La bisarca parcheggiata davanti all’ingresso riservato alle ambulanze è l’immagine più chiara dello stallo che regna nei padiglioni 1 e 2 della Fiera di Milano, quelli che ospitano il Covid Hospital di Guido Bertolaso. L’incrocio tra viale Scarampo e viale Teodorico, dove per mesi medici e infermieri hanno dribblato frotte di giornalisti alla ricerca di informazioni sulla struttura e i suoi pochi pazienti, oggi è un silente deserto. E i pochi rimasti in città che passano davanti al Gate n. 6 hanno tutto fuorché l’impressione di trovarsi di fronte all’hangar di quell’Astronave planata per salvare la Lombardia dallo tsunami del Covid-19. Del resto, la struttura da 221 letti di terapia intensiva, dopo la trentina di pazienti assistiti tra aprile e giugno, è chiusa per mancanza di malati. Ibernata, sebbene dal Pirellone ne assicurino l’operatività, ma imprescindibile per la giunta Fontana, tanto da essere indicata nel “Piano ospedali” (delibera n. 3264 del 16 luglio) come pilastro sanitario almeno per i prossimi due anni.
Sarà, ma intanto tutti gli ingressi sono lucchettati, i cancelli sbarrati e ogni attività soppressa. Non si vedono neppure i vigilantes, solo le telecamere sembrano sorvegliare questo investimento milionario, realizzato grazie a un esercito di 5mila donatori, tra cittadini e aziende, che ha riversato nei fondi gestiti da Fondazione Fiera e Fondazione di Prossimità almeno 21,6 milioni di euro. Soldi ai quali vanno aggiunti altri 25 milioni di euro confluiti sul conto corrente della Regione.
Un fiume di denaro che ancora non si sa come sia stato speso. A tutt’oggi manca, infatti, una rendicontazione puntuale, nonostante Fondazione Fiera e Fondazione di Prossimità l’avessero annunciata per il 31 luglio. Invece in quella data Fiera ha diramato uno scarno comunicato che aggiunge molto poco a quanto già noto: “Le infrastrutture realizzate (…) date in comodato gratuito, come da indicazioni della Regione Lombardia, al Policlinico di Milano, comporta un investimento aggiornato al 30 luglio 2020 di 17,181 milioni di euro, iva esclusa, per la realizzazione di 221 posti letto di terapia intensiva”, si legge. Non rendicontazione, ma generica elencazione di macro-costi senza destinatari né importi. Progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, assistenza direzione lavori e coordinamento sicurezza: 0,393 milioni. Opere Civili: 7,693 milioni. Impianti elettrici e speciali: 4,592 milioni… Nella nota si legge anche che “le fatture pervenute al 28 luglio 2020” raggiungono “un totale imponibile di 13,309 milioni”, e che “il totale dei pagamenti effettuati a oggi è di 9.109.897,28 (di cui iva 1.659.087,33) per un totale pari al 51,9% dei costi sostenuti”.
Nella comunicazione infine si fa un cenno indiretto agli ulteriori 7 milioni che il Pirellone ha chiesto a Roma per completare i 64 posti di terapia intensiva, annunciati, ma non ancora realizzati.
Quanti speravano di poter conoscere i nomi dei 110 fornitori, i criteri di selezione, l’entità delle offerte ricevute, sono rimasti delusi. Informazioni che invece la procura di Milano – Maurizio Romanelli il pm titolare del fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato né indagato, aperto a seguito dell’esposto presentato il 19 maggio dall’Adl Cobas – ha deciso di ottenere direttamente. Con la Finanza che, il 23 luglio scorso, ha bussato alla porta della Fondazione di Prossimità per acquisire numerosi documenti.
il report riservato di Kpmg e le otto fatture
Alcune informazioni su fornitori e compensi sono però desumibili dalla “Relazione sulle procedure di verifica richieste con riferimento ai costi rendicontati da Fondazione Fiera Milano al 7 luglio 2020”, un documento riservato elaborato da Kpmg per conto di Fondazione di Prossimità che Il Fatto ha consultato.
È un’analisi condotta su otto fatture, per totali 7.068.522 euro, dalla quale si evince che la parte del leone l’ha fatta Operamed Srl, società padovana specializzata in moduli prefabbricati, la quale si è aggiudicata tre contratti per complessivi 3.673.430 euro. Seguita da Sapio Life Srl (impianti gas medicinali), 1.239.520; AGIE Srl (impianti elettrici), 814.644; MT Milan Tractor SpA (sempre impianti elettrici), 994.500; Samp SpA (condizionamento) 285.714 e dal Consorzio Edile BTF (moduli prefabbricati) 60.714.
Ma il report Kpmg è importante anche per un altro aspetto: annunciato come incontrovertibile certificazione della bontà delle scelte di investimento, il report non fa alcuna analisi dei costi. Per specifica richiesta del committente. Lo scrive chiaro la stessa Kpmg: “Le procedure che ci avete richiesto di svolgere non costituiscono una revisione contabile completa o limitata (…) né un’analisi dell’affidabilità dei dati e delle informazioni oggetto delle stesse”.
Non solo. L’audit non giudica né la congruità delle spese né individua eventuali illeciti: “Le procedure che ci avete richiesto di svolgere non comprendono e non prevedono l’espressione di un giudizio professionale circa la congruità delle condizioni, dei prezzi e/o dei costi negoziati delle operazioni comprese nell’oggetto dell’incarico rispetto alle condizioni di mercato (…) Inoltre, le procedure richieste non sono finalizzate all’individuazione di errori significativi, frodi o atti illeciti estranei all’oggetto del nostro incarico”. Insomma, tutto meno di un suggello dell’operazione Ospedale in Fiera.
Alla Regione donazioni per altri 25 milioni
Ma i soldi per L’Astronave non sono arrivati solo da Fondazione Fiera: Regione Lombardia ha infatti registrato sul suo conto corrente 25 milioni di donazioni destinate all’Ospedale. Soldi che la giunta Fontana ha deciso di non usare per la Fiera, ma di incamerare con l’ultima variazione di bilancio. “Non essendo tali risorse necessarie (…) le donazioni destinate a tale struttura verranno utilizzate, previa autorizzazione dei donatori, per ulteriori iniziative legate all’emergenza”, ha spiegato l’assessore al Bilancio, Davide Caparini.
Fondi che non entreranno nel bilancio regionale, né saranno rendicontati, visto che a oggi non esiste un regolamento regionale che definisca le modalità di spesa e certificazione delle donazioni liberali. Inoltre, per cambiare la destinazione di quei denari il Pirellone dovrebbe avere l’autorizzazione espressa di ogni singolo donatore. E, considerando che a versare un obolo, più o meno sostanzioso, sono stati oltre 33.500 soggetti, l’impresa appare assai ardua.