Non dimentichiamo le vittime dei terremoti
Gentile redazione, sono passati ormai anni dal terremoto dell’Irpinia, di L’Aquila, di Amatrice, dell’Umbria e delle Marche. Subito dopo i terremoti le visite delle alte cariche dello Stato si sono sprecate, insieme alle lunghe dirette televisive. Così come le infinite promesse fatte sul celere riaggancio alla normalità. Ma di lì a poco, tutto cade nel dimenticatoio. Intanto la gente continua a sopravvivere nella disperazione più assoluta. In televisione, non si sente mai spendere una parola a favore delle zone terremotate. Non si sente mai parlare di abolire la snervante e ed esasperante burocrazia per dare il via libera all’inizio immediato della ricostruzione. Addirittura si assumono istruttori, ingegneri, architetti e geometri, a tempo determinato a basso costo, i quali scappano via appena trovano chi li retribuisce maggiormente. Possibile che anche dopo le continue catastrofi dovute a terremoti devastanti si facciano sempre gli stessi errori?
Ines e Antonio Di Gregorio
La scuola deve restare tale e non diventare “caserma”
Sembra che la riapertura della scuola a settembre sia vincolata dal distanziamento di banchi di legno. I tg nazionali, nei servizi dedicati, indugiano sempre su banchi e banchi soltanto. Ho la netta impressione che sia follia collettiva. I banchi resteranno anche immobili e ancorati al pavimento, ma i ragazzi no; non li puoi tenere a un metro di distanza. Quando suona la campanella, per fare un esempio, gli studenti si alzano ed escono tutti insieme e in tutte le classi. A meno che non si trasformi la Scuola in una caserma, dove gli studenti marciano come militari addestrati, tutti in fila a distanza di un metro.
Stefano Masino
Nei talk politici si battono le mani senza raziocinio
Egregio Direttore Padellaro, neanche io so cosa ne pensino Corrado Formigli, Giovanni Floris, Myrta Merlino, Bianca Berlinguer e tutti gli altri conduttori che si apprestano a ricominciare la stagione televisiva, ma sarebbe il regalo più gradito a un orecchio attento e a qualche intelligenza che volesse seguire dei discorsi tra politici altrettanto intelligenti – senza essere continuamente disturbati dal fragor di mani – se finalmente sparisse l’abitudine di applaudire, come dice lei, tutto e il contrario di tutto.
Giuseppe Mazzei
DIRITTO DI REPLICA
Ho letto a pag 11 del Fatto Quotidiano di martedì 25 agosto nell’articolo “Santanchè-La Russa, il reale punto debole di Giorgia Meloni”, l’opinione dell’informatissimo Scanzi sulla classe dirigente che affianca Giorgia Meloni in Fratelli d’Italia. Nel titolo, accanto alla Santanchè, che non ha certo bisogno della mia difesa (per lei parla la stima che le riserva il presidente di Fdi) figura il mio nome senza che poi, nell’articolo vi sia nulla o quasi che mi riguardi. In ogni caso, sono sincero, le opinioni di Scanzi mi lasciano (per usare termini gentili) del tutto indifferente. Ma l’informatissimo giornalista a sostegno del suo “pensiero” su di me, cita un solo dato concreto e cioè che sarei un volto “che la Meloni deve diuturnamente mandare in Tv”. Il “fatto” è invece che io in Tv, in gran parte per mia scelta come è facilmente riscontrabile, ci vado col contagocce e non sempre volentieri. Forse meno di tre apparizioni al mese e quasi tutte a La 7, la cui sede è vicina a casa mia. Scanzi non sa che una volta, molto tempo fa, a cena con Tatarella e Marco Pannella, indimenticato leader radicale, che si lamentava per l’asserito scarso numero di inviti in Tv, risposi che a me sembrava invece che di inviti e presenze in Tv ne avesse tantissimi. “No, caro Ignazio – mi rispose piccato Pannella – tu credi di vedermi spesso, ma questo è solo perché ti resta impresso quello che dico nelle mie ridotte apparizioni televisive”. Certo, io non mi paragono a Pannella ma Scanzi sappia che, parlando di mie “diuturne presenze televisive” o ha mentito per inaccettabile preconcetto oppure, come diceva Pannella, perché non dimentica le poche occasioni in cui mi vede. Scelga lui.
Ignazio La Russa
Eccellentissimo Camerata Ignazio, non si adombri: l’ho citata, benché fugacemente, solo per donare un po’ di luce al suo crepuscolo. Era un gesto d’affetto. Ha comunque ragione: le sue bischerate sono così enormi che, in effetti, poi fatico a dimenticarle: mi restano impresse, un po’ come l’impepata di cozze rancida. Mi permetta poi di ricordarle che, per uno come lei, tre volte al mese in tivù non sono poche ma tante. Anzi tantissime: una vera e propria occupazione neuronalmente abusiva di suolo catodico. Grazie per il cortese scambio: adoro discorrere del nulla. Mi saluti la buonanima di Farinacci, e sempre care cose. Eia eia alalá!
Andrea Scanzi
I NOSTRI ERRORI
Sull’edizione di ieri 26 agosto del Fatto Quotidiano, a pag. 12 abbiamo invertito nome e cognome della dottoressa dermatologa Pucci Romano autrice del corsivo “Sotto la maschera niente più trucchi: addio dittatura della bellezza”. Ce ne scusiamo con l’interessata e con i lettori.
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