Venerdì 14 agosto Tech Inquiry, una ONG che denuncia gli abusi in campo tecnologico, ha rivelato che il software di riconoscimento facciale più liberticida mai progettato, immaginato dalla destra americana più radicale, è stato adottato dai servizi di immigrazione americani: un contratto da 224 mila dollari, per la durata di un anno, è stato firmato il 12 agosto scorso tra il Dipartimento della sicurezza interna per conto dell’Immigration and Customs Enforcement e la società Clearview AI. Eppure, dopo rivelazioni del New York Times del 18 gennaio, in cui si accusava la società di violare le regole dei social network per recuperare le foto degli utenti, Clearview AI sembrava navigare in cattive acque. Il dispositivo che la società ha messo a punto è di una semplicità sconcertante: basta scattare la foto di una persona con lo smartphone e l’app Clearview AI cerca le corrispondenze nel suo gigantesco database.
Le immagini trovate vengono visualizzate sul telefono con i link dei siti da cui sono state raccolte. In questo modo è possibile conoscere in pochi secondi il nome di una persona che si incrocia per strada e ottenere tutte le informazioni disponibili su di lei online. L’efficacia di Clearview AI risiede nel suo algoritmo estremamente potente e nella sua immensa banca di immagini, ottenuta indicizzando illegalmente tutte le foto postate dagli utenti di Facebook, Twitter, YouTube o LinkedIn. Con circa 3 miliardi di immagini, il database di Clearview AI è sette volte più grande di quello dell’FBI e cresce proporzionalmente al numero di utenti dei social: appena si scatta una foto, questa viene caricata sui server di Clearview AI. Il primo cliente ufficiale di Clearview AI è stata la polizia dello Stato dell’Indiana nel febbraio 2019. Al suo primo utilizzo, la app aveva permesso di risolvere in soli venti minuti il caso di un litigio scoppiato tra due uomini in un parcheggio, durante il quale uno dei due era rimasto ferito. Dal video dell’alterco postato da un passante sul web, è stato possibile caricare la foto del sospetto nel software, che ha subito trovato una corrispondenza: un video pubblicato su un social in cui apparivano il volto e il nome del sospetto. Hoan Ton-That, fondatore di Clearview AI, aveva assicurato in un primo tempo che il suo software sarebbe stato riservato “esclusivamente alle forze dell’ordine statunitensi e canadesi”. Ma a febbraio degli hacker sono riusciti a entrare nei server di Clearview AI e a trovare la lista completa dei suoi clienti. Essa include i nomi di “2.200 servizi di polizia, agenzie governative e società private in 27 paesi”, ha spiegato il sito BuzzFeed, che ha potuto consultare l’elenco. Vi figurano l’Immigration and Customs Enforcement e la Customs and Border Protection, la polizia di frontiera, ma anche 200 aziende, grandi magazzini come Macy’s, casinò, teatri, banche, scuole, membri dell’FBI, Interpol e “centinaia di dipartimenti di polizia locale”. Queste rivelazioni hanno valso a Clearview AI una valanga di denunce negli Stati Uniti, ma anche in Australia, nel Regno Unito e in Francia. L’azienda mantiene una certa opacità sulle sue attività e sulle sue origini. Il 7 aprile, l’Huffington Post ha pubblicato una lunga inchiesta. Il fondatore di Clearview AI, Hoan Ton-That, 31 anni, è un hacker cresciuto in Australia e poi stabilitosi a San Francisco nel 2007. Nel 2009 ha fatto parlare di sé per aver sviluppato un virus informatico destinato a recuperare gli username degli utenti Gmail.
Non è mai stato condannato. Secondo l’Huffington Post, Hoan Ton-That fa parte del movimento neo-reazionario “Nrx”, chiamato anche “Dark Enlightenment”. Un “gruppuscolo geek dell’estrema destra razzista e misogina presente nei circoli libertari della Silicon Valley da più di dieci anni”, spiega il giornale online. Sin dal 2015 Hoan Ton-That ha cominciato a collaborare con alcune figure note dell’”alt-right” statunitense in vista dell’elezione di Donald Trump, tra cui il complottista Mike Cernovich, l’hacker neonazista Andrew Auernheimer e il fondatore del sito web WeSearchr, Charles C. Johnson, coinvolto nella diffusione di numerose fake news su Twitter e bandito dal social dal 2015. Secondo l’Huffington Post, Charles C. Johnson avrebbe partecipato attivamente alla creazione di Clearview AI. La sera del ballottaggio delle elezioni presidenziali Usa, l’8 novembre 2016, Johnson, Hoan Ton-That e il suprematista bianco Pax Dickinson erano insieme a New York per celebrare la vittoria di Trump. La loro presenza era stata confermata dal quotidiano britannico The Sun che aveva pubblicato una foto poi ripresa sul profilo Facebook di Jonhson con il commento: “I miei associati sono sul Sun”. Il 20 gennaio 2017, lo stesso Johnson aveva postato sempre su Facebook un messaggio in cui affermava di “lavorare su algoritmi per identificare i migranti illegali per le squadre di deportazione”. Era il periodo in cui nasceva Smartcheckr, la prima versione del software di riconoscimento facciale poi battezzato Clearview AI. Diverse personalità del movimento “neo reazionario” e membri del gruppo Wesearchr hanno lavorato per Clearview AI fino a tempi recenti. Tra loro Marko Jukic, autore di testi razzisti, antisemiti e sessisti. Durante l’inchiesta dell’Huffington Post, Clearview AI ha cercato di separarsi dei collaboratori più scomodi. La vicinanza con l’”alt-right” ha permesso a Hoan Ton-That di stringere legami anche con personalità un po’ meno controverse, come Richard Schwartz, un consigliere dell’ex sindaco di New York incontrato nel 2016 al Manhattan Institute, un think tank conservatore. Schwartz è diventato un socio ufficiale di Hoan Ton-That e risulta co-fondatore di Clearview AI. Il progetto ha ottenuto anche il sostegno del potente miliardario Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e della società di sorveglianza Palantir, membro del consiglio di amministrazione di Facebook e vicino a Trump, che ha investito nella società 200 mila dollari. Malgrado tutti questi sostegni, Clearview AI ha faticato a trovare il suo mercato. Il 6 marzo, il New York Times ha scritto che nel 2018, per sondare potenziali clienti, la società ha distribuito degli accessi gratuiti a uomini d’affari e personalità. Per alcuni mesi Clearview AI è stato “un giocattolo segreto per ricchi”, una sorta di gadget high-tech di cui i membri della jet-set potevano vantarsi ai cocktail.
Nel settembre 2019, l’attore (e investitore) Ashton Kutcher, che ha interpretato Steve Jobs al cinema, ha affermato di avere “un’applicazione sul telefonino per il riconoscimento facciale. Basta metterla davanti alla faccia di una persona – aveva detto – e si può sapere esattamente chi è. È terrificante”. Il miliardario, proprietario della catena di negozi Gristedes, John Catsimatidis, amico di Richard Schwartz, ha raccontato di aver potuto verificare l’identità del nuovo fidanzato di sua figlia per “assicurarsi che non fosse un ciarlatano”. L’uomo d’affari ha poi firmato un contratto per attrezzare i suoi negozi. La firma del contratto tra Clearview AI e i servizi d’immigrazione è un sogno che si avvera per gli hacker neo-reazionari. Come speravano, il loro algoritmo sarà utilizzato per “identificare i migranti illegali”. Resta da vedere se le molteplici procedure giudiziarie avviate contro la società potranno bloccarne l’attività. Hoan Ton-That non sembra pronto a mollare. Su CBS, il 5 febbraio, ha spiegato che le foto sono pubbliche e che il diritto di usarle rientra nel primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce la libertà di espressione. Secondo il Wall Street Journal, durante l’epidemia di Covid-19, Clearview AI ha continuato a offrire i suoi servizi alle agenzie governative per proporre soluzioni di tracciamento dei pazienti. L’azienda si prepara a contrattaccare sul piano giudiziario: l’11 agosto, Clearview AI ha annunciato di aver ingaggiato il prestigioso studio di Floyd Abrams, famoso avvocato specializzato in casi legati al primo emendamento.