Un affidamento irregolare per assegnare il Salone del Libro, tra il 2016 e il 2018, alla Lingotto fiere (società di Gl events). E una trattativa ideata per favorire l’ingresso (nel 2016) di Intesa San Paolo come socio unico, con un finanziamento di 500 mila euro. Con queste accuse – il reato è turbativa d’asta – l’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, è stato rinviato a giudizio ieri dal gup di Torino, a conclusione dell’udienza preliminare sul procedimento che riguarda la gestione dell’evento letterario. Il gup, che ha rinviato a giudizio altre 16 persone, ha accolto la tesi del pm Gianfranco Colace, che ha puntato la lente sulla gestione della kermesse dal 2010. Tra i rinviati a giudizio ci sono anche Antonella Parigi, ex assessore regionale alla Cultura (turbativa d’asta) e l’ex presidente della fondazione, Giovanna Milella (falso).
“Ho sempre agito con assoluta correttezza e trasparenza – ha dichiarato Fassino – con l’unico obiettivo di evitare che il Salone del Libro potesse essere a rischio e Torino subisse un gravissimo danno”. Fassino, Milella e Parigi sono stati prosciolti dall’accusa relativa all’affidamento diretto della gestione 2015. Rinviato a giudizio anche l’ex presidente del Salone, Rolando Picchioni, che risponde anche di peculato: avrebbe usato in maniera illecita, tra il 2010 e il 2015, 800 mila euro di fondi pubblici. Picchioni nega. Hanno patteggiato a un anno e quattro mesi Regis Faure e Roberto Fantino, manager di Gl Events e di Lingotto Fiere. Per Massimiliano Montaruli e Niccolò Gregnanini (figlio dell’ex capo dei vigili del Comune di Torino, estraneo all’inchiesta), indagati per aver cancellato la memoria del computer di Picchioni durante una perquisizione (su ordine di quest’ultimo) è stata decisa la messa alla prova. Prosciolto Roberto Moisio, ex vicepresidente della Fondazione per il libro. Archiviato il caso per Michele Coppola, ex assessore regionale alla cultura.