Doveva essere la giornata risolutiva: o dentro o fuori. Invece è stata quella della presa d’atto che nelle Marche (ma anche in Puglia) lo spazio per un’alleanza organica tra Pd e M5S non c’è più. Fine delle trattative (o delle presunte tali): ognuno andrà da solo in entrambe le regioni governate dal centrosinistra negli ultimi cinque anni. Sia in Puglia che nelle Marche i candidati del M5S Antonella Laricchia e Gian Mario Mercorelli non si sono ritirati nonostante l’appello di mercoledì di Giuseppe Conte al Fatto in cui auspicava di non “sprecare l’occasione di correre uniti”. Ma anche i vertici del M5S non hanno risposto “presente” all’appello del premier. Dopo la chiusura totale di Vito Crimi in un’intervista al Corriere della Sera in cui si è allineato alle posizioni di Davide Casaleggio (“L’alleanza nelle Marche non si farà, vanno rispettati i territori”), l’ultimo tentativo lo ha fatto ieri mattina l’ex capo politico Luigi Di Maio che aveva in mano la palla della trattativa con Nicola Zingaretti sulle Marche. Il ministro degli Esteri è sembrato possibilista e sulla stessa linea del premier: “Il presidente Conte ha espresso un concetto più che legittimo, sottolineando l’importanza di ascoltare i territori. Ritengo sia opportuno investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile”. Ma, nonostante gli sforzi dell’ex capo politico, la trattativa si era già arenata. Ergo: a 24 ore dalla presentazione delle liste, la partita era chiusa.
Di Maio ci ha provato fino alla fine a convincere i suoi parlamentari che un accordo si poteva trovare, a condizione che il Pd avrebbe depennato tutti gli “impresentabili” dalle proprie liste. Ma la maggioranza dei parlamentari marchigiani – una delle regioni che, fanno notare, non ha rappresentanza al governo – si è rifiutata anche solo di sedersi al tavolo con i dem. E l’intervista di disturbo di Crimi non ha certo aiutato, anche alla luce del voto su Rousseau della scorsa settimana con cui gli iscritti avevano detto “sì” alle alleanze, anche se solo nei comuni. Tant’è che di prima mattina, il primo a esultare per il “niet” del capo politico reggente è proprio il candidato Gian Mario Mercorelli: “Con questo dovremmo aver scritto la parola fine a questa triste pantomima dei giorni scorsi. Grazie Vito Crimi” ha scritto su Facebook dopo aver resistito alle richieste di un passo indietro. A complicare le cose, nel pomeriggio è intervenuto anche il segretario Pd marchigiani, Giovanni Gostoli: “Il M5S delle Marche è in mano a fanatici e nostalgici del governo con la Lega”. La chiusura di ogni trattativa con il Pd si porta dietro l’ennesima spaccatura nel M5S tra Di Maio e Crimi ma anche una forte irritazione del premier Conte che mercoledì si era esposto in prima persona per poi essere sconfessato dai candidati grillini sul territorio.
Dal lato Pd la reazione è lo sdegno: “I 5 stelle hanno buttato una grande occasione per essere protagonisti tradendo il voto della base grillina su Rousseau e con un atteggiamento politicamente irresponsabile” dice al Fatto il sindaco di Pesaro e fautore dell’accordo, Matteo Ricci, prima di invitare gli elettori grillini al voto disgiunto anche in Puglia: “Chi vuole sostenere il governo Conte e fermare la destra ha un solo voto a disposizione: Mangialardi nelle Marche ed Emiliano in Puglia”. E che i toni si siano improvvisamente irrigiditi lo si capisce anche dal duro commento di Nicola Zingaretti sulla partita delle comunali nella Capitale: “Virginia Raggi è stato il principale problema di Roma degli ultimi anni”.
Sintomo di una preoccupazione per lo spettro che inizia ad aleggiare al Nazareno: che le regionali di settembre finiscano 4 a 2 per il centrodestra. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, Veneto e Liguria sono già date per vincenti a Luca Zaia e Giovanni Toti mentre il meloniano Francesco Acquaroli sarebbe avanti nelle Marche contro il dem Maurizio Mangialardi di 8-10 punti e il pugliese Raffaele Fitto (FdI) di 3-5 contro il governatore uscente Michele Emiliano. Una disfatta. L’alleanza giallorosa – che ieri si è concretizzata anche nei comuni campani Giugliano e Caivano – nelle regioni non si è realizzata. Chissà se avrebbe potuto cambiare le cose.