La premessa ha il suono di una sferzata: “Quanto sta succedendo tra i Cinque Stelle e Davide Casaleggio conferma che per fare politica in modo democratico non si può che fare ricorso ai metodi e agli strumenti tradizionalmente usati da ogni partito”. Così sostiene l’amministrativista Gianluigi Pellegrino, che con i partiti e la politica ha avuto sovente a che fare per motivi professionali. Anche per questo, il Fatto gli ha chiesto un parere sui principali punti dello scontro in atto tra il Movimento e il patron dell’Associazione Rousseau, che per alcuni potrebbe anche tracimare nei tribunali.
Il primo nodo: di chi è il logo?
Si parte da una certezza nero su bianco, ossia dallo statuto della nuova associazione Movimento 5 Stelle, nata a Roma nel 2017 per volere dell’allora capo politico Luigi Di Maio e dello stesso Casaleggio. All’articolo 1 prevede che “il simbolo, di proprietà dell’omonima associazione MoVimento 5 Stelle con sede in Genova (quella fondata da Beppe Grillo, ndr) è concesso in uso” alla nuova associazione. Essendo Casaleggio un fondatore di fatto dell’associazione del 2017, può vantare diritti sul simbolo avuto in uso da Grillo? Secondo Pellegrino no. “La proprietà di un simbolo di un movimento politico – spiega il legale – è regolata dal codice civile e dai contratti che nel caso riconoscono la titolarità in capo alla prima associazione. Ma sul suo uso a fini elettorali la legge stabilisce come, una volta usato da un partito presente nelle istituzioni, quel simbolo non possa essere riutilizzato da nessun altro movimento. Il M5S ha quindi un preciso diritto di riutilizzarlo e gli elettori hanno diritto di riconoscerlo”. Ergo, “Casaleggio o l’associazione Rousseau non potrebbero mai adoperare quel simbolo in nuove elezioni. Una loro eventuale richiesta in tal senso sarebbe infondata da un punto di vista pubblicistico ed elettorale”. Poi, certo, sull’emblema del Movimento ci sarebbe molto altro da dire. “So – conferma Pellegrino – che a Genova è in corso un processo sull’uso del simbolo, che negli anni è più volte cambiato a livello grafico. Per esempio, è stato tolto il riferimento a Beppe Grillo. Ma va detto che lo stesso Grillo ebbe l’accortezza di depositarlo nei suoi tratti essenziali senza dizioni particolari”.
Elenchi: Rousseau è solo mandataria
Secondo l’articolo 4 dello statuto dell’associazione Rousseau, presieduta da Casaleggio, la medesima associazione “forma e gestisce l’elenco degli iscritti”. Nel dettaglio, gli iscritti al Movimento 5 Stelle, che si registrano proprio su Rousseau. Da sempre, chi e quanti sono nel dettaglio è un’informazione a disposizione solo dell’associazione di Milano. Per l’evidente irritazione dei 5Stelle. Ma il Movimento ha diritto di richiedere l’elenco a Casaleggio? “Assolutamente sì” risponde Pellegrino, che spiega: “Come prevede il suo statuto, l’associazione Rousseau deve coadiuvare il Movimento, rispetto al quale ha quindi un ruolo ancillare. Ne consegue che se il M5S lo richiede l’associazione deve consegnare ai 5Stelle l’elenco degli iscritti al movimento”. Da qui, si arriva a un punto centrale: il Movimento potrebbe recidere il rapporto con Rousseau e scegliere un’altra piattaforma senza conseguenze legali, anche se il legame è stabilito dallo statuto dei Cinque Stelle? Il legale è convinto di sì, proprio per il rapporto tra M5S e associazione: “Di fatto, il Movimento è un mandante e l’associazione è un mandatario nell’interesse del primo scelto per svolgere determinati servizi. E un tale mandato è sempre revocabile”.
Il blog delle Stelle: a chi appartiene?
Domenica scorsa il comitato di garanzia del Movimento ha censurato Casaleggio per un suo duro post apparso sul blog delle Stelle, in cui criticava la rotta politica del M5S: “Il blog è il canale ufficiale del Movimento e Davide Casaleggio non ricopre alcuna carica nel M5S”. Ma in questo caso Pellegrino dà ragione al manager milanese: “Lui ha pieno diritto a scrivere sul blog, questo è evidente. Casomai, non potrebbe impedire ad altri iscritti di utilizzarlo”. Tanto più che il blog sembra appartenere a lui, o no? “La privacy policy (il documento che spiega il trattamento dei dati personali, ndr) fa riferimento diretto alla responsabilità dell’associazione Rousseau, da lui presieduta”. Tradotto, dal blog Casaleggio non può proprio essere sloggiato.
I soldi: che fine faranno i 300 euro?
Ogni mese i parlamentari del M5S versano 300 euro all’associazione Rousseau per la gestione della piattaforma. Ma se il rapporto tra Movimento e associazione si interrompesse, i 5Stelle avrebbero diritto di chiedere indietro i soldi residui rimasti a Rousseau? “No, resterebbero all’associazione, che li ha ricevuti in cambio della prestazione di alcuni servizi” risponde il legale. “E poi – continua – i parlamentari si sono volontariamente sottoposti al vincolo dei 300 euro, previsto dallo statuto”.