Gentile redazione, martedì su Rai2 ho assistito allo spettacolo di Enrico Brignano Un’ora sola vi vorrei. Molto divertente, a parte uno scivolone sulle donne, a mio avviso imperdonabile. Nel suo sketch sul referendum, il comico ha dato la colpa della nuova legge sul taglio dei parlamentari alle mogli dei parlamentari stessi, inorridite per la decurtazione dello stipendio dei mariti (e perciò, meglio tagliare le poltrone piuttosto che gli emolumenti…). Tali mogli – nella battuta di Brignano – si sarebbero lamentate perché mai e poi mai avrebbero potuto rinunciare all’estetista, ai massaggi e alle borse firmate acquistate con i lauti stipendi da parlamentare dei consorti. Ma stiamo scherzando? Ma che idea di donne ha Brignano? Mantenute lamentose? Sciure superficiali e frivole che pensano solo alle unghie e alla cellulite, oltretutto a spese del coniuge? Non mi reputo affatto una femminista, ma questo quadretto mi disgusta, e oltretutto credo che sia falso, pur nel nostro Paese retrogrado. Voi che dite? Grazie.
Laila Pezzani
Gentile signora Pezzani, le dirò di più: dalle parole di Brignano non si deduce soltanto l’ancestrale e trito schema del peccato originale. È tutta colpa di Eva se Adamo mangia la mela. Da cui, nel 2020: è tutta colpa delle mogli se abbiamo ridotto il numero dei parlamentari. Ma quello che lei definisce un comico – la regia in effetti ha inquadrato addirittura una donna che se la rideva alla sua battuta – va oltre, e ricaccia dal suo retrocervello, quello che precede la ragione, un concetto ancora più primitivo: in Parlamento decidono solo gli uomini, d’altronde nelle Camere siedono solo 339 donne. Le altre mogli (cosa sennò) sono a casa o, al massimo, dall’estetista o, se proprio qualcuno le ha viste avventurarsi, a comprare una costosissima borsetta, in cui mettere al riparo i denari guadagnati, senza alcuna fatica, da quei “fregnoni” dei mariti parlamentari. “Fregnoni” sì, ma parlamentari. Stereotipi a parte, pur appurata la trivialità del programma – d’altronde il monologo si chiude con lui che giura alla moglie di non aver visto ballerine – si tratta pur sempre della prima serata di Rai2. Proporrei per la settimana prossima un adattamento de “Le donne in Parlamento” di Aristofane (392 a. C.) che si conclude con: “Tempo è, su, se volete, donne care, occuparvi dell’affare, d’ire a pranzo”. Ma chissà se potremmo vederlo, d’altronde il telecomando spetta all’uomo.
Alessia Grossi