Pur con i suoi errori, Draghi era inevitabile?
Mi pare opportuno rilevare che ben prima delle tre emergenze indicate dal presidente della Repubblica, vi è il colossale sfaldamento dei partiti che incombe sul nostro Paese da parecchio tempo, con nefaste conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Avrei preferito che Mattarella, invece della rituale predica solenne innanzi a un Parlamento di ipocriti, avesse parlato di responsabilità e irresponsabilità. Ma per farlo avrebbe dovuto cominciare dal presidente del Consiglio: un tizio che si era rotto le scatole e ha chiesto di occupare un posto tranquillo, insindacabile, aggiungendo altro caos a quello solito. In occasione della caduta del Conte II, il presidente si è trovato di fronte al caos e si è inventato la soluzione Draghi. Continuo a ritenere che non vi fosse altra soluzione, posto che in quelle condizioni Conte non poteva continuare con una raccogliticcia pattuglia di volenterosi fra cui la moglie di Mastella.
Salvatore Giallongo
Caro Salvatore, con Draghi i raccogliticci voltagabbana sono diventati l’intera maggioranza, visto che tutti quelli che ora governano insieme avevano giurato fino al giorno prima che mai l’avrebbero fatto. E non creda all’eterna leggenda del “non ci sono alternative”. Ce ne sono sempre, basta leggere la Costituzione.
M. Trav.
Le nuove generazioni sono la nostra speranza
Scosso dal susseguirsi delle faccende riguardanti Lorenzo Parelli, e le successive manifestazioni, ho deciso di farmi carico della raccolta di voci e pensieri delle generazioni emergenti, che si trovano impantanate in una società che vive di piattume emotivo e culturale e che si erge su brutali dinamiche didattico-lavorative. In particolare a coloro che hanno manovrato e tirato le fila di questo splendido spettacolino che è l’istruzione e la libertà intellettuale italiana, dico questo: chi può sapere dove si celano il talento, le idee e l’innovazione? Loro, che ormai hanno disossato anche le carogne e non contenti, riversate le budella della terra, hanno ingollato anche i vermi!
Massimo Poli
Distinzioni fra vaccinati e no, anche a scuola
In Italia, pur avendone tutto il diritto, non hanno avuto il coraggio di introdurre l’obbligo vaccinale generalizzato, decidendo di voler proseguire il cammino in modo graduale, ma questa gradualità altro non ha fatto che favorire discriminazioni potenziali. La vaccinazione contro il Coronavirus è fondamentale per debellare la pandemia, ma come ha ripetuto l’Oms più volte, senza equità vaccinale nessuno al mondo potrà dirsi al sicuro. Andava quindi rafforzata la sicurezza nelle scuole e potenziate le strutture sanitarie: ma ciò costa, quindi meglio puntare tutto sui vaccini. Questo è stato il ragionamento fatto in Italia. E ora rischiano di pagare il prezzo i più piccoli. Con cinque casi di positività potranno rimanere in classe in presenza solo i vaccinati entro i 120 giorni. Per gli altri, tutti a casa in Dad per cinque giorni. Visto che i numeri dei vaccinati è basso, è facile immaginare cosa accadrà.
Marco Barone
I nostri errori
Nell’articolo pubblicato il 4 febbraio 2022, “Il Consiglio d’Europa boccia i lasciapassare: ‘Sono discriminatori’”, si confondono per errore due diversi rapporti approvati dal Consiglio d’Europa. Il 27 gennaio 2022 è stato approvato un rapporto (https://pace.coe/en/files/29796/html) che conferma nella sostanza un precedente rapporto approvato nel gennaio 2021. Nell’articolo suddetto, abbiamo pubblicato alcuni estratti attribuendoli per sbaglio al rapporto più recente. Ci scusiamo per la svista (e ringraziamo i lettori per avercela segnalata). L’essenza della notizia resta tuttavia intatta poiché è un fatto che il Consiglio d’Europa, nel suo rapporto 2022, conferma la sua contrarietà all’utilizzo delle certificazioni vaccinali, esortando ancora una volta i governi a farne uso “solo per lo scopo designato di monitorare l’efficacia del vaccino, i potenziali effetti collaterali e gli eventi avversi, come richiesto dall’Assemblea nella sua risoluzione 2361 (ossia il rapporto votato nel gennaio 2021, ndr)”.
Stefano Valentino
Nell’articolo di venerdì – “Corte costituzionale, il ricambio (infinito) dei presidenti in serie” –, per un refuso di digitazione di cui mi scuso, è uscito come “Mario Rosario Roselli” anziché “Mario Rosario Morelli” il nome di un presidente in carica per 2 mesi e 26 giorni. Dal 1° gennaio 2014 inoltre, come spiegano le note al bilancio sul sito della Corte, la retribuzione dei giudici costituzionali non è cumulabile con pensioni a carico dello Stato. Dalla fine del 1999 a oggi i presidenti in carica (facenti funzione esclusi) sono stati 23, di cui ben 14 (non 15 come avevo scritto) per meno di un anno.
Corrado Giustiniani