Quei nomi scottano. E l’Inps non vede l’ora di liberarsene. La buriana che si è scatenata attorno ai parlamentari che hanno ricevuto il bonus da 600 euro destinato alle partite Iva messe in difficoltà dall’emergenza coronavirus, non accenna a placarsi. Pasquale Tridico metterà quei nomi a disposizione della Camera domani quando verrà ascoltato in videoconferenza dalla commissione Lavoro. La sede istituzionale più adeguata dal momento che dopo lo scandalo del bonus in Parlamento si fa a gara per cambiare la norma per stringere le maglie dei possibili beneficiari ma soprattutto per identificare i responsabili della furbata. Ovviamente non sfugge che l’audizione si svolge proprio a Montecitorio perché lì siedono i tre deputati che hanno chiesto e ottenuto la sovvenzione, ma anche gli altri due a cui è stata negata dall’Istituto di previdenza. Come non sfugge il fatto che il presidente della Camera Roberto Fico abbia svolto un ruolo con Inps per trovare la sede più adatta per consentire a Tridico di rispondere alla fatidica domanda sull’identità dei deputati destinatari del bonus.
In realtà c’erano anche altre strade per arrivare alla rivelazione dei nomi: la prima era quella che il ministero del Lavoro che vigila sull’Inps si facesse carico politicamente del caso. Ma la titolare del dicastero Nunzia Catalfo del M5S si è rivelata prudentissima sul passo da fare. L’altra era quella di seguire le regole della legge per l’accesso agli atti custoditi dall’Inps. Strada percorsa dal Fatto che ha anche lanciato una petizione on line in due giorni sottoscritta già da 50mila cittadini. Comunque sia, si punta a chiudere il caso prima di Ferragosto anche se, come anticipato da questo giornale, la questione non potrà finire qui. Perché ieri il Garante della Privacy ha formalizzato una richiesta di informazioni all’Inps dopo aver aperto una istruttoria sulla metodologia seguita dall’Istituto nella vicenda del bonus, dei beneficiari e sulle notizie diffuse.
La nota parla chiaro: “Il Garante chiede all’Inps di conoscere, in particolare: quale sia la base giuridica del trattamento effettuato sui dati personali dei soggetti interessati; l’origine e tipi di dati personali trattati, riferiti alla carica di parlamentare e amministratore locale e regionale; le modalità con cui è stato effettuato il trattamento, con specifico riguardo all’operazione di raffronto dei dati personali dei soggetti richiedenti o beneficiari del bonus, con quelli riferiti alla carica di parlamentare e amministratore locale e regionale; l’ambito del trattamento ed eventuali comunicazioni a terzi di tali dati”. In pratica il Garante vuole sapere come e chi si è fatto carico della promozione della schedatura dei politici che hanno chiesto il bonus.
L’operato di Pasquale Tridico, almeno per questo aspetto, sembra inattaccabile giacché sulla compilazione del dossier non ha mai toccato palla. Nel mirino c’è invece il direttore dell’Antifrode, anticorruzione e trasparenza dell’Inps, Antonello Crudo, dirigente peraltro molto autonomo nel suo operare rispetto al presidente e peraltro da lui lontanissimo anche per sensibilità politica. A Crudo, e non solo ai piani alti dell’istituto, vengono fatte risalire tutte le responsabilità per il caso politico dell’estate. Che ha messo in fibrillazione giornali, Parlamento e governo, ma soprattutto in discussione la poltrona del presidente Tridico.