L’idea di isolare gli anziani per tutelarli dal Coronavirus, ammesso si decidesse mai di darle seguito, potrebbe riguardare solo chi non svolge alcuna attività. È perciò abbastanza lontana dalla realtà: oggi tantissime persone ancora lavorano a 70 anni. Basti pensare al presidente della Repubblica o ai commercianti, agli imprenditori e agli artigiani. Ma anche molti liberi professionisti. Io stesso a 70 anni ero in piena attività”: e su questo non c’è dubbio, visto che a dirlo è il più famoso giornalista e divulgatore scientifico italiano.
Piero Angela, da dove nasce secondo lei questa idea?
Probabilmente dal fatto che l’80 per cento di chi muore durante questa pandemia è anziano, soprattutto se presenta altre patologie. È più fragile. Isolarlo sarebbe una scelta dettata dalla sola necessità di alleggerire il sistema sanitario e in particolare i servizi di emergenza, sui quali siamo più in difficoltà.
Lei come vive questo periodo?
Mi sono auto-recluso da tempo, esco quando è strettamente necessario e per il resto sto in casa. Mia figlia viene a trovarmi ogni tanto e indossiamo la mascherina, manteniamo la distanza di sicurezza e cerchiamo di non avere contatti: facciamo scelte di buon senso. Le precauzioni non dipendono dalla data di nascita: la tutela della salute vale per tutti. Con il lockdown c’è stato un crollo della curva dei contagi, rimasta bassa finché sono state prese precauzioni. Le nuove misure vanno in quella stessa direzione. Ai ragazzi e a tutti coloro che non prendono abbastanza sul serio l’epidemia dico sempre che il contagio va ben oltre la salute, riguarda anche l’economia. I “mi tolgono la libertà”, “mi dà fastidio la mascherina”, “voglio uscire” si contrappongono alla perdita di posti di lavoro, alle attività commerciali che chiudono, all’economia che rallenta. Penso anche al mondo dello spettacolo: il teatro, le attività culturali in generale soffrivano già prima. E con esse tutto l’indotto: dagli orchestrali ai tecnici. Rischiamo di non tornare più indietro.
Molti giovani vivono a casa con i genitori fino a tardi e i nonni sono spesso un importante aiuto per permettere loro di coniugare vita familiare e lavoro.
Il baby sitting dei nonni è fondamentale. Molti non possono permettersi una baby sitter e gli asili nido non bastano. Se quindi questa convivenza è necessaria, bisogna prendere ancora più precauzioni: indossare le mascherine, disinfettarsi e disinfettare spesso, cosa di cui si parla sempre meno. Il lavoro da casa aiuta, è di alleggerimento sia per i mezzi pubblici, sia per la scuola. È in alcuni casi meno efficiente, ma sono necessari sacrifici fino al vaccino.
Anche perché, come lei racconta spesso, siamo un Paese di anziani.
Abbiamo pochi figli, è uno dei problemi futuri della società. Continuo a raccontare che l’Italia sta scomparendo pian piano. Un autorevole studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet stima che alla fine di questo secolo, non poi così lontana, l’Italia avrà 28-30 milioni di abitanti, con tantissimi anziani. Di questo passo avrà anche un Pil inferiore a quello dell’Olanda mentre Francia, Germania e Uk avranno 60 milioni di abitanti e un Pil tra i primi dieci. Dovremo aprire le porte all’immigrazione e ci sarà competizione per far entrare i più preparati.
Con pesanti ripercussioni, ancora una volta, sull’economia.
Al momento non siamo nel pieno di una crisi finanziaria grazie alla Bce che compra e tutela i nostri Btp. Ma se questo dovesse finire, sui mercati internazionali rimarremmo in balia dei grandi fondi che si spostano e vengono seguiti dagli altri investitori, esponendoci al serio rischio di affondare. C’è una immagine che amo molto: questi fondi sono come una grande palla di ferro che rotola sul fondo della stiva di una nave. E chi pagherà poi il debito pubblico? La nostra produttività è ferma da 20 anni, non possiamo peggiorare assolutamente la situazione economica.
C’è chi pensa che lasciar morire la popolazione più fragile sia da un certo punto di vista “naturale”.
È molto cinico. C’è un film di fantascienza degli anni 70 che si intitola 2022 – I sopravvissuti, ambientato in un mondo rovinato dall’inquinamento e dalla crisi climatica. È una sorta di giallo, con un ispettore impegnato a indagare su un omicidio. Attorno a lui, le persone sono ridotte alla fame, non c’è più cibo normale e ci si nutre quasi esclusivamente con questa sorta di misteriosi biscotti proteici prodotti da una multinazionale. Ebbene, gli anziani sono gli unici a ricordare come fosse la vita prima di questo disastro e ogni tanto vengono convocati per assistere a una conferenza in un cinema. Peccato che nel bel mezzo dello spettacolo, il conferenziere tiri una leva facendo ribaltare le poltrone e spedendo gli anziani sotto il livello del pavimento, proprio nella fabbrica di quei biscotti proteici le cui proteine, si scopre, sono fornite proprio da quegli anziani. Ecco: non vorrei fare questa fine.