Quanto accaduto a Chabarovsk, nell’estremo oriente russo, potrebbe servire da esempio, e dare qualche idea, al ministro francese dell’Interno, Gerald Darmanin, che progetta di ripensare tutto il sistema di mantenimento dell’ordine pubblico in Francia.
L’esempio di cui parliamo viene da Chabarovsk, grande città di 600 mila abitanti, a 8.200 chilometri e sei giorni di treno da Mosca. Non si tratta di ricorrere a un agente nervino come il Novichok per eliminare gli oppositori, come quello utilizzato per tentare di avvelenare il dissidente russo Alexey Navalny. Si tratta questa volta di ricorrere alla musica, e nel caso specifico a Beethoven, per mettere a tacere i manifestanti annegando con le note i loro slogan.
Sabato 19 settembre, migliaia di persone sono tornate a manifestare nelle strade di Chabarovsk per protestare, come fanno ormai da metà luglio, contro il regime e contro il recente arresto del governatore della loro regione, Sergey Furgal, che è stato immediatamente sostituito con un uomo del Cremlino. Settimana dopo settimana, quello che era sembrato in un primo tempo un caso a carattere locale, relegato a una città lontana, ma che spesso si ribella agli ordini di Mosca, assume via via una dimensione sempre più nazionale e politica.
Gli slogan dei manifestanti non prendono più di mira solo il nuovo governatore nominato dal Cremlino e il sindaco della città. Adesso attaccano direttamente anche il presidente russo, Vladimir Putin, che, al grido di “Libertà!”, viene invitato a “ritirarsi” e “ad andarsene”. “Non ce ne andremo da qui”, “Ridateci il nostro voto”, scrivono i manifestanti sui loro striscioni. Chiedono anche il ritorno di Sergey Furgal, l’ex governatore della regione, arrestato lo scorso 9 luglio – pochi giorni dopo il voto sulle riforme costituzionali volute da Putin – dalle forze dell’ordine federali con l’accusa di aver commissionato una serie di omicidi nei primi anni Duemila, prima di diventare governatore.
Accuse che sono state scoperte convenientemente solo dopo la sua elezione. Sergey Furgal, del partito ultranazionalista Ldpr, il partito Liberal-democratico di Russia, che ha passato due mesi in una prigione di Mosca, era stato eletto a pieni voti nel 2018, battendo a sorpresa il candidato del partito presidenziale Russia Unita, Vyacheslav Shport, raccogliendo al ballottaggio il 69,5% dei voti. Un’enorme débâcle per il Cremlino, che fu molto commentata all’epoca. Tanto più che Fourgal è stato per molto tempo deputato alla Duma federale e ha ottenuto importanti riconoscimenti per il suo lavoro di legislatore. In molti ritengono che le accuse contro di lui siano una costruzione politica.
Sabato 19, il nuovo raduno a Chabarovsk doveva essere seguito da un meeting in piazza Lenin, la piazza centrale della città dove si trovano la sede del governatore e il municipio. Secondo il sito web di informazione locale Dvhab.ru, diverse migliaia di persone sono confluite verso il centro di Khabarovsk e questo malgrado la pioggia battente che ha creato inondazioni in diversi quartieri. Avevano previsto di intonare al megafono slogan come “Putin Staritchok (“vecchio”), bevi del Novichok”. Ma è tutta un’altra musica ad aver accolto i manifestanti in piazza Lenin, dove era stato installato un potente impianto di amplificazione: dai grandi altoparlanti usciva la musica di Ludwig van Beethoven.
Le autorità hanno spiegato che era stato deciso di celebrare adeguatamente il 250° anniversario della nascita del celebre compositore tedesco. Eppure l’evento non era mai figurato su nessun programma della città. Su Twitter è stato fatto notare al zelante comune che Beethoven non era nato il 19 settembre, ma il 16 dicembre 1770.
Alcuni sono rimasti stupiti anche per il fatto che era stato diffuso persino l’“Inno alla gioia”, inno ufficiale dell’Unione europea. “Non ci arrenderemo!”, si mettono dunque a gridare i manifestanti, cercando di far sentire la loro voce. Il giornalista di Dvhab.ru, presente sul posto, fa notare in diretta che “la musica classica viene trasmessa sulla piazza a un volume impressionante”. Non appena la musica si interrompe, anche se per alcuni istanti, i manifestanti riprendono a intonare gli slogan: “Governo, vergogna”, “Andatevene via”, “La Germania risveglia Navalny dal coma, Chabarovsk risveglia la Russia!”, canta la folla. Ma le sinfonie di Beethoven tornano di nuovo a uscire dagli altoparlanti a tutto volume. “La musica era così alta che le persone possono parlarsi solo gridando”, osserva il giornalista. Gli attivisti del movimento di Alexander Navalny, il partito democratico del Progresso, a cui è stato vietato di partecipare alla corsa per le elezioni del 2018, e principale oppositore di Putin, avevano lanciato un appello a votare per a Sergei Furgal, nonostante quest’ultimo fosse membro dell’Ldpr, il partito di Vladimir Zhirinovskij, pur di battere il candidato del Cremlino.
Il 19 erano in piazza Lenin anche loro a filmare e a trasmettere in diretta la manifestazione. Una delle principali, numerose, richieste dei manifestanti è che Sergei Furgal possa avere un processo equo e per questo che venga rilocalizzato da Mosca a Chabarovsk. A questo stadio pare evidente che il fascicolo contro Furgal sia stato inventato di sana piana. Se la sentenza sarà pronunciata a Mosca sembra inevitabile che l’ex governatore sarà condannato a diversi anni di prigione. Da due mesi a questa parte, il Cremlino non sa più come fare per arginare una contestazione che non mostra alcun segno di stanchezza. Il recente scandalo Navalny e la rivolta popolare in Bielorussia potrebbero anzi contribuire ad alimentare la contestazione ancora di più. Da parte sua, Alexandre Navalny non intende starsene zitto e moltiplica i suoi interventi. Sabato ha pubblicato un nuovo post su Instagram spiegando come sta andando la sua guarigione e i suoi problemi di memoria. “La strada è libera, ma il cammino sarà lungo e complicato – ha scritto –. Appena qualche giorno fa, non ero neanche in grado di riconoscere le persone e non riuscivo più a parlare, non sapevo dove trovare le parole. Ora, sono uno di quei tipi a cui tremano le gambe quando salgono le scale, ma che almeno sta pensando: ‘Oh, ma sono scale! Le persone le usano per salire! Io forse dovrei cercare un ascensore’. Restano dunque ancora molti problemi da risolvere, ma gli straordinari medici dell’ospedale La Charité di Berlino hanno risolto il problema principale”. Le analisi di laboratorio hanno confermato che Navalny è stato avvelenato con il potente agente nervino Novichok. I suoi sostenitori hanno, da parte loro, dato una nuova versione di come sarebbe andato l’avvelenamento del dissidente russo. Non tramite la tazza di tè bevuta in un bar dell’aeroporto di Tomsk, prima di imbarcarsi, come si è ipotizzato in un primo tempo, ma attraverso una bottiglia di acqua minerale trovata nella camera d’albergo dove Navalny aveva passato la notte. Non appena sono stati informati del malore di Navalny, subito dopo il decollo, i suoi assistenti hanno raggiunto immediatamente la camera d’albergo e l’hanno perquisita, prelevando tutti gli oggetti e gli indizi possibili.
La ricerca era stata filmate e il video postato su Instagram. Tutti gli oggetti, comprese le bottiglie d’acqua, erano stati inviati in Germania per essere analizzati e su una delle bottiglie sono state identificate tracce di novichok. “Abbiamo pensato subito ad un avvelenamento – ha spiegato il team di Novalny –. Sapevamo che non ci sarebbero state indagini in Russia o che gli indizi sarebbero stati distrutti, di qui la nostra scelta di inviarlo in Germania”. La Russia non ha ancora aperto un’inchiesta sul caso Novalny.
Traduzione di Luana De Micco