“Per la prima volta al mondo è stato registrato un vaccino contro il coronavirus”. Lo riferisce sorridendo Vladimir Putin: Mosca taglia il traguardo in solitaria contro il nemico collettivo che ha fermato il mondo e contagiato 20 milioni di persone, quasi un milione solo nella Federazione del presidente.
Il vaccino russo è stato battezzato Sputnik V, come il satellite che regalò ai sovietici il primato della conquista dello Spazio, perché anche questa è stata una corsa, come quella agli armamenti durante la Guerra Fredda. Sputnik: come l’agenzia di notizie della propaganda del Cremlino che pompa giorno e notte, in oltre 40 lingue e a ogni fuso orario, la versione russa della storia a ogni latitudine. Vaccinazioni di massa annunciate entro ottobre per medici e maestri russi, nonostante la fase tre dei test non sia terminata.
Putin, padre di sua figlia e della nazione: “Il primo giorno ha avuto la febbre a 38, il secondo a 37, ora sta bene e ha molti anticorpi” ha detto il presidente del farmaco somministrato alla sua doch, sua figlia, ma senza specificare quale delle due lo abbia ricevuto. Né Maria né la minore Katerina sono state mai riconosciute ufficialmente dal presidente in pubblico, ma si tratta probabilmente della primogenita, cognome in codice “Vorontsova” usato per studiare nei collegi all’estero, nata a Leningrado nel 1985 e oggi dirigente della fondazione genetica Innopraktika, con un miliardo di dollari di finanziamenti dal governo paterno.
Dopo le numerose indiscrezioni dei media che suggerivano che le élite del Paese lo avessero già ricevuto, il vaccino, che non sarà obbligatorio, come conferma il ministro della Salute Mikhail Murashko, potrà essere somministrato a tutti da gennaio 2021 e garantisce immunità per due anni.
Testa d’ariete nella ricerca prima, nello sviluppo dell’anticorpo poi, è stato il controverso Istituto Gamaleya, istituzione moscovita nominata in onore del sovietico Nikolay, il microbiologo che, insieme ad altri, fece conquistare primati scientifici ai sovietici, che miravano, proprio come i russi di oggi, alla conquista della leadership mondiale del settore.
Se in Russia il Gamaleya riceve plausi in pompa magna, nel resto del mondo è circondato da dichiarazioni di stupore e perplessità per gli esperimenti condotti sui membri dell’esercito della Federazione. I soldati, ha assicurato più volte il ministero della Difesa russo, sono però tutti volontari. È stato lo stesso direttore del Gamaleya poche settimane fa, prima del presidente, a convincere dell’effettività del farmaco i cittadini delle Federazioni dalle poltrone dei talk show alla tv: Aleksanbdr Gintsberg ha testato il vaccino su se stesso prima di iniettarlo alle scimmie, in un’operazione scientifica e mediatica che il Cremlino può ormai dichiarare riuscita. Anche i laboratori segreti nelle lande remote della Siberia – che si occupavano di sviluppare armi biologiche in epoca sovietica – sono stati coinvolti nella ricerca.
“Ha superato tutti i test necessari, funziona e assicura immunità. Ripeto: ha superato i test” ha detto Putin al suo governo e alle telecamere per il resto del mondo che lo ha ascoltato e poi subito contestato. Se i volontari che si sono lasciati iniettare lo Sputnik hanno chinato la testa, non l’hanno fatto i tecnici dell’Oms, Organizzazione mondiale della Sanità. Per Tarik Jasarevic, portavoce dell’ente, il vaccino “non è stato sottoposto a rigorosi esami e valutazioni di tutti i dati richiesti” per ottenere approvazione. Secondo Kirill Dimitrev, direttore del Rdif, Russian Direct Investment Fund, Sputnik verrà venduto all’estero dopo accordi internazionali, le cui bozze già parlano di richieste da 500 milioni di dosi.
Nonostante la Aoki, associazione organizzazioni ricerche cliniche, abbia richiesto al ministero della Salute di Mosca di postporre la registrazione e la produzione di massa dello Sputnik per mancanza di dati certi, la risposta del dicastero, insieme a quella del Roszdravnadzor, agenzia statale addetta al controllo dei risultati degli esperimenti, è stata negativa: “Noi non vediamo ostacoli”.
La sconfitta del Covid-19, la vittoria nell’era della pandemia, come un allunaggio clinico. Un grazie agli scienziati “per questo importante passo, per il nostro Paese e in generale per il mondo intero” l’ha pronunciato ancora il presidente. Il vaccino, come tutto il resto, è propaganda, un’arte in cui i russi da sempre mantengono imbattuti il primato.