Scendono a 259 i nuovi contagi da Covid-19 registrati ieri in Italia, in netto calo rispetto al giorno precedente (erano 463). E 4 i nuovi decessi. Ma a preoccupare restano soprattutto i rientri dall’estero: sono otto, da Nord a Sud, i focolai innescati da vacanzieri tornati da mete turistiche europee. In particolare dalla Grecia, da dove arrivano ben 15 contagiati di ritorno: 5 a Faenza, 5 nel Leccese (tra i comuni di Muro Leccese e Squinzano) e 5 in Valdarno (a Montevarchi e Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo). Erano stati in Croazia, invece, sia i 21 giovani veneti trovati positivi tra Padova, Verona e Vicenza, sia altri 5 contagiati a Cuneo. E poi c’è Malta: da qui provengono sia gli 11 casi di Siracusa, sia 3 dei 5 del focolaio di Bologna (gli altri 2 erano stati a Parigi). E, sempre da Malta, rientravano a Roma gli 8 ragazzi positivi tra i 17 e i 19 anni, dopo una vacanza di una settimana.
In attesa di una indicazione unica nazionale, e quindi di un provvedimento del governo invocato più o meno da tutte le regioni che stanno fronteggiando la nuova emergenza dell’epidemia di Covid19 – ovvero i focolai accesi dagli italiani, soprattutto giovani, che rientrano dall’estero infettati dopo una vacanza –, c’è chi opta per misure soft e chi calca la mano. E il primo dato è che, ancora una volta, si procede in ordine sparso.
Tra queste regioni, ricapitolando, ci sono il Veneto (coi 21 contagiati in un gruppo di circa 90 studenti rientrati dalla Croazia, tra Padova, Vicenza, Verona, è la regione in questo momento col numero maggiore di “casi di rientro”), ma anche il Piemonte. Assieme a Toscana, a Puglia, Sicilia, Emilia Romagna e Lazio.
Nella cornice della misura nazionale che dal 9 luglio impegna chi arriva dall’estero a consegnare alle forze di polizia, in caso di controlli, una autodichiarazione, solo il Veneto di Luca Zaia ha optato per la raccomandazione del tampone o del test sierologico per chi rientra dopo un soggiorno: in Romania o in Bulgaria. Raccomandazione peraltro prevista dall’aggiornamento del piano di sanità pubblica, che si applica anche alle badanti o ai lavoratori rientrati dopo una trasferta oltreconfine.
Altrove si scelgono misure più morbide. Il Lazio di Nicola Zingaretti non molla la presa sui controlli (oggi concentrati prevalentemente ai caselli autostradali). Ma è proprio Zingaretti il primo a chiedere che dal governo arrivi un provvedimento valido per tutto il territorio nazionale. Richiesta a cui si accodano le altre Regioni. A partire dalla Puglia, che ha puntato sull’autosegnalazione sul sito della Regione, rendendola però obbligatoria, pena sanzioni pecuniarie: il compito di valutare l’entità del rischio è stato poi demandato alle aziende sanitarie che possono convocare chi è rientrato dall’estero e suggerire – ma non imporre – il tampone.
L’Emilia Romagna ha attivato un gruppo di lavoro per varare un protocollo valido per tutti i rientri. Per ora al centro dell’attenzione ci sono le badanti, poi le misure varranno anche per i turisti.
Il Piemonte per ora ha una proposta di delibera. Fermo restando il divieto d’ingresso – previsto a livello nazionale da chi proviene da Paesi come l’Armenia, il Kosovo, il Brasile, la Macedonia, la Bosnia (16 Paesi in tutto), la delibera prevede l’isolamento per chi arriva da un paese che non fa parte dell’area Schengen, con obbligo di segnalazione al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale.
Proprio come in Sicilia. “Il tampone è utile – dice Roberto Testi, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Città di Torino ed ex coordinatore del comitato scientifico dell’unità di crisi –. Ma vanno considerati il periodo di incubazione e i falsi negativi, che non sono infrequenti. In ogni caso la normativa di riferimento deve essere di carattere nazionale, non regionale”.
Molto soft le misure adottate dalla Toscana. “Ci affidiamo alle regole nazionali”, dice l’assessore al Diritto alla salute, Stefania Saccardi. Nel frattempo tutto si basa sul suggerimento e sulle raccomandazioni: a chi rientra dall’estero si consiglia l’autosegnalazione al medico di famiglia o all’Asl, insieme al test sierologico. Intanto in Toscana continuano i controlli, tra gli aeroporti di Pisa e di Firenze. E anche qui, per chi proviene da un Paese non Schengen, scatta l’isolamento fiduciario di due settimane.