Bradley Bell negli Stati Uniti ha un’aurea vicina al ruolo di “guru”. Lui è gloria od oblio. Matrimonio o divorzio. Personaggio o comparsa. Vita o morte. Lui da trenta e passa anni è il produttore e sceneggiatore di Beautiful, la soap più longeva e seguita al mondo, in onda dal 23 marzo del 1987: 33 stagioni e un numero infinito di matrimoni tra Brooke e Ridge.
Le nozze dei due sono diventate un classico…
(Sorride) È così anche negli Stati Uniti, ed è un tributo a Katherine Kelly Lang (Brooke) e alla sua capacità di trasferire al personaggio una grande forza di amare e sognare, di crederci ogni volta, di trasmetterlo, così come la sua credibilità nel mettere in atto “strategie”.
Agli attori accade di confondere la vita reale con quella dei loro personaggi: dopo 33 anni sullo stesso set cosa succede?
Abbiamo avuto un problema simile con Darlene Conley (la “cattiva”): aveva deciso di vivere sempre come Sally Spectra, ha portato il suo ruolo fuori dalla scena, si divertiva.
Debolezza?
No, aveva una personalità forte, una professionista, e con una spiccata sensibilità; scrivevamo le scene ma riusciva sempre a metterci un tocco speciale. Ripeto: si divertiva. E in questo caso la confusione tra reale e finzione è stata utile.
Un importante direttore televisivo ha definito gli attori come persone fragili.
È vero soprattutto all’inizio di un lavoro. Poi con il tempo e l’andare avanti delle riprese questo fenomeno si attenua, l’attore entra nella parte, si crea una nuova dimensione. Ora però c’è un fenomeno che prima non esisteva: l’influenza dei social media.
Cioè?
Il pubblico ha la possibilità di avvicinare l’attore molto più facilmente e spesso lo fa per criticare, a volte con delle ragioni, frequentemente per il puro gusto di giudicare. Questo è pericoloso e dannoso: recitare è una forma di arte e, come tale, molto basata su sentimento, sensazioni, sfumature; entrare nel personaggio dopo aver letto parole velenose può diventare un problema.
Quindi è contro i social.
No, per me sono utili perché riesco ad avere in tempo reale dei feedback, come lo spettatore vive certe decisioni, l’evolversi delle vicende.
Dove si informa?
Per trovare spunti? Amo approfondire gli argomenti con il vissuto delle persone, mi piace e mi interessa capire come la gente reagisce e coglie alcune notizie. Tutte le migliori storie emergono dal reale. Ovviamente i quotidiani sono la mia fonte, ma esplorare attraverso le opinioni della gente mi aiuta ad ampliare il punto di vista.
Cosa legge?
Di tutto, dai gialli ai saggi, e sono appassionato delle trasposizioni cinematografiche; (sorride) amo Star Trek.
Il suo personaggio letterario preferito.
Adoro la mitologia greca: è la più grande forma di scrittura di personaggi.
Torniamo a Beautiful: per la pandemia, ci sono stati problemi a girare?
È stato difficile tornare al lavoro, ma ci siamo preparati con anticipo: abbiamo sommerso i set di plexiglass, tutti indossano mascherine, dalla produzione alla regia e agli attori, quando non sono in scena.
Il lockdown ha influenzato il copione?
Per sicurezza abbiamo eliminato scene in cui erano previsti troppi personaggi contemporaneamente; abbiamo prediletto scene con 2 o 3 attori, tolto i ciak con i bambini, ma l’amore e il romanticismo non hanno lasciato il set.
Sarebbe blasfemo.
(Ride) Per i baci e gli abbracci abbiamo usato delle bambole: se vedrete Ridge baciare Brooke, in realtà non è Brooke ma una bambola che le somiglia; (muta lo sguardo) in alcuni casi invece delle bambole sono stati coinvolti mariti e mogli reali.
La crisi economica è entrata nella sceneggiatura?
Abbiamo deciso di andare avanti con il sogno e l’amore: Beautiful deve far sognare.
In House of Cards Frank Underwood sostiene: “È più importante il potere del denaro”.
In Beautiful c’è il lusso, la moda, il denaro si intuisce ma non è al centro della storia, il vero fulcro restano l’amore, le passioni e la famiglia. Ma se dovessi scegliere per me stesso, preferirei il denaro.
Cosa ne pensa dell’“intimacy coordinator”, l’uomo preposto a coordinare le scene d’amore?
Sono diventati i veri registi, sono molto presenti sul set, ma noi non abbiamo avuto problemi in questo senso.
Lei è di Chicago, città natale di Barack Obama e simbolo per Micheal Jordan.
Brillanti, ognuno a suo modo, è il primo vero aggettivo che mi viene in mente. Di una brillantezza quasi magica. Obama è un uomo che crede fortemente nel prossimo, è attento ai bisogni degli altri; la frase che meglio rappresenta il suo modo di agire quotidiano è “making this world a better place” (“rendere questo mondo un posto migliore”).
E Jordan?
(Cambia tono) È il miglior giocatore di tutti i tempi, un esempio per chiunque.
Un dubbio: Ridge e Brooke si risposeranno ancora?
È una storia che non finirà mai…
Di cosa è orgoglioso?
Che anche attraverso la mia penna la famiglia si sia dimostrata il caposaldo di qualunque società. È stato un onore.