“È presto. Sarebbe meglio aspettare due o tre settimane. Anche perché si rischia di dare un segnale sbagliato come quello arrivato a molti con la riapertura estiva delle discoteche”. Sulla riapertura degli stadi Massimo Galli, direttore delle Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, predica estrema prudenza.
Professore, la Conferenza delle Regioni ha dato l’ok con il massimo del 25% della capienza.
Io il calcio lo seguo, allo stadio vado poco, ma mi piace vedere le partite. Non ho l’atteggiamento di quelli che non hanno nessuna attenzione al problema. Pur seguendolo direi che è giusto programmare, ma aspetterei.
Quanto?
Direi di vedere cosa succede nei prossimi 15 giorni per capire quali saranno le conseguenze della riapertura delle scuole, capire quale sarà a quel punto la situazione epidemiologica complessiva e soltanto poi decidere. Le posizioni degli aperturisti a oltranza e dei cauti al momento non hanno pari dignità.
Il calcio è un settore economico importante per il Paese.
Possiamo dividere le attività importanti tra quelle di primissima fascia per cui non possiamo rimandare anche se presentano rischi come l’apertura delle scuole e, a scendere, cose che possono essere almeno per il momento rimandate come il calcio. Dobbiamo tenere conto del contesto in cui ci troviamo.
Nei Paesi vicini i contagi continuano a crescere.
Infatti, come accade in Francia, che ha riaperto le scuole prima di noi. Ma anche Gran Bretagna, Spagna e Israele: ci sono varie situazioni che ci dicono che bisogna stare molto attenti.
Lei aveva definito una “decisione politica” quella sulla quarantena breve perché non basata su basi scientifiche. Anche questa lo è?
Anche questa è una decisione che viene attuata su pressione di una serie di interessi assolutamente rispettabili, ma il punto che anche se limiti gli accessi si creano comunque degli assembramenti. E poi c’è un’altra questione.
Quale?
Si ricorda la riapertura estiva delle discoteche? Quella decisione, arrivata a livello regionale, ha voluto dire per molti un “liberi tutti” che in questo momento non possiamo permetterci”.
I contagi sono in crescita. Qual è il limite giornaliero raggiunto il quale dobbiamo preoccuparci?
Bisogna capire se crescerà la pressione sugli ospedali. I segnali che mi giungono da colleghi di tutta Italia dicono che un po’ ovunque si sta aumentando la disponibilità di letti per i reparti di malattie infettive e terapie intensive.