Èoggi la giornata per le nuove decisioni volte a contrastare la pandemia con un altro Dpcm, acronimo ormai ben noto agli italiani e che si traduce in misure eccezionali anti-Covid. Succederà o questa mattina in Consiglio dei ministri dopo il voto alla Camera sulle risoluzioni per autorizzare il governo alla proroga dell’emergenza fino al 31 gennaio 2021 oppure dopo il vertice con i governatori delle Regioni che dovrebbe tenersi sempre in giornata. In ogni caso il dado è tratto e come ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza ieri in Aula i punti cardine saranno l’estensione dell’uso delle mascherine anche all’aperto (ma in presenza di altre persone, non se si passeggia in strade isolate) con rischio di multe da 400 a mille euro, la “valorizzazione” dell’applicazione Immuni e, punto più dolente, nuove indicazioni per i governatori: “Le Regioni – ha detto Speranza ai deputati – potranno naturalmente assumere misure più restrittive, ma è evidente che in questo tempo nuovo c’è bisogno di un livello di coordinamento molto più forte e significativo rispetto agli ultimi mesi”.
Nel caso il vertice Stato-Regioni andasse per le lunghe o partorisse un muro contro muro – che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per primo non vorrebbe si manifestasse – il piano b è un “Dpcm ponte” per prorogare, intanto, le misure già in essere e non creare un vuoto normativo. Escluse, comunque, misure più dure come la chiusura anticipata di ristoranti e locali – la Germania ha deciso ieri di abbassare le saracinesche alle 23 – o altro. Mentre in Europa, soprattutto in Spagna che ha superato quota 20 mila, in Regno Unito a 15 mila e in Francia a 10 mila nuovi infetti giornalieri, la situazione dei contagi peggiora ulteriormente, in Italia ieri il bollettino riportava questi numeri: +2.667 (+420 rispetto a lunedì), però con quasi 40 mila tamponi in più rispetto al giorno precedente; 28 le vittime; 3.625 i ricoverati (+138) e 319 persone in rianimazione (-4, 7,8% del picco massimo: 4.068 il 3 aprile).
Ma i numeri che andrebbero guardati con più attenzione e che sono allarmanti sono quelli della media settimanale del rapporto tra nuovi casi e persone testate col tampone: ieri 4,01% contro il 3,85% del giorno precedente; sopra la media nazionale ci sono la Liguria al 7,68%, la Campania al 7,29%, la provincia di Trento al 6,83%, il Piemonte al 6,20%, la Valle d’Aosta al 5,41%, l’Umbria al 4,75%, la Sicilia al 4,42%, la Sardegna e il Veneto al 4,39%, la Puglia al 4,19%; meglio Lombardia al 2,82% e Lazio al 2,77. Nonostante questa preoccupante classifica i problemi per il governo arriveranno dalla fronda delle Regioni dissidenti guidate proprio dalla Liguria di Giovanni Toti che in serata ha attaccato: “C’è la limitazione per legge della facoltà ordinativa ampliativa delle Regioni, ovvero quello che avevamo chiesto al governo di non fare: non perché abbiamo intenzione di fare uso sconsiderato del nostro potere di ordinanza ma perché riteniamo che in questa situazione, che è di preoccupazione ma non di emergenza grave, la limitazione del potere di ordinanza ampliativo delle Regioni rispetto alle iniziative del governo vada a turbare il leale equilibrio istituzionale che è dovuto tra Regioni e governo centrale; le Regioni inoltre hanno la possibilità di modulare le proprie iniziative sul territorio in modo diverso e con maggiore appropriatezza rispetto alla visione d’insieme nazionale. Non si comprende il senso di un intervento che mutila ancora una volta inutilmente (anzi in modo nocivo) il potere di ordinanza delle Regioni. Sarà compito della Conferenza delle Regioni prendere posizione sul tema. Sulle altre misure ci riserviamo di valutarle nel momento in cui verranno presentate”.
La giornata ieri è cominciata con la stonata esultanza dei leghisti per la mancanza del numero legale sul voto delle risoluzioni dopo il discorso di Speranza alla Camera, stonata perché gran parte dei deputati assenti sono in quarantena causa coronavirus come il capogruppo del Pd, Graziano Delrio, ha precisato: “È irragionevole e sbagliato considerare assenti quei deputati che, in osservanza delle regole sanitarie e quindi indipendentemente dalla propria volontà, non possono partecipare ai lavori della Camera anche perché, come si è visto, questo può determinare un diverso esito dell’esame e delle votazioni. Abbiamo chiesto che si ponga immediato rimedio a questa situazione. Anche all’opposizione dovrebbe stare a cuore il corretto funzionamento dell’istituzione”.
Alla lista dei Paesi al rientro dei quali in Italia è d’obbligo il tampone si aggiungono Belgio, Regno Unito e Olanda. Intanto dall’Organizzazione mondiale della sanità arriva una ventata d’ottimismo con le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus: “C’è speranza che entro la fine di quest’anno potremo avere un vaccino”. Per gli esperti sarebbe oltre i limiti dell’impossibile, ma sperare non costa nulla.