Il Festival di San Lecco

Non so, voi, ma io non sto più nella pelle perché il sermone di Sergio Bis ha avuto 55 applausi (di cui 19 standing ovation) in 37 minuti, manco fosse Dimartedì, con 18 citazioni di “dignità”, 16 di “Italia”, 11 di “Paese”, 10 di “istituzioni”, 9 di “Repubblica”, nessuna di “vitalizio” ma era sottinteso. Del resto, come dice Mario(lina) Sattanino, l’Italia tutta sognava il Bis come dimostrano le ola preventive della Scala di Milano e del San Carlo di Napoli, noti specchi del Paese reale insieme al Circolo della Caccia e al Club del Polo. Insomma, per dirla con Beppesergio Severgnini, “Mattarella è una rockstar”. Infatti, pur in assenza, era l’ospite d’onore della terza serata di Sanremo, dove Amadeus gli ha fatto suonare Grande grande grande perché “abbiamo saputo che lei nel 1978 fu tra i fortunati spettatori dell’ultimo concerto di Mina e vogliamo dedicarle una canzone che rappresenta bene quello che pensiamo di lei”. La canzone, per la cronaca, dice “Sei peggio di un bambino capriccioso, la vuoi sempre vinta tu. Sei l’uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai”, e parrebbe più consona a SuperMario trombato sulla via del Colle che al rieletto SuperSergio. Ma per fortuna nessuno l’ha cantata e son rimaste le note, insieme alla gratitudine per la diva che disse “mi ritiro dalle scene” e poi lo fece per davvero e, quando qualcuno provò a farle cambiare idea, lo rispedì al mittente, anziché rimangiarsi tutto per il nostro bene. Ma Mina, quando dice una cosa, la fa: è una cantante, mica uno statista.

Ieri Sergio Rockstar ha chiamato commosso Amadeus per complimentarsi dei complimenti a sé medesimo e Amadeus s’è commosso per i complimenti ai suoi complimenti, ma anche per il prefisso telefonico: “Quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci” (pensava che il Quirinale fosse sulle Isole Andamane). Le lacrime del complimentante e del complimentato si mescolano alle salive della libera stampa, in un Festival di San Lecco più sfrenato di un rave party (anzi, di un bave-party). Come se Sergio Rockstar fosse una promessa di Sanremo Giovani e non lo stesso che già tutti leccano da sette anni. “L’agenda Mattarella”, “Il memorandum” (Corriere). “Mattarella incoronato”, “Decalogo etico di un Presidente”, “Napolitano-Mattarella, il bis è diverso” (La Stampa, che peraltro trovò divino anche il bis di Re Giorgio). “L’Italia della dignità”, “Dal Colle la spinta a Draghi” che “potrebbe inaugurare un nuovo format” (Rep), magari per il Dopofestival. “Mattarella fa giustizia” (Giornale). Intanto la Lagarde manda lo spread alle stelle, ma niente paura: è Drusilla Foer. Peccato solo per quei guastafeste dei 433 morti di Covid, che non si fanno mai i fatti loro.

Il “FantaSanremo”: la gara parallela di capezzoli in vista, papaline e zia Mara

Sì, certo. Ascolti bulgari per il lavoro di fino sulla scaletta e la qualità delle canzoni. Ma quando il direttore di Rai1 Coletta si è mostrato sorpreso per “l’altissima, costante permanenza” dei telespettatori davanti al racconto del festival dall’apertura fino alla buonanotte, non sospettava che parte del merito ce l’hanno quelli del Bar Corva di Porto Sant’Elpidio. Goliardi che avevano inventato per noia il Fantasanremo in pre-pandemia, contendendosi il premio di un prosciutto e di un salame (da condividere, chi mangia da solo si strozza): sopraggiunta la peste hanno trasferito le schede cartacee su un sito. Ed è diventata una mania nazionale: anche se Sanremo non ti appassiona non te ne perdi neppure un frame, pur di vedere se i cinque cantanti che hai scelto per la tua squadra, spendendo il tesoretto di cento “Baudi” (Pippo si è detto orgoglioso, “ma è la cosa più strana che mi sia mai capitata”) obbediscono alle richieste di conquistare punti durante l’esibizione all’Ariston. Cinquecentomila team in lizza, dieci volte di più del 2021, distribuiti nelle varie leghe (come il FantaFattoSanremo, torneo interno che fa accapigliare una redazione altrimenti molto coesa): tutti anelanti al premio finale che consiste nella “gloria eterna”, precisano quelli del Corva. Persino i cantanti si cimentano in derby privati da deep game. Sangiovanni e Michele Bravi se ne dicono di tutti i colori, su Instagram.

Il bello è che Amadeus è stato finora coinvolto nella trovata web senza saperne nulla: ora, avvisato, si scopre “divertito da questo elemento che aiuta a rendere tutto più easy”. E che non nuoce allo share. Mentre era indaffarato sul palco gli hanno sussurrato parole all’orecchio (Sangiovanni), hanno gridato – il primo è stato Morandi – l’enigmatico “Papalina” senza rivelargli che è il soprannome di Niccolò, titolare del locale elpidiese. I duettanti gli hanno fatto portare fiori al partner, come ha chiesto Hu per Highsnob. Rkomi si è strappato dalla faccia una maschera, altri si sono baciati, Emma ha ostentato il simbolo femminista della vagina, e chissà se Tananai, che l’altra sera non ha azzeccato una nota, non l’abbia fatto apposta puntando al bonus del cantante “dignitosamente brillo”. Più d’uno medita di “farsi arrestare”, un altro espediente per far guadagnare punti a chi ti ha dato fiducia. Perché il cuore dell’affare non è tanto vincere la kermesse canora, ma prodursi in una delle molte bizzarrie elencate nel regolamento del Fantasanremo. Bonus preziosi si ottengono quando l’artista si “scapezzola”, come ha fatto Achille Lauro (e c’è stato bisogno del Var per stabilire se il vedo-non-vedo della maglia a rete di Irama fosse da convalidare), rivela un tatuaggio in zona pubica, o scambia un “cinque” con l’ignaro Ama. Quasi tutti, ormai, salutano “zia Mara”. La Venier, raggiante, ha rilanciato, garantendo un’ospitata speciale a Domenica In per i big che abbiano ottenuto il miglior punteggio evocandola a Sanremo. Tra i bonus complicati da ottenere ci sono il “Tamberi” (devi saltare in alto, durante l’esibizione, almeno 2,37 come il campione olimpico) e il “Jacobs” se corri i 100 metri (in teatro mentre canti) nel tempo record di 9”80. Aiuti la tua squadra se ti vesti con un colore uniforme, ti cambi durante il live o sfoggi fiori sull’abito. Tra i malus più temuti c’è il satanico “Bestemmia” (-66,6 punti), la perdita del parrucchino, lo spostamento della dentiera o, Dio non voglia, il decesso in diretta. Una penalizzazione dai fini encomiabili riguarda l’utilizzo dell’odioso autotune. Un jolly è pure la commozione (con lacrima accertata) alla fine del brano. Ma non pensate male: i Maneskin erano fuori gara, Damiano ha pianto davvero per la fidanzata, non è un taroccatore del Fantasanremo.

Amadeus, il primo classificato

Quando si dice che qualcosa è storico, di solito è una boiata. Però qui bisogna essere franchi e dire che davvero il Sanremo 2022 mette in fila un record dietro l’altro. La seconda serata, tradizionale bestia nera del Festival per il cosiddetto calo fisiologico, ha superato la prima sia in termini assoluti che di share: oltre 11 milioni di spettatori per l’astronomica cifra media di 55, 8%. La musica è la musa e la gara serrata ha appassionato un pubblico vario, partecipe e complessivamente ringiovanito nella RaiUno dei nonni. Non senza compiacimento il direttore della rete ammiraglia Stefano Coletta sottolinea il 62% di share sul pubblico dei laureati e “il picco nelle donne 15-24 anni che arrivano al 76%, record di sempre”. Giovani, carini e laureati. E allora si capisce anche la scelta di avere ieri sul palco Roberto Saviano, che ha ricordato i trent’anni della doppia strage dei giudici Falcone e Borsellino, coraggiosi non solo perché rischiavano la vita ma anche perché mentre combattevano la mafia si dovevano difendere anche da gli attacchi di poteri opachi: “La politica, in Italia e in Europa, non è abbastanza vigile sulle organizzazioni criminali”, nonostante il secondo insediamento di un Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che porta nella storia di famiglia il dolore della lotta alla mafia. Ieri è stato salutato con un enfatico “Sei grande grande grande” di Mina in apertura di serata: Amadeus ha ricordato la presenza del presidente e del fratello Piersanti all’ultimo concerto di Mina, alla Bussola di Viareggio nel 1978.

Chi non sceglie è complice, e per dimostrarlo Saviano ha portato all’Ariston la storia di Rita Atria, figlia di mafiosi che aveva scelto di collaborare con la giustizia. Dopo l’omicidio di Borsellino, a cui aveva raccontato ciò che sapeva, si suicidò: aveva 17 anni, ma sapeva da che parte stare. Il mix di riflessione e spensieratezza è una delle chiavi di un successo che qui di seguito proviamo a spiegare.

Se piangi, se ridi. È un Festival di lacrime sul viso. Dal vecchio leone Gianni Morandi al pischello Damiano si sono commossi in tanti. La pressione del palco? Forse più la voglia di uscire, cantare, ballare dopo anni di bollettini di guerra. Il dosaggio di musica e parole ha funzionato. Fiorello ha incarnato benissimo il passaggio di testimone tra l’edizione a porte chiuse e quella della rinascita: il pezzo più riuscito non a caso è stato il medley di brani tristi ricantati con Amadeus su basi scanzonate. Checco Zalone non si è tirato indietro: ha fatto ridere e incazzare, al suo solito. La favola trans era un po’ troppo zeppa di luoghi comuni, mentre ha stravinto con il trapper viziato di “Poco ricco” e il “cugino” di Al Bano, virologo morto di fama.

Non sono una signora. Ieri sera Drusilla Foer ha dato una bella lezione di signorilità, del resto è una nobildonna e funziona anche travestita da Zorro. Già al mattino in conferenza stampa il cambio di registro si è capito appena ha aperto bocca: “Sono un soggettino che si mette a disposizione del dubbio”. Qualità che le ha permesso di non cadere nella trappola della polemica con Zalone: “Checco ha fatto un’operazione molto forte. Trovo che sia irrorata di civiltà una televisione di Stato che permetta a un artista di smuovere le acque”. Certo è singolare che finora la migliore signora, per talento e capacità di tenere il palco, sia una donna en travesti: Ornella Muti ha camminato per un’intera serata sul vuoto cosmico e la giovane Lorena Cesarini, pur con le migliori intenzioni di un monologo sacrosantamente contro il razzismo, non era all’altezza.

Non m’Ama? M’Ama! Amadeus si prende tutti i meriti perché li ha. È venuto qui per la terza volta con la ferma intenzione di recuperare l’anno sfigatissimo del Festival blindato dal Covid, e ce l’ha fatta alla grande. Grazie alla musica, perché ha indovinato il mix di generi e generazioni, e a una buona dose di umiltà, perché ha imparato dagli errori. Il quater è quasi scontato, non se ne parla ma è ovviamente nell’aria. Anche perché chi se lo prende il testimone del Sanremo migliore degli ultimi lustri, con la certezza quasi matematica di andare a sbattere?

Rottamazione in corso.Di sicuro, il cast è stato costruito con la perizia certosina di un orologiaio. Il mix di cantanti di diverse ere geologiche ha consentito (di nuovo) ad Ama di rispettare la quota gerontofila tanto cara a Raiuno, rimpinzando la gara di campioni dell’età di mezzo e di novizi della generazione zeta. E anche se Rai1 procede spedita verso la missione di “ringiovanimento” del proprio bacino di utenza, il ticket per i bisnonni è stato assicurato da un ansimante Morandi (il perfido Jovanotti lo ha fatto correre, tra parole e ritmi, come un Blues Brother), un Ranieri insolitamente aggrappato alla zattera della sua vocalità annegata nella piena orchestrale, una Zanicchi con ambizioni narrative da granny youporn. La vittoria sembra essere una partita a due tra Mahmood&Blanco (ballad fluida già oltre ogni record milionario di streaming su Spotify) e la grazia incantata, disneyanamente sublime, di Elisa. Outsider da podio Emma e le sue rivendicazioni en rose, la dance-fanfara da black bloc de La Rappresentante di Lista, la smagatezza da ballo ultrapop di Dargen D’Amico, l’impertinenza da cattive ragazze di Rettore & Ditonellapiaga. Quanto ai beniamini adolescenziali, per Tananai si riapre l’era del precariato, settore lavori socialmente utili. Ana Mena può aspirare, legittimamente, a una crociera sul Costa Toscana.

Il WP: “I russi invaderanno dopo un falso attacco di Kiev”

Diffonderanno foto di vittime di un presunto attacco di Kiev, non solo nel Donbass ma anche in Russia, per suscitare indignazione pubblica e avere una scusa per invadere l’Ucraina. Secondo il Washington Post, che cita fonti anonime dell’Amministrazione Biden, questo è il piano dei russi. Il Pentagono ha confermato. Sul lato diplomatico, ieri il presidente turco Erdogan, a Kiev, ha incontrato l’omologo Zelensky: “Ambizione della Turchia è costruire un clima di pace”, ha detto il capo del secondo più grande esercito della Nato. “Ankara è pronta a fare la sua parte per allentare le tensioni nella regione e ospitare incontri bilaterali” tra Mosca e Kiev per risolvere il conflitto in modo pacifico, ha confermato il Sultano, che ha sostenuto di nuovo ad alta voce “l’integrità territoriale dell’Ucraina, Crimea inclusa”. Erdogan, che mira a suggellare l’idea di poter divenire garante del dialogo a est, in realtà continua a fare affari con entrambi i Paesi. È stato Zelensky a confermare ieri che la collaborazione delle industrie della Difesa turca e ucraina è stata rafforzata. Firme di ministri di Ankara e Kiev sono state apposte a 12 accordi bilaterali per far salire gli scambi commerciali tra i due Paesi a 10 miliardi di dollari. A Mosca che gli fornisce gas, più volte il leader turco ha dovuto dare spiegazioni: nella periferia ucraina suo suocero produce droni, armi che i soldati ucraini usano contro i filorussi. Altri cieli, ancora più a est, li attraverserà Putin per partecipare all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali assieme a Xi Jinping. Con il presidente cinese, Putin parlerà di sicurezza internazionale, meccanismi finanziari per compensare le conseguenze delle sanzioni e perfino di esplorazione lunare. Dopo l’incontro tra i due del 2019, sarà Putin il primo capo di Stato straniero che il presidente Xi vedrà a porte chiuse. Mosca e Pechino rendono “più eque e inclusive” le questioni globali, ha scritto Putin prima di arrivare in Cina, dove vedrà i suoi atleti sfilare senza bandiera per lo scandalo del doping. In ballo non c’è solo cooperazione politica e l’alleanza orientale contro gli Usa, ma nuovi accordi di forniture di gas. Lo ha reso noto Yury Ushakov, consigliere del Cremlino, che, sul dossier Kiev, ha riferito della richiesta russa e cinese per una riunione dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu. I leader occidentali che non prenderanno parte ai Giochi per le violazioni cinesi dei diritti umani sbagliano “a politicizzare lo sport”, ha scritto il leader russo, che in tribuna sarà seduto accanto al kazako Toqaev e al saudita MbS.

Raid Usa nel covo siriano. L’Isis perde il nuovo Califfo

Con un raid nel nord-ovest della Siria, gli Stati Uniti hanno eliminato il leader dell’autoproclamato Stato islamico, l’Isis, Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. L’operazione è costata la vita a 13 persone in tutto, fra cui – riferiscono i soccorritori degli Elmetti Bianchi, la protezione civile siriana – quattro donne e sei bambini. Il Pentagono ha precisato che non ci sono state perdite americane.

Il presidente Joe Biden ha annunciato che le forze armate Usa “hanno condotto con successo, all’alba di ieri, un’operazione antiterrorismo”: “L’orribile leader terrorista non è più in vita”. Merito, per Biden, di forze speciali avio ed eli-trasportate indirizzate sull’obiettivo dall’intelligence e aiutate in loco dalle Forze democratiche siriane. Relativamente modesto l’apparato militare utilizzato: un elicottero d’assalto con una ventina d’uomini delle forze speciali, supportati da elicotteri da combattimento, droni Reaper armati e caccia. Per l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, le forze speciali Usa sono scese a terra vicino ad Atmeh, nella regione di Idlib, al confine con la Turchia, e hanno ingaggiato uno scontro a, protrattosi circa tre ore, con miliziani locali asserragliati con le loro famiglie. L’’area di Idlib è costellata da campi profughi siriani. Secondo la ricostruzione dell’azione fatta dal presidente, al-Qurayshi è morto, con la sua famiglia, la moglie e due bambini, nell’esplosione di un ordigno da lui stesso attivato. “Abbiamo tolto di mezzo un capo terrorista – è la sintesi di Biden – e abbiamo mandato un forte messaggio ai terroristi ovunque nel mondo: continueremo a darvi la caccia e vi scoveremo”. Il raid sarebbe stato progettato per minimizzare eventuali vittime civili: il Pentagono afferma di avere tratto in salvo 10 persone, per la maggior parte bambini. Prima di parlare alla Nazione, Biden aveva elogiato in un tweet capacità e coraggio dei militari Usa e aveva spiegato che l’operazione mirava a “proteggere il popolo americano e i nostri alleati” rendendo “il mondo più sicuro”.

In realtà, l’attacco in Siria e il suo bilancio di innocenti uccisi mostrano che le forze armate Usa non hanno imparato la lezione di Kabul, quando – a fine agosto – un drone che doveva colpire terroristi dell’Isis uccise una decina di civili, fra cui alcuni bambini, tutti membri della famiglia di un collaboratore afghano di una Ong americana.

Dopo avere inizialmente vantato il successo di un’operazione antiterrorismo e avere poi ammesso, fatti gli accertamenti, il sanguinoso errore, i vertici militari Usa avevano dato disposizioni stringenti per evitare o ridurre al minimo il rischio di collateral damages, cioè dell’uccisione di civili in azioni con droni. Con una risoluzione, il Congresso aveva chiesto all’Amministrazione e alle forze armate una revisione dei programmi d’impiego dei droni per limitare i margini di errore. Ma, messo dall’intelligence in condizioni di segnare un punto nella lotta al terrorismo, il presidente non s’è fermato davanti al rischio di uccidere donne e bambini e ha anzi riproposto, nell’occasione, la liturgica scenografia della Situation Room della Casa Bianca: lui c’era già, con Barack Obama e Hillary Clinton, nella ‘foto ricordo’ dell’eliminazione di Osama bin Laden il 2 maggio 2011. Donald Trump aveva avuto la sua ‘messa in scena Kodak’ con l’uccisione di Abu Bakr al Bagdadi, il 27 ottobre 2019. Biden può sperare che questo raid risollevi la sua credibilità in politica internazionale agli occhi dell’opinione pubblica. Ma l’evento è troppo lontano dal voto di midterm del 3 novembre perché abbia un impatto elettorale. Intanto, gli è però valso il plauso di Mosca: “Sosteniamo la lotta contro il terrorismo”. L’operazione di ieri è stata la più importante condotta in Siria da militari statunitensi dopo l’attacco che eliminò al Baghdadi, di cui al-Qurayshi era il successore. Nel blitz, un elicottero è stato costretto ad atterrare per un guasto ed è stato successivamente distrutto al suolo da aerei Usa, stando a quanto scrive il New York Times. Da qualche tempo, c’è stata una recrudescenza dell’attività militare e terroristica nell’area di Idlib, dove operano forze regolari turche, in funzione anti-curda, oltre che siriane e dove s’avverte anche l’influenza russa. Non è escluso che proprio la ripresa del conflitto abbia fornito all’intelligence Usa elementi utili a scoprire dove si trovava al-Qurayshi.

Europol viola privacy, la Francia la difende

Lo hanno definito “lo scandalo Snowden dell’Unione europea”: Europol, l’agenzia Ue per la cooperazione di polizia, negli ultimi anni ha ricevuto milioni di messaggi ed enormi quantità di dati sui cittadini da diversi Stati membri, raccolti con operazioni di hacking di massa, come Encrochat, ha effettuato controlli incrociati e analizzato i dati condividendo i risultati con le polizie degli Stati membri. Ma queste informazioni contenevano spesso dati di persone totalmente scollegate da attività criminali, in violazione del mandato di Europol.

Il 3 gennaio il Garante europeo per la protezione dei dati (Edps) ha ordinato a Europol di cancellare entro 12 mesi i dati conservati ed elaborati illegalmente. Il 24 gennaio però la presidenza francese della Ue ha proposto di legalizzare retroattivamente le operazioni di polizia, validando questo sistema di sorveglianza di massa nei negoziati tra Consiglio e Parlamento europeo sulla riforma di Europol. Ben 23 organizzazioni della società civile hanno scritto all’Unione europea chiedendo di respingere le norme.

Esame maturità e stagista morto: oggi gli studenti tornano in piazza

Il ritorno alle due prove scritte per la maturità e la morte di Lorenzo Perelli, il 18enne morto a Udine durante l’ultimo giorno di stage previsto dall’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti di tutta Italia si sono dati appuntamento per questa mattina nelle piazze delle principali città per far sentire ancora una volta la loro voce. “Ci mobilitiamo per un esame diverso: tesina, no secondo prova. Il Ministero ci ascolti”, è la richiesta avanzata dalla Rete degli studenti medi, sindacato degli adolescenti iscritti alle scuole superiori. A Roma, alle 9, è prevista un raduno a piazzale Ostiense, con l’idea di spostarsi davanti al Ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere. Proteste simili sono previste anche a Milano, con un presidio a piazza Fontana, a Palermo, Genova, Bari, Firenze, Perugia, Verona, Padova, Varese, Lodi, Agrigento, Taranto, Venezia, Latina, Pisa, Modena e in altre città. A essere autorizzate sono solo le manifestazioni statiche. Per questo c’è grande attenzione su quello che accadrà, soprattutto dopo che la settimana scorsa molti giovani sono stati caricati dalla polizia a Torino durante le proteste in ricordo di Lorenzo Perelli. Ora sul tavolo delle proteste arriva anche la reintroduzione delle due prove scritte (quella di italiano, valida per tutte le scuole, e quella prevista a seconda dell’indirizzo di studio), da cui gli studenti erano stati esentati nel 2020 e nel 2021 per l’emergenza Covid. “Queste direttive sono l’ennesima dimostrazione di un ministero che non ascolta gli studenti e che non prende in considerazione la grave situazione psicologica che stanno vivendo”, conclude la Rete degli studenti medi.

“Anni di molestie dai prof”. E i ragazzi occupano il liceo

“In prima liceo, questo professore mi ha chiesto la foto del seno per la sufficienza. Poi c’era anche la mia amica che ha visto la scena e mi ha accompagnato dalla preside che non ha fatto nulla perché quel professore è ancora qua”. La ragazza è al quinto anno al liceo scientifico “Valentini-Majorana” di Castrolibero. Al momento non ha sporto denuncia alla Procura di Cosenza, ma ha raccontato davanti alle telecamere accorse davanti all’ingresso dell’istituto la sua storia. Che potrebbe essere solo la punta di un gigantesco iceberg fatto di violenze ignorate e nascoste per anni sotto una coltre di silenzio. Il condizionale è d’obbligo, ma se i contorni di questa vicenda sono ancora tutti da delineare i fatti parlano da soli. Alle 7.30 nell’istituto scolastico alle porte di Cosenza succede quello che nessuno aveva previsto: l’edificio viene occupato da centinaia di studenti, l’ingresso serrato con un catenaccio e gli insegnanti chiusi fuori con la dirigente Iolanda Maletta, impegnata per tutta mattinata a spiegare ai giornalisti che “alla scuola non sono mai pervenute denunce anonime e nemmeno ai carabinieri di Castrolibero”. C’erano pure loro, ieri, davanti ai cancelli del “Valentini-Majorana” per scongiurare possibili episodi di violenza.

In uno striscione il titolo della giornata: “Stop alle molestie”. Di questo si parla ed è solo il secondo tempo di ciò che, da giorni, si sta consumando sui social. Un’ex studentessa del liceo ha aperto una pagina Instagram dove ha raccontato di aver subito, alcuni anni fa, molestie da un compagno che avrebbe ottenuto e diffuso materiale pornografico su di lei. Episodi all’epoca segnalati agli insegnanti: “Mi venne risposto che la colpa era mia, che ero io ad aizzare gli altri contro di me perché ‘rispondevo a tono’”. La studentessa ha lanciato anche una petizione che, su change.org: “All’interno della scuola vengono ciclicamente e costantemente perpetrate delle molestie verbali e fisiche alle studentesse da parte dei professori. Questi vengono prontamente difesi dal corpo docente e soprattutto dalla preside che sminuisce le violenze subite dalle studentesse”.

Il tono sui social è ancora più duro: “Fuori i pedofili dal Valentini-Majorana”, lo slogan che si riverbera sui telefonini. La Malletta ha promesso un’indagine interna. Al momento dai carabinieri è andata solo per denunciare i gestori della pagina Instagram (call.out.valentini.majorana) per diffamazione. Intanto il collettivo “Femin.in cosentine in lotta” parla di “abusi sapientemente infangati negli anni e con una incredibile efficacia, complice anche la totale indifferenza di chi, all’interno della scuola, ha preferito mantenere intatta l’immagine della stessa, piuttosto che tutelare l’incolumità delle studentesse e degli studenti”. Nella pagina Instagram vengono riportate testimonianze agghiaccianti. Molestie sessuali e psicologiche. Storie rese pubbliche e che la Procura della Repubblica di Cosenza dovrà adesso verificare anche in assenza di denunce formali. Messaggi dai quali si percepisce con chiarezza l’incubo in cui molte studentesse potrebbero essere piombate: “Durante lo scorso anno scolastico – scrive una di loro – nonostante la dad… il mio professore iniziò a scrivermi messaggi su whatsapp fuori contesto, a dire frasi fuori luogo e fare ‘apprezzamenti’… Mi videochiamava, cercava di contattarmi in continuazione in svariati modi tramite i diversi social”.

Un’altra studentessa racconta la sua esperienza con un docente che le avrebbe detto: “Vai in bagno, prendi il mio telefono e scattati una foto al seno, così esci con almeno la sufficienza”. “Sentivo un nodo alla gola – si sfoga la ragazza nel messaggio – e avrei voluto tanto urlargli in faccia tutto lo schifo che provavo per lui, un uomo 50enne, con anche una moglie e una figlia. Ma essendo che ero debole, troppo debole per l’età che avevo, sono corsa in classe e subito dopo sono andata dalla preside impaurita”.

Le storie si assomigliano, sono accomunate dal fastidio del contatto fisico non richiesto e indesiderato. Una ragazza parla di un professore che “durante i compiti in classe faceva spostare la mia compagna di banco. Si sedeva e mi aiutava con matematica per farmi prendere la sufficienza, ma mentre mi spiegava cosa dovevo fare, poggiava la mano sulla schiena e pian piano scendeva. Cercavo di spostarmi per evitare che mi toccasse e lui la smetteva per un po’. Dopo ricominciava… e mi indicava le cose cercando in qualche modo di toccarmi il seno”. C’è chi ricorda quando il prof si era messo al suo fianco: “Ha detto ‘tranquilla polpettina che non ti faccio niente, non ti mangio, ci facciamo solo qualche carezzina dai’”.

Roma, la Fondazione Vassallo chiama esperti di “bella politica”

“Mafia e antimafia” è il tema del convegno organizzato domani a Roma alle 15.30 presso Casa Bonus Pastor dalla Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo. Tra i relatori, Dario Vassallo, presidente della Fondazione, Stefania Ascari, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, Manuel Chiappetta, pescatore, vice presidente Flag Cost to Cost Regione Basilicata, Luca Migliorino, componente della commissione Antimafia. Modera Vincenzo Iurillo, giornalista del Fatto Quotidiano.

Adesso Sollecito fa lo scrittore. E finisce ospite a Casa Sanremo

Ritorna Raffaele Sollecito, stavolta nei panni di scrittore a Casa Sanremo. La manifestazione è una kermesse letteraria collaterale al festival, in cui vengono presentati autori e libri in uscita, approfittando della visibilità della competizione canora più famosa d’Italia. Sollecito di fatto presenta se stesso e la sua storia: “Un passo fuori dalla notte” è un’autobiografia che racconta le sue vicissitudini giudiziarie legate al processo per l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese uccisa nel suo appartamento di Perugia il primo novembre del 2007. Un libro che, per dirlo con le sue parole, Sollecito ha deciso di pubblicare “per prendere finalmente parola”. L’iter processuale che lo ha visto protagonista è stato travagliatissimo. Condannato in primo grado insieme all’ex fidanzata americana Amanda Knox, viene assolto in secondo grado. La Corte di Cassazione annulla quella decisione, e nel secondo appello la coppia viene nuovamente condannata a 28 anni. Nel 2015 la decisione definitiva della Cassazione, che annulla tutto senza rinvio. A otto anni dai fatti l’unica condanna definitiva per omicidio riguarda il terzo personaggio di questa storia, Patrick Lumumba. Non è la prima volta che Sollecito, ingegnere informatico, fa parlare di sé dopo i tragici fatti di Perugia. Nel 2016, un anno dopo la definitiva assoluzione, aveva annunciato di aver aperto una start up dedicata alle pompe funebri. Nel 2017 scoppiò il caso della sua partecipazione a un gruppo Facebook in cui si faceva macabra ironia sulla morte di Meredith. Dopo il processo Sollecito ha più volte lamentato di non riuscire più a trovare lavoro, per via dell’esposizione mediatica della vicenda di Perugia.