Quasi la metà dei cittadini della Val Seriana ha contratto il SarsCov2. Il 42,3% degli abitanti di una delle aree più falcidiate della Lombardia ha sviluppato gli anticorpi al virus, secondo l’indagine sierologica promossa dai Comuni della zona con l’Ats di Bergamo e la Regione, cui hanno aderito 22.559 persone, il 26,6% dei maggiorenni che vi risiedono. “Questo dato ci fa vedere di cosa è stato capace il virus libero di circolare senza contenimento per un lungo periodo – spiega Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive del Sacco di Milano –. I dati della nostra ricerca su Castiglione d’Adda dicono che lì è stato contagiato il 23,6% della popolazione. Significa che la prima zona rossa, pur essendo stata disastrata, lo è stata meno della Val Seriana. In quell’area è bastata una settimana in più senza interventi per creare un problema molto più serio”.
Un problema con cui l’Italia continua a fare i conti e che, secondo ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, potrebbe peggiorare. Sono 2.499 i nuovi casi comunicati ieri, a fronte di un altro record di tamponi (120.301), 23 i morti. “In Italia – si legge nel consueto monitoraggio settimanale – si osserva un progressivo peggioramento dell’epidemia da 9 settimane”. I focolai attivi sono 3.266, di cui 909 nuovi. In 14 di questi la trasmissione potrebbe essere avvenuta nelle scuole, la grande incognita dell’autunno. “I dati – dicono ministero e Iss – confermano l’opportunità delle misure adottate e invitano a essere pronti a ulteriori interventi”. Ieri il Lazio ha reso obbligatorie le mascherine all’aperto e il governo non esclude di farlo a livello nazionale. “Un rilassamento delle misure – chiosa il report – in particolare per eventi e iniziative a rischio aggregazione in luoghi pubblici e privati (…) rende concreto il rischio di un rapido peggioramento epidemico”.
Per ora, secondo alcuni, la diffusione del virus potrebbe essere valsa alle Regioni del Nord l’immunità di gregge. “Questa ipotesi – ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a La Verità – spiega perché i dati di Campania e Sardegna, Regione che era Covid free prima dell’estate, e altre Regioni del Sud, toccate meno, hanno oggi un grande incremento”. “In quei territori il virus era meno diffuso e quindi adesso ha ancora grandi possibilità di contagio. Nel Nord e in Lombardia ha già toccato settori amplissimi della popolazione, che oggi sono meno vulnerabili”. “Parlare di immunità di gregge quando in Lombardia la percentuale della popolazione che si è infettata si aggira attorno al 7-8% mi sembra prematuro – commenta Galli –. Diversa la situazione di un posto in cui c’è il 40% come la Val Seriana. Ma per la vera immunità si dovrebbe ragionare su percentuali assai più alte. E chi spara cifre tra il 60 e il 75% lo fa sulla base di ipotesi”. E allora come si spiega la sostanziale stabilizzazione dei contagi in regioni come la Lombardia e la curva epidemica che cresce in Campania, Lazio e Sardegna? “Il lockdown ha impedito al virus di diffondersi in maniera capillare al Sud – ragiona Galli –. Alla riapertura al Nord le infezioni sono cresciute in ambito domestico ed è iniziata la coda dell’epidemia, mentre molte Regioni del Sud erano quasi a zero. Con l’estate e il ritorno dalle vacanze, le infezioni sono arrivate in famiglia. In Lombardia la proporzione dei nuovi casi resta alta, quindi da noi i contagi sono ripresi, mentre al Sud si comincia ora”.