Si può criticare la riforma del taglio dei parlamentari da molte angolazioni, ma su un punto la professoressa Elisabetta Palici di Suni è sicura: “Questa riforma non andrà a toccare le fondamenta e lo spirito della nostra Costituzione. Anzi servirà per migliorare il funzionamento del Parlamento”. Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Torino, Palici Di Suni oggi sostiene convintamente il “sì” al referendum del 20-21 settembre e il motivo è semplice: “Ridurre il numero dei parlamentari farà sì che il Parlamento sarà più efficiente e poi perché meno parlamentari significa rappresentanti più preparati e autorevoli”.
Professoressa, perché voterà a favore?
Io avrei preferito una riforma più ampia anche sul bicameralismo ma, dopo l’esito del 2016, non sono più proponibili modifiche della Carta così ampie. Quasi mille parlamentari in Italia mi sembrano troppi, anche in confronto ad altri paesi dove oggi sono molti meno. Questa riforma sarebbe coerente con altre camere basse di tutta Europa. Poi c’è anche un motivo di efficienza.
Ovvero?
Ridurre il numero dei parlamentari significa assemblee più ridotte che funzionano meglio: un numero eccessivo di rappresentanti rende i dibattiti più dispersivi. C’è un’altra conseguenza che non viene mai sottolineata: nel nostro Parlamento lavorano molto le commissioni parlamentari e molte leggi vengono approvate in commissione in sede deliberante. Ma queste sono presenti solo in Spagna, Portogallo e Grecia mentre sono assenti in tutti gli altri paesi europei dove tutte le leggi sono discusse nelle commissioni e poi votate in aula. Questo garantisce la trasparenza e la pubblicità delle scelte parlamentari e la qualità delle leggi.
Poi c’è il tema del risparmio.
Non è un elemento così determinante, ma sicuramente esiste. Credo però che sul risparmio si debba intervenire in un altro modo: i parlamentari italiani sono pagati troppo rispetto agli altri paesi europei e si dovrebbe intervenire anche su questo aspetto.
Secondo alcuni costituzionalisti questa riforma porterà a un vulnus di rappresentanza. È così?
Io questo problema non lo vedo: 400 deputati e 200 senatori sono sempre un numero elevato e se la riduzione del numero dei parlamentari favorisce le forze politiche più rappresentative non sarà un pericolo la democrazia, semmai la consolida. Senza considerare che questo tema deve essere regolato con la modifica del sistema elettorale e non c’entra niente con la Costituzione.
Il Pd però dice che la riforma va accompagnata con un sistema elettorale proporzionale.
Con la riduzione del numero dei parlamentari sicuramente si favoriscono le forze più rappresentative ma è una conseguenza positiva e non uno smacco. Se abbiamo mille partitini e pulviscoli non è che la democrazia sia più forte. Detto ciò, questa riforma è compatibile sia con un sistema proporzionale che con uno maggioritario. Se si vuole approvare una legge elettorale benissimo, ma non è una questione così dirimente.
È vero che avremo il minor numero di parlamentari rispetto agli altri Paesi?
Questi calcoli sono complicati: un conto è se si contano tutti i parlamentari o solo quelli eletti direttamente. Nel Regno Unito ci sono 1400 parlamentari ma i componenti dellla Camera dei Lords non sono eletti direttamente. Che facciamo allora, li mettiamo tutti insieme? Questo calcolo può portare da una parte o dall’altra a seconda della convenienza.
Lei come votò al referendum di Renzi del 2016?
Votai sì e mi sento coerente di votare sì anche oggi. C’è anche da considerare un altro elemento: nella Costituzione originale non era stabilito a priori il numero dei parlamentari. I 630 deputati e 315 senatori di oggi sono già frutto di una riforma costituzionale. Operare sul calcolo dei parlamentari non significa modificare la struttura del Parlamento.
Provi a convincere i suoi colleghi costituzionalisti del “no”.
La spaccatura dei costituzionalisti dispiace ma è anche inevitabile. C’è già stata nel 2016 e si riproduce oggi. Può darsi che io perda di nuovo anche questa volta ma una cosa è certa: questa riforma non mette in discussione la democrazia e nemmeno lo spirito della Costituzione. È una modifica che serve a far funzionare meglio le Camere e non tocca il fondamento della Costituzione che io difendo in tutti i modi.