Nella puntata precedente, abbiamo visto esempi divertenti di metabole linguistiche: metaplasmi (figure formali), metagrafi (metaplasmi sul piano grafico), metatassi (figure sintattiche), metasememi (figure semantiche) e metalogismi (figure del pensiero). Proseguiamo la visita all’esposizione di feti in conserva.
Metalogismi. Per aggiunzione: iperbole (ho un cazzo che è la scatola del tuo); litote iperbolica (“Sono solo un povero peccatore” detto dal corruttore di minorenni); ripetizione iperbolica (“Non mi convinci neppure se mi convinci” dice Cremilo nel Pluto di Aristofane); pleonasmo (ACANTIONE: “Ma quel porco ha cominciato a palpeggiarla.” CARINO: “Santo cielo! A lei?”. ACANTIONE: “Volevi che palpeggiasse me?” scrive Plauto nel Mercante).
Per sostituzione: ironia (per esempio, il biasimo sotto forma di lode: “Professore, lascio l’università.” “Eh, sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.”); asteismo o contro-ironia (la lode sotto forma di biasimo: “Ti sei laureata con lode? Vergogna!”); antifrasi (Bella figura! per definire una topica); litote da doppia negazione (Mica scema); preterizione (dare rilievo a qualcosa dicendo che non la si vuole nominare: “Per non parlare dimonsignor Marcinkus e delle trame che legavano lo Ior alla mafia, a Sindona e alla P2.”); epanortosi (sostituire una parola con un’altra che si giudica più adeguata: “Berlusconi non è un politico, è un piazzista” mi rispose Claudio Martelli a Barracuda, frase che poi Fatma Ruffini tagliò al montaggio senza dirmelo); denegazione (dire ciò che si è, dicendo ciò che non si è: “Perché dovrei lodare il Pd? Non sono Grillo.”); paradosso: per esempio, la scritta Questa non è una pipa nel dipinto di una pipa (Magritte); il coltello senza lama a cui manca il manico (Lichtenberg); BORIS: “Mio fratello è stato ucciso a baionettate da un obiettore di coscienza polacco” (Woody Allen). Sono metalogismi anche l’eufemismo (cavaliere invece di pregiudicato); l’allegoria (“Per una mezzana, l’innamorato è come il pesce: se non è fresco, puzza. Fresco, è gustoso, saporito, puoi cucinarlo come ti pare, in umido o alla griglia, puoi rivoltarlo come ti piace” dice Cleareta nell’Asinariadi Plauto); la parabola: “Il leone e il vitello giaceranno insieme, ma il vitello non dormirà molto” (Woody Allen); e la favola (come quella inventata dall’Iraq Group di Karl Rove per vendere all’opinione pubblica occidentale la guerra coloniale, criminale e illegale di Bush, Blair e Berlusconi in Iraq). La non-pertinenza relazionale fra elementi correlati crea un effetto comico, come nelle metafore miste (il carro dello Stato naviga su un vulcano) o nella commedia di Tardieu Un mot pour un autre, dove le cose sono nominate con parole diverse dalle abituali: una sostituzione sinonimica (metasemema) con mantenimento della sintassi normale e della prosodia colloquiale. Per esempio: “Mi distolgo a quanti di noi, come te, non riescono a provinciare bene le carriole. Le carriole, quelle che vescovo dalla doccia quando tarliamo.” Un procedimento simile è quello degli sproloqui comici per beffare l’interlocutore, come in Boccaccio, Rabelais, Swift, e in tutta la letteratura nonsense. Ne è un epigono moderno la supercazzola resa celebre da Ugo Tognazzi in Amici miei (sceneggiatura di Benvenuti, De Bernardi, Pinelli, 1975):
Mascetti:Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?
Vigile: Prego?
Mascetti: No, mi permetta. No, io… scusi, noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribàcchi confaldina? Come antifurto, per esempio.
Vigile: Ma che antifurto, mi faccia il piacere! Questi signori qui stavano sonando loro. ’Un s’intrometta!
Mascetti:No, aspetti, mi porga l’indice; ecco lo alzi così… guardi, guardi, guardi. Lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? Che prematura anche? Ma allora io le potrei dire, anche con il rispetto per l’autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
Vigile:Vicesindaco? Basta ’osì, mi seguano al commissariato, prego!
Il nonsense può diventare satirico, per esempio usandolo in funzione anti-religiosa come fa il Perozzi (Noiret) durante la confessione in punto di morte. L’utilizzo di parole senza significato, simili a quelle di uso comune, in un testo che conserva le regole grammaticali e sintattiche, come nel Jabberwocky di Lewis Carroll (1871), è detto metasemantica (Fosco Maraini, 1998).
Con permutazione: inversione logica (Infilo la lingua nella sua bocca, poi mi infilo in questa lingua.); inversione cronologica (come fanno Vonnegut in Mattatoio n.5 e Pinter in Tradimenti); fusione: in “Non è vero ma ci credo” (1959), Peppino De Filippo racconta al medico un incubo: “Io l’ho seguito, e mentre lo seguivo questo signore con la barba si è trasformato in mia moglie. O mia nonna? Mi è parso fosse mia moglie travestita da mia nonna. Quella è capace di tutto.”.
Metabole del destinatario.Per sottrazione: per esempio, quello che finge di non esserci, oppure cerca di mimetizzarsi con l’arredamento, come Peter Sellers in Hollywood party.
Per aggiunzione: il tipo nascosto nell’armadio; quello che si unisce, non invitato, alla conversazione; il passante cui si chiede un giudizio; lo spermatozoo di colore che, in mezzo a spermatozoi bianchi, si chiede “Cosa ci faccio qui?” In Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso di Woody Allen; l’aggiunta di un terzo livello come nell’episodio di Friends dove Rachel e Monica si scambiano l’identità, e a un certo punto litigano, in una gara a dire di sé (cioè dell’altra) cose turpi (Rachel: “Al liceo ero una vacca.” Monica: “Io mi pisciavo a letto.”) Rachel e Monica sono al primo livello, i presenti (che ignorano lo scambio di identità e le ascoltano allibiti) sono al secondo livello, il pubblico tv (che sa dello scambio) è al terzo livello.
Per sostituzione: animato/inanimato (come in Chi ha incastrato Roger Rabbit? e in Transformers); umano/animale (ogni antropomorfizzazione animale, da Esopo a Disney fin al film Ted e alla sit-com Wilfred; il prete in una scuola di campagna che spinge fuoridall’aula una gallina intrusa dicendole: Fuori, gallinella, questa è l’ora di religione; adulto/bambino (per esempio, il presentatore tv che chiede a un piccolo ospite: Sei sposato?); stile adeguato/stile inadeguato (per esempio, la spiegazione farlocca di Woody Allen che si finge esperto di clonazione ne Il dormiglione); destinatario 1/destinatario 2 (dire a nuora perché suocera intenda; l’a parte; l’autorità al posto di se stessi, come fa Woody Allen tirando fuori McLuhan in Io e Annie); livello 1/livello 2 (dialogare fingendo di citare un libro, come in un episodio di Better Off Ted: LEI:“Con vero piacere!, aggiunse lei.”LUI:“Benissimo, disse lui.”).
(18. Continua)