Due sindaci e la piazza gremita per l’ultimo saluto a Monica Vitti

Fiori gialli perché giallo era il colore preferito di Monica Vitti. Si sono svolti ieri alle 15 i funerali dell’attrice musa di Michelangelo Antonioni, che si è spenta mercoledì scorso a 90 anni nella sua casa alle spalle di piazza del Popolo a Roma. La bara è giunta alla Basilica di Santa Maria in Montesanto, nota come Chiesa degli Artisti, in piazza del Popolo, accolta dal sindaco della capitale Roberto Gualtieri e dal marito Roberto Russo. In chiesa, tra gli altri: Walter Veltroni, Giancarlo Giannini, Athina Cenci, Marisa Laurito e l’ad di Rai Cinema Paolo del Brocco.

Femminicidio Oristano, confessa il marito

“Ho ucciso mia moglie” Sono le poche parole che Giorgio Meneghel, agricoltore di 53 anni, ha detto alla centrale operativa dei carabinieri, confessando l’omicidio di Daniela Cadeddu, 51 anni, con la quale viveva da separato nello stesso stabile in via Roma, a Zeddiani, paese di poco più di mille abitanti in provincia di Oristano. Quando i carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Oristano sono arrivati sul posto lo hanno trovato in casa con i vestiti sporchi di sangue, e in camera da letto il corpo della donna. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario ed è stato trasferito nel carcere di Massama (Oristano).

“Molestate al liceo”, c’è la prima denuncia

La vicendadel liceo scientifico “Valentini-Majorana” di Castrolibero, nel Cosentino, occupato da giovedì scorso dagli studenti per protestare contro presunte molestie sessuali andate avanti per anni, si arricchisce della prima denuncia formale. Ieri, infatti, una studentessa si è recata dai carabinieri per mettere nero su bianco la propria versione dei fatti. In questi giorni, in forma anonima, la giovane ha riferito di avere subito molestie sessuali da un suo insegnante quando era al 1° anno. Al centro della vicenda ci sarebbero delle “attenzioni” e richieste di foto particolari da parte del docente alla ragazza per ottenere la sufficienza nella propria materia.

Bari, la Corte annulla la condanna al boss

La Corte di Cassazioneha annullato con rinvio la sentenza con la quale, nel dicembre 2020, la Corte d’Appello di Bari aveva confermato la condanna a 20 anni di reclusione nei confronti del pregiudicato 55enne barese Domenico Velluto, ritenuto capo dell’omonimo gruppo criminale in affari con il clan mafioso Parisi, imputato per l’omicidio volontario del 26enne Rocco Sciannimanico, ucciso il 14 febbraio 2001. L’inchiesta sul delitto era inizialmente stata archiviata per insufficienza di prove a carico dei sospettati. Quattordici anni dopo, le dichiarazioni dell’ex moglie di Velluto avevano consentito alla Procura di Bari di riaprire il caso.

Prosciolto militare che si batte contro i suicidi dei soldati

Da anni denuncia le “vessazioni” nei confronti dei militari che, a suo dire, sarebbero fra le cause dei numerosi suicidi fra gli appartenenti alle forze armate. Ha aperto anche un osservatorio, partecipando e organizzando eventi e convegni riferiti al fenomeno. Nei giorni scorsi, il maresciallo dell’Esercito, Carlo Chiariglione, è stato prosciolto dal gup del Tribunale militare di Verona, dove era indagato con l’accusa di “Vilipendio delle Forze armate”. Il 31 dicembre 2020 aveva scritto una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendogli di “intervenire nell’ormai conclamato, pubblico e drammatico fenomeno dei suicidi tra il personale in uniforme”. Negli anni Chiariglione – presidente della Assomilitari, sul cui sito pubblica documenti e istanze – era arrivato anche a criticare i vertici delle forze armate, che a suo giudizio non avrebbero approfondito le denunce presentate. Battaglia che gli è costata molti provvedimenti disciplinari. Per due di questi gli è stata comminata la sanzione di sospensione dal servizio per 1 anno. Successivamente, gli sono stati inflitti anche la perdita del grado e il congedo forzato. Tutte sanzioni contro le quali Chiariglione sta ricorrendo alla giustizia ordinaria, amministrativa e militare, assistito dall’avvocato Guido Murano. “Il facile accesso alle armi – ha ricordato Chiariglione nella memoria presentata al gup militare di Verona – è un fattore di rischio suicidario specifico per gli appartenenti alle forze armate. Non indagare le cause concrete del disagio, nei militari, può essere foriero di gesti autolesionisti”.

Cede la neve a Livigno Morto snowboarder

Un ragazzodi 23 anni, Alessandro Piali, è morto dopo essere stato travolto da una valanga a Livigno (Sondrio). Un suo amico è uscito praticamente illeso. La tragedia è avvenuta ieri mattina, a circa 2.400 metri d’altezza, su un percorso poco battuto. Si sono subito messi in moto gli uomini del soccorso alpino di Valtellina e Valchiavenna, che hanno trovato immediatamente il primo sciatore. Pieli, invece, è rimasto diverso tempo sotto la neve, riportando traumi da schiacciamento e soffocamento. Immediata la corsa verso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ma per il giovane originario del Bresciano non c’è stato nulla da fare. La vittima era originaria di Breno (Brescia). Sull’episodio indaga il Sagf-Soccorso Alpino della Gdf di Bormio, con i carabinieri di Livigno.

Gigi Bici, sua valigetta era nella villa di Pasetti

Nella villadi Barbara Pasetti a Calignano (Pavia) è stata ritrovata anche la cassetta con gli attrezzi da lavoro utilizzati dalla vittima. Il 20 gennaio la polizia ha effettuato una prima perquisizione nella casa della fisioterapista 40enne (indagata anche per omicidio e occultamento di cadavere) finita in carcere con l’accusa di tentata estorsione nell’ambito dell’inchiesta per l’omicidio di Luigi Criscuolo, 60 anni, conosciuto a tutti a Pavia come Gigi Bici. Gli investigatori sono poi tornati nella villa martedì scorso, 1 febbraio, e in quell’occasione grazie all’utilizzo del georadar sono riusciti a trovare una vecchia pistola di piccolo calibro, con la matricola cancellata, che potrebbe essere compatibile con il proiettile che ha ucciso Gigi Bici, freddato da un colpo alla tempia destra esploso contro di lui già la mattina di lunedì 8 novembre, il giorno in cui era scomparso. L’arma verrà ora sottoposta all’esame della scientifica, che dovrà stabilire se si tratta effettivamente di quella del delitto. La prossima settimana intanto gli inquirenti conosceranno l’esito degli esami effettuati sull’auto di Criscuolo, ritrovata nella campagne di Calignano la sera dell’8 novembre, con un vetro infranto e macchie di sangue all’interno dell’abitacolo.

Vallette, il ministero “responsabile civile”

La citazionedel Ministero della Giustizia come responsabile civile è stata disposta ieri dal tribunale di Torino alla ripresa dell’udienza preliminare per i maltrattamenti ai detenuti nel carcere delle Vallette. La Procura di Torino ha chiesto 25 rinvii a giudizio. Fra i reati contestati c’è anche la tortura. Al centro dell’indagine c’era la presunta prassi, fra il 2017 e il 2019, di sottoporre a vessazioni detenuti per vicende di violenze sessuali. Molti degli imputati sono agenti di polizia penitenziaria. Ieri è stata accolta la costituzione a parte civile di alcuni reclusi, dell’associazione Antigone e dei garanti dei detenuti. “La città di Torino è da sempre impegnata a salvaguardare la dignità umana anche nell’ambiente carcerario”, è il commento del sindaco, Stefano Lo Russo

Trevisan, Vicenza dice no alle ceneri del “suo” scrittore

Forse non serve nemmeno scomodare la letteratura per interpretare lo strano caso delle ceneri dello scrittore Vitaliano Trevisan, che sembrano prolungare, dopo la morte, l’inquietudine di una vita geniale incapace di trovare un equilibrio. E neppure la retorica dell’ottusità culturale di una città di provincia verso i propri figli non conformisti, che ne hanno mostrato le nudità, la freddezza, l’arrivismo, in una parola, l’egoismo. Forse è solo una banale storia di burocrazia quella che impedisce a Vicenza di accogliere, nel cimitero dove riposano Guido Piovene, Antonio Fogazzaro e Mariano Rumor, anche l’autore de I quindicimila passi. Era nato a Sandrigo, tra Thiene e Vicenza, nel 1960. Si è ucciso il 7 gennaio 2022 a Crespadoro, nella Valle del Chiampo, dove si ritirava per dedicarsi alla pratica dolorosa, ma liberatoria, dello scrivere. A lungo ha abitato in Toscana, tornando spesso in Veneto. Ma dove potrà riposare, se mai potrà farlo per davvero? La sorella Antonia aveva chiesto di tumulare l’urna con le ceneri nel capoluogo: “Sarebbe stato un bel modo di rendere omaggio allo scrittore, prima ancora che all’uomo: una sorta di regalo alla città alla quale sentiva di appartenere”. In Comune hanno scoperto che un codicillo lo impedisce. “Nessuno si assume la responsabilità di firmare l’autorizzazione perché il regolamento non prevede la possibilità di accogliere i resti di persone non residenti in città o che non siano morte entro i confini comunali”. La sorella non discute le leggi, ma osserva: “Temo che non ci sia la volontà di superare l’ostacolo, a causa del carattere di mio fratello: era un personaggio scomodo, che ha sempre detto ciò che pensava, critiche comprese”. Il prezzo di una solitudine orgogliosamente maturata in vita? Francesco Rucco, il sindaco: “Conoscevo bene Vitaliano, l’ho sempre considerato un genio. Avevamo giudicato possibile una deroga, purtroppo i passaggi burocratici appaiono insuperabili”.

“Non sa chi siamo noi”. Casa Ruberti, la saga continua

A volte le colpe (o, in questo caso, i “vizi”) dei padri finiscono per ricadere sui figli. Succede nella famiglia di Albino Ruberti, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti in Regione Lazio che oggi ricopre lo stesso ruolo in Campidoglio al fianco del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Ecco i fatti. Come rivelato dall’agenzia Adnkronos nei giorni scorsi i figli di Ruberti, di 19 e 17 anni, sono stati fermati per un controllo dai carabinieri a Roma mentre erano a bordo dell’auto del padre insieme ad altri amici. Solo che, quando i militari hanno chiesto i documenti per identificarli, i due avrebbero reagito in malo modo, spiegando che, visto il ruolo ricoperto dal padre, i militari avrebbero dovuto fermare altri e non loro o li avrebbero fatti trasferire. I carabinieri ovviamente non si sono fatti intimidire e hanno fatto la multa ai ragazzi. Il più grande, tra l’altro – spiega sempre l’Adn – già si era prodigato in un atteggiamento del genere qualche mese fa, in occasione di un controllo anti Covid.

La vicenda somiglia moltissimo a quella, rivelata dal Fatto, del 1 maggio 2020, quando in pieno lockdown la polizia intervenne in un’abitazione al Pigneto dove si stava svolgendo un pranzo a base di ostriche a cui stava partecipando proprio Ruberti. L’allora braccio destro di Zingaretti e la consigliera Pd, Sara Battisti, si rivolsero in quell’occasione agli agenti con toni simili: “Tu non sai chi sono io”, disse in particolare Ruberti. C’è da dire che per quella vicenda l’attuale capo di gabinetto di Gualtieri si scusò già nei giorni successivi, contattato dal Fatto. In questo caso, invece, fanno sapere dal Campidoglio, il padre ha pagato personalmente la multa ai ragazzi, non senza aver “strigliato per bene” i giovani, intimando loro “di non permettersi mai più e di portare rispetto alle forze dell’ordine”. Incidente chiuso dunque ed episodio derubricato come “errore di gioventù”. Resta la fastidiosa coincidenza di (almeno) due episodi simili a distanza di nemmeno 2 anni.