Sarebbe la beffa finale, dopo i ritardi e le complicazioni che ne hanno segnato l’introduzione. Oggi scade il termine per presentare le domande del Reddito di emergenza, la misura decisa con il decreto “Rilancio” per soccorrere la vasta platea di chi era rimasto fuori dagli aiuti per fronteggiare l’emergenza Covid. Ieri il Forum Disuguaglianze e Diversità dell’ex ministro Fabrizio Barca e dall’Asvis di Enrico Giovannini hanno lanciato un appello al governo affinché proroghi la scadenza. Sono i due soggetti che – insieme a Cristiano Gori, docente di Politica sociale all’Università di Trento – ne avevano chiesto l’introduzione nel marzo scorso, poco dopo l’avvio del lockdown.
Il Rem per chi non è coperto da nessun altro sussidio – si va dai 400 euro per le persone sole fino a un massimo di 800 euro (dipende dai familiari a carico) – è arrivato in estremo ritardo a maggio inoltrato (due mesi dopo l’inizio dell’emergenza) e per soli due mesi (giugno e luglio): la platea stimata dal governo è di 870 mila nuclei familiari (2 milioni di persone), ma a fine giugno lo avevano ricevuto solo 518mila beneficiari. Da qui la richiesta di prorogare la scadenza, tanto più che il governo ha avviato una campagna informativa solo il 20 luglio, a dieci giorni dal termine. “Grazie a questo, nelle ultime settimane, un numero crescente di persone ha fatto richiesta della prestazione – spiegano le associazioni – per questo serve prorogare la scadenza al 15 settembre, così da consentire a chi ne è venuto a conoscenza più tardi di poter ricevere questo sostegno straordinario: i fondi sono già stati stanziati quindi non costerebbe nulla allo Stato”.
Il Rem ha avuto non poche difficoltà. La proposta di Barca e compagnia era di usare direttamente il Reddito di cittadinanza, eliminando buona parte dei vincoli all’accesso per una fase temporanea. Il governo ha invece scelto di introdurre un nuovo strumento, vincolato all’Isee. Una procedura più complessa che richiede almeno un mese dalla richiesta per ottenere il pagamento. Alla partenza, la mancata convenzione con i Caf ha chiuso quel canale per fare la domanda. Anche per questo la percentuale di domande rigettate è stata molto alta (intorno al 50%).
“Una proroga è assolutamente necessaria – spiega Cristiano Gori –. L’emergenza Covid non è affatto finita. Proprio perché si è partiti con molte complicazioni non è il momento di fermare uno strumento che si ricollega alle diverse esperienze internazionali, moltissimi Paesi hanno introdotto misure simili”. Per Gori non ha nessun senso fare oggi un bilancio della misura. “Ai cittadini non interessa, oggi serve che questo cerotto, pensato per la fase emergenziale, che non è finita, funzioni al meglio e arrivi rapidamente ai beneficiari. Poi, in autunno, si aprirà la discussione su come ripensare gli aiuti alla povertà nell’era del Covid”.