea, 17,2 °C a Copenaghen (nella serie dal 1768!), 15,9 °C a Oslo; inoltre primati nazionali in Lussemburgo (21,2 °C) e Finlandia (14,4 °C). Secondo il servizio Eu-Copernicus, in Europa ottobre 2020 è stato il più caldo di sempre (anomalia +1,6 °C) a causa di straordinari eccessi termici nell’Est del continente (oltre +4 °C) e nonostante il freddo dalle Alpi alla Spagna. Terzo ottobre più caldo nel mondo, con 0,6 °C di troppo, dopo quelli del 2015 e 2019. Inoltre la banchisa artica non era mai stata così ridotta in questo mese in 42 anni di misure (3,1 milioni di km quadrati sotto media, pari a dieci volte l’Italia, deficit più ampio mai osservato in qualunque mese). Intanto una spedizione russa ha individuato preoccupanti rilasci di metano – gas serra molto più potente della Co2 – dai sedimenti di fondali marini in riscaldamento di fronte alla Siberia, fenomeno in grado di alimentare a lungo termine l’effetto-serra in un deleterio meccanismo irreversibile (feedback positivo e tipping-point). Nei giorni intorno alle elezioni presidenziali gli Stati Uniti erano divisi tra freddo a Est (9 cm di neve sabato 31 a Boston, record per ottobre) e condizioni estive a Ovest (primato mensile di 37,2 °C a Phoenix il 5 novembre). Dopo un’intensificazione esplosiva fino alla categoria 4 in mare con venti a 240 km/h, l’uragano “Eta” si è indebolito a contatto con l’America centrale, ma ha prodotto ancora gravi alluvioni con almeno 200 morti, in gran parte in Guatemala; ora la tempesta riguadagna forza sopra le caldissime acque caraibiche (30 °C) minacciando Cuba e la Florida tra oggi e domani. Ma a subire il peggio sono state le Filippine con il super-tifone “Goni”, il più violento a toccar terra al mondo negli ultimi decenni di monitoraggio satellitare con raffiche di vento a 315 km/h, battendo i tifoni Haiyan (2013) e Meranti (2016), sempre in questo arcipelago: danni catastrofici e almeno 25 vittime. L’Africa è tra i continenti che più soffriranno le conseguenze dei cambiamenti climatici. Il report State of the Climate in Africa 2019 (Wmo) dice che le temperature sono cresciute di 1 °C nell’ultimo trentennio, a Est l’oceano sale di oltre 5 mm all’anno, il degrado delle coste galoppa e al 2050 i raccolti di riso e grano crolleranno anche di un quinto. Proprio mercoledì scorso, dopo l’iter di un anno previsto dalla normativa internazionale, è entrata in vigore l’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi voluta dal negazionista Trump. Ma ora Biden promette di riaderire subito, in linea con il suo Plan for Climate Change and Environmental Justice da 1.700 miliardi di dollari per giungere entro il 2050 a un’economia americana completamente a fonti rinnovabili e a emissioni nette zero. Intento lungimirante e ambizioso, vedremo.