Siccome la classe non è acqua, mentre il popolo dei social si interroga sul non detto del non monologo di Sabrina Ferilli, mentre “legioni di imbecilli” si sfidano all’ultimo post, e dopo averla applaudita fanno esattamente quello che la Ferilli aveva stroncato (la tragedia dell’opinionismo); siccome la classe non è acqua, mentre sui tweet infuria la polemica – fateci la carità di una polemica su Sanremo –, in quel preciso momento la più grande attrice del cinema italiano (quando c’era il cinema, e perfino il cinema italiano, e perfino una diva come Monica Vitti) ha tolto il disturbo in punta di piedi, mentre tutti erano voltati dall’altra parte. Si chiama fuga all’inglese.
Se volevamo un’altra prova della perdita di centralità della tv generalista, la fuga all’inglese di Monica Vitti ce l’ha data. Giusto un ciao ciao di Amadeus strizzato nella scaletta fino alle due di notte, nei talk show nemmeno l’intervento di un virologo; però i funerali in diretta, l’ultima cosa con cui Monica avrebbe voluto farsi ricordare.
Per capire quanto è stata grande, e quanto la sua grandezza è inseparabile dal momento magico del nostro cinema, ci restano i film affluiti sulle piattaforme, che stanno diventando i centri di accoglienza della memoria. Su RaiPlay, nell’antologia dei passaggi in video a cura delle Teche, spicca il Sottovoce di Gigi Marzullo, con curioso effetto testacoda. Le interviste sono come le partite a tennis, se giochi con uno più forte migliori anche tu, mentre se giochi con uno più scarso anche tu vai fuori palla. Ora, Marzullo con la sua finta mezzanotte non è esattamente il Nadal degli intervistatori. Eppure l’allegria, l’istinto, la sprezzatura della Vitti riescono ad avere la meglio, a miracolare anche Gigi. Sempre nello speciale di RaiPlay Ciao Monica, un emozionato Paolo Conte le dedica Avanti bionda al pianoforte: “Avanti avanti bionda finché batte il cuor/ Tanto la vita è un bel fior”.
Avanti bionda, finché farai battere i cuori. Ossia, per sempre.