Il “pistolero” del Barça, Luis Suárez, era a un passo dalla Juventus, ma non parlava una parola di italiano. Eppure in meno di dieci giorni era quasi riuscito a ottenere la cittadinanza, condizione necessaria per essere tesserato da comunitario (il solo modo per ingaggiarlo in questo momento) grazie a un esame di lingua farsa. Solo l’intervento del Var, impersonato dai pm della Procura di Perugia Paolo Abbritti e Gianpaolo Mocetti, è riuscito a scoprire il bluff. Un esame organizzato a tavolino dal rettore dell’Università per stranieri Giuliana Grego Bolli, dal dg Simone Olivieri, dalla docente Stefania Spina, dal responsabile del centro di valutazione linguistica Lorenzo Rocca e dall’impiegata Cinzia Camagna. Tutti indagati di rivelazione di segreto e falso ideologico, mentre Suárez e la Juventus (che secondo i giornali della scorsa settimana avrebbe “organizzato tutto”) risultano estranei all’inchiesta. Secondo l’accusa, avrebbero informato in anticipo il giocatore dei contenuti della prova, organizzando una “seduta di esame ad hoc”, in modo da “blindare l’esito favorevole” per il del certificato di lingua italiana di livello B1.
Un’inchiesta della Gdf era quando ci si è imbattuti nelle conversazione che parlano di Suarez. Per trasferirsi alla Juve ha bisogno della cittadinanza, il club non può più tesserare extracomunitari. Pur essendo sposato con l’uruguaiana Sofia Baldi, cittadina italiana da parte dei nonni, Suarez non ha il passaporto italiano, né quello spagnolo. Per ottenerlo, come prevede la legge Salvini, deve superare la prova di lingua.
A preparare il candidato è la dottoressa Spina, tifosa bianconera, come si evince dal suo profilo Twitter.
Il 12 settembre, Spina (intercettata) spiega che Suarez deve essere promosso. “Hai una grande responsabilità, perché se lo bocciate ci fanno gli attentati terroristici”, le dice il suo interlocutore. “Ma te pare che lo bocciamo”, risponde la docente che aggiunge: “Per dirtela tutta, oggi ho chiamato Lorenzo Rocca che gli ha fatto la simulazione dell’esame e abbiamo praticamente concordato quello che gli farà l’esame! Quindi, guarda, fagli scegliere ’ste due immagini”.
Qualche dubbio sorge prima dell’esame. “Oggi c’ho l’ultima lezione e me la devo preparare perché non spiccica ’na parola” dice la Spina. “Oddio” replica l’uomo al telefono. “E far passare due ore di lezioni con uno così non è facile”, risponde la docente. “E che livello dovrebbe passare questo ragazzo, B1?”, domanda l’uomo. “Non dovrebbe, deve, passerà, perché con 10 milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1”, dice la Spina. Poi aggiunge: “Considera che è un A1, è un A1 pieno proprio, non coniuga i verbi, non coniuga i verbi”. Dall’altra parte della cornetta, il suo interlocutore se la ride: “Non c’è speranza”. “Parla all’infinito – spiega la Spina –, vabbè comunque queste sono cose che è chiaro che fai, glielo fermi per il B1 cittadinanza? Cioè, voglio di’, fa ridere no?”
Sulla prova si confrontano l’esaminatore Rocca e la Grego Bolli. “Allora lui si sta un po’ memorizzando le varie parti dell’esame”, spiega Rocca. “Ma infatti è questo. Deve essere un binario, ecco!”, risponde la rettrice.
“Esatto, l’abbiamo stradato bene – aggiunge Rocca –, su quel binario lì. Il discorso è che comunque, sul verbale non ho problemi a metterci la firma perché in commissione ci sono io e mi assumerà la responsabilità. Il mio timore qual è, che poi tirando tirando, esce, i giornalisti fanno due domande, in italiano e la persona va in crisi. Quindi un po’ di preoccupazione ce l’ho perché è una gatta da pelare, come si fa, si fa male”.
Il buon esito viene raccontato da Rocca all’Ansa: “Si è visto che il candidato si è impegnato. A livello d’ascolto non ha avuto alcun tipo di difficoltà. Comprende bene la nostra lingua e nel parlato comunica, si fa capire ed è chiaro”.
Persino il voto era stato stabilito. L’impiegata Camagna parla chiaro: “Io lo faccio già preparare, ma io devo attendere l’anagrafica, quando una volta che si è inserito, io posso già metterci il voto. Mi dici tu che voto ci do e via”. “Brava – risponde Rocca – Mettici il minimo”. “Tre” risponde la Camagna. “Brava, perfetto”, sentenzia Rocca.