Pierfrancesco Majorino, eurodeputato, volto storico del Pd milanese. I 5Stelle aprono esplicitamente a un’alleanza organica di centrosinistra. Voi che rispondete?
È utile che il Movimento abbandoni l’idea dell’isolamento anche nei territori e guardi al centrosinistra come alleanza di prospettiva. Il loro confronto interno su questo tema va rispettato.
Di Maio ha fatto una proposta chiara: un tavolo per le Comunali del 2021.
Bene, ma i candidati sindaci non si possono decidere ai tavoli romani, con logiche spartitorie. In ogni città bisogna vedere se ci sono le condizioni. Si può fare, purché non sia solo un discorso strategico.
A Roma il Pd ha già chiuso la porta alla Raggi. Non è un grande inizio, no?
Non sono romano, ma capisco molto bene gli argomenti dei dem sulla Raggi. In alcune città non si può mica azzerare tutto con una mossa di palazzo.
Lo stesso discorso vale per la Appendino?
L’unico discorso che vale è che i candidati locali non si decidono a Roma. Non per un dispetto ai 5Stelle, ma perché la cultura dell’autonomia e del governo delle comunità è quella su cui si deve fondare qualsiasi processo politico.
Patuanelli va oltre Di Maio: vuole “un’alleanza organica, un progetto di lungo periodo con dei valori comuni, magari con Conte come leader”.
È importante che il Movimento 5 Stelle scelga da che parte stare.
Anche voi però…
Se il M5S fa una scelta chiara è un fatto positivo. Ma a Patuanelli e Di Maio consiglio di non diventare come le macchiette politiche che hanno sempre detestato: non si fanno alleanze solo sulla base delle geometrie politiche. Ci vuole un confronto serio.
E su Conte leader che pensa?
Sta facendo bene il premier. Ora non mi pare il momento di tirargli la giacchetta.
Pure il Pd dovrà rinunciare a qualcosa. Per esempio, lei va a votare il referendum sul taglio dei parlamentari?
Penso che si stia trattando la questione nel modo peggiore possibile.
Mi pare di capire che voterà “no”.
Sul tema sono molto tiepido.
Insomma, questo incontro con i Cinque Stelle su che basi si può fare?
Intanto servono tre cose. Primo: via i decreti Sicurezza di Salvini, ci vuole un cambiamento radicale nell’approccio all’immigrazione. Secondo: il Reddito di cittadinanza non può essere considerato un totem intoccabile. Ero uno dei pochi nel Pd che pensava fosse una misura nella direzione giusta, però va migliorato molto. Terzo: non si può essere europeisti a giorni alterni.
Sono tutte “abiure” che chiede ai grillini. Proposte comuni?
Le politiche ambientali: credo sia naturale un incontro sulla svolta green. Poi una grande piattaforma sul lavoro e contro la povertà, a partire da un nuovo reddito di cittadinanza. Ci sono da gestire le risorse del Recovery fund. E poi il rilancio della sanità pubblica.
Nel 2021 si vota anche a Milano. Lì una mano ve la date?
Se si ricandida Sala – e sono convinto di sì – avremo un compito più semplice: è una figura molto forte. Ho stima dei consiglieri comunali dei 5S, penso ci si possa confrontare. Anche sulla Lombardia, Fontana per me non dura fino al 2023.
Ora Sala piace anche a Beppe Grillo, pare. Ma non a molti grillini milanesi. Per loro, magari, è più facile appoggiare la candidatura di Majorino.
(Ride) Il problema non si pone.