“Siamo in una fase di stallo: si sta rivelando più complicato del previsto” esordisce il presidente del Consiglio Conte a fine pomeriggio in un video su Facebook. E le speranze di un accordo in giornata si infrangono e si continua a trattare. Ma fermiamo l’immagine e riavvolgiamo il nastro a 24 ore prima. Al 9 piano del palazzo del Consiglio europeo i 27 si ritrovano insieme per una cena di lavoro. La speranza della delegazione italiana, dopo il corpo a corpo dei colloqui, è che le posizioni si ammorbidiscano. Ma accade il contrario. Gli animi si surriscaldano. Il premier olandese Mark Rutte torna a rimettere in gioco la proposta della decisione all’unanimità da parte del Consiglio Ue, “irricevibile” per l’Italia. E la partita sembra tornare al punto di partenza. Il premier rientra in albergo dopo mezzanotte, stanco. È palpabile il fastidio per la piega presa in serata, nonostante l’ottimismo della volontà.
Dopo una conferenza stampa notturna con i giornalisti italiani, in cui rimarca paletti noti, la voglia è di stemperare la tensione. Si siede al bar dell’hotel a cinque stelle dove alloggiano anche le delegazioni tedesca e francese e, dopo un ultimo siparietto con la stampa italiana, dà la buonanotte a tutti. Ma la notte della trattativa sta per cominciare. A pochi minuti di distanza da Conte arriva Angela Merkel e prende posto al tavolo accanto. Qualche istante ancora e li raggiunge il francese Emmanuel Macron. Davanti a una bottiglia di Chateau Margaux rosso i tre ripercorrono i temi e i nodi irrisolti della giornata. Ma prima si brinda al compleanno della cancelliera, 66 anni. Merkel ringrazia Conte del regalo di compleanno: un foulard di Ferragamo. Mentre Macron omaggia “Madame la chancelière” con una bottiglia di Bourgogne bianco, il suo preferito. Alle tre di notte il terzetto si scioglie e le quotazioni dei bookmaker che puntano su un accordo si alzano. Mentre i tre sono immersi in chiacchiere e bevute, voci di corridoio dei palazzi di Bruxelles danno come imminente la presentazione di una nuova proposta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Bozza che in effetti arriva prima dell’inizio del nuovo round negoziale. La prima versione è una doccia fredda per l’Italia. Il nuovo equilibrio tra la ripartizione di debiti e crediti è una drastica riduzione del volume complessivo: 300 miliardi di euro in crediti e appena 325 trasferimenti. Meno di un’ora dopo si chiarisce che le ripartizioni sono più complesse e arriva la sterzata: il volume totale del fondo resta invariato a 750 miliardi, confermano fonti di governo. Ma le sovvenzioni scendono da 500 a 450 e i prestiti salgono da 250 a 300. Parrebbe un punto di compromesso possibile, ma non è il solo da raggiungere. Certo, è una proposta che piace ai frugali: ridurre l’ammontare complessivo dei trasferimenti. “È un passo nella giusta direzione” trapela dalla diplomazia olandese. La bozza Michel, che viene discussa in mattinata in una cerchia ristretta di paesi, all’Italia non piace del tutto. Prima della sospensione dei lavori del Consiglio e l’inizio dei vari bilaterali, Conte fa un intervento durissimo. L’approccio scelto da alcuni Paesi è poco costruttivo e dimostra scarsa consapevolezza della crisi epocale che sta attraversando l’Europa. Ancora una volta il premier ribadisce che il veto sul budget Ue proposto dai soliti noti mina l’efficacia della reazione alla crisi e altera l’equilibrio dei poteri tra le istituzioni europee, in particolare tra Commissione e Consiglio. Per una volta è l’Italia a richiamare i partner al rispetto dei Trattati. Insomma, se Bruxelles vive una tiepida giornata di sole, sul Consiglio europeo tira aria di burrasca. E Conte alza il tiro: l’Italia sta mettendo in cantiere le riforme, ma è ora di affrontare il tema della convergenza sulla politica fiscale, abolendo paradisi fiscali targati Ue, e il tema del surplus commerciale di paesi come la Germania o l’Olanda. Competere ad armi pari: questo è l’obiettivo. Dopo anni di dibattito sui “tecnocrati di Bruxelles”, la discussione sull’Europa entra nel vivo.