Uccisa sul lavoro, pm: “Macchinario fu manomesso”

La fustellatrice per tagliare carta e cartone per imballaggi, dal quale è stata schiacciata e uccisa il 3 agosto 2021 Laila El Harim, 40enne di origine marocchina da 20 anni residente in Italia, con un compagno e una figlia di cinque anni, era stata modificata rispetto al manuale d’uso e l’operaia (assunta solo a giugno, due mesi prima dell’incidente mortale) non era nemmeno stata formata adeguatamente al suo utilizzo corretto. Inoltre alla macchina mancavano protezioni adeguate. È la ricostruzione, consolidata nella conclusione dell’indagine sull’incidente sul lavoro all’azienda Bombonette di Camposanto (Modena). La tragedia arrivò due mesi dopo la morte sul lavoro di Luana D’Orazio a Prato in situazioni analoghe e solleva ancora una volta il gigantesco problema della sicurezza sul lavoro in Italia, che l’anno scorso ha visto 1.404 decessi, dei quali 695 sui luoghi di attività (+18% rispetto al 2020).

Al termine degli accertamenti, coordinati dalla pm Maria Angela Sighicelli, la Procura di Modena ha inviato due avvisi di chiusura indagini al fondatore dell’azienda e datore di lavoro Fiano Setti, 86 anni, e al delegato alla sicurezza, il nipote Jacopo Setti, 31 anni. A loro è contestato l’omicidio colposo con l’aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche: una serie di omissioni tra l’altro nella valutazione del rischio e nei requisiti di sicurezza. Come soggetto giuridico è invece indagata l’azienda, cui vengono associati il risparmio economico e di tempi di lavorazione derivati dai reati contestati ai due indagati. Dalle indagini è emerso che nel macchinario furono installati dei pareggiatori in gomma da regolare manualmente. Componenti non previste dal manuale d’uso del costruttore, e che non fosse presente una protezione statica e fissa, che invece doveva esserci. Una modifica, ha commentato la Slc-Cgil, fatta “per trarre maggior profitto e risparmiare sui tempi di lavorazione”.

Quasi sposa a 12 anni: denunciata la madre

È stata vicina all’irreparabile una ragazzina di 12 anni che era stata promessa al fratello del nuovo partner della madre. La vicenda è riportata dal Nuovo Quotidiano di Puglia. A far saltare i programmi una denuncia del padre della piccola che ha interessato la Procura minorile, che a sua volta ha ottenuto dal tribunale la sospensione della potestà genitoriale della madre e l’allontanamento della bambina che ora è affidata ai nonni paterni. Lo “sposo” ha 22 anni. La mamma si era trasferita per lavoro in Germania e qui ha conosciuto il nuovo compagno. Il provvedimento del giudice si fonda sul rischio che la ragazzina possa essere condotta in Pakistan. Avviata un’inchiesta per il reato di costrizione o induzione al matrimonio, maltrattamenti e trattenimento minore all’estero.

La panzana di Grasso: foto del duce a Report

Una topica pazzesca, fatta mentre prendeva le parti di Berlusconi. Il critico televisivo Aldo Grasso, nella sua rubrica sul Corriere della Sera, ha contestato la scelta di Report di dedicare parte della puntata agli scandali che hanno contraddistinto B. negli ultimi 30 anni. Oltre a commentare la scelta come “moralistica”, Grasso ha aggiunto che quando il conduttore “Ranucci interveniva da studio, alle sue spalle appariva un ritratto di Mussolini”, come a suggerire il parallelo fatto dalla trasmissione fra B. e il duce. Peccato che dietro Ranucci non ci fosse alcun ritratto di Mussolini, ma una foto presa dall’agenzia Getty Images di alcuni uomini messi di profilo, e che non c’entrano nulla col dittatore. “Non vorrei essere tacciato di berlusconismo” scrive Grasso: non sia mai.

Santanchè indagata: “Nascose al fisco yacht da 400 mila in concorso con l’ex marito”

Daniela Santanchè è indagata per concorso in reati fiscali. Al centro “Unica”, uno yacht che nel 2019 Giovanni Mazzaro l’ex marito della parlamentare vende a una società della senatrice di Fratelli d’Italia per 400mila euro. Dopodiché senza che vi sia stato, secondo l’inchiesta della Guardia di finanza di Milano, alcun passaggio di denaro l’imbarcazione passa a una società maltese per poco meno di 400mila euro. L’iscrizione della Santanchè, come scritto dall’Ansa ieri sera, emerge dalla chiusura indagini. Nel 2013 Mazzaro risulta indagato per reati fiscali legati a debiti tributari. Nel 2019, secondo i pm, venderà lo yacht alla Biofood Italia rappresentata da Santanchè. Una vendita, per l’accusa, avvenuta senza che fosse pagato nulla a Mazzaro. Venti giorni dopo, la barca sarà ceduta per 393mila euro alla maltese Flying Fish Yachting. Per i pm la prima vendita a Santanchè è avvenuta dopo l’avviso dell’Agenzia delle entrate a Mazzarro. Da qui l’accusa fiscale in concorso alla senatrice Fdi.

Tangenti nell’affare del gas Shell in Australia. Petrolvalves patteggia, versati 9 mln all’Italia

Nove milioni di euro versati sui conti dello Stato italiano per uscire dal processo. Così si è conclusa l’inchiesta sulla tangente da 1,6 milioni di euro pagata dalla multinazionale italiana Petrolvalves – società che si occupa della produzione di valvole nel settore petrolifero – per aggiudicarsi una commessa in Australia, sulla più grande piattaforma di liquefazione di gas al mondo, la Prelude Flng della Shell. Insieme a due suoi ex dipendenti, Petrolvalves era accusata dalla Procura di Milano di aver ottenuto la commessa, del valore di 20 milioni di euro, pagando in contanti una stecca da 1 milione. La maggior parte dei soldi è andata a Heiko Ruschinski, polacco, da anni capo dell’ufficio acquisti della Technip, multinazionale francese che ha comprato le valvole da Petrolvalves. Sul capo degli acquisti di Technip, l’anno scorso la magistratura francese ha aperto un’inchiesta che da allora non ha avuto sviluppi pubblici.

In Italia si è invece chiuso il caso giudiziario che ha travolto la regina italiana della meccanica. “Nel corso delle indagini preliminari – si legge nella sentenza di patteggiamento firmata dalla giudice Chiara Valori – Petrolvalves ha avanzato richiesta dell’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria”. Fondata da Mario Candiani, passata per il fondo Sator di Matteo Arpe e ora controllata interamente dalla famiglia Thyssen-Bornemisza, Petrolvalves conta 526 dipendenti e un fatturato annuo di 200 milioni di euro circa. È considerata un’azienda strategica, tanto da aver recentemente beneficiato di un finanziamento da 35 milioni di euro garantito dallo Stato attraverso Sace. Quando il prestito è stato concesso, nel 2020, non era noto che la Procura di Milano stesse indagando sulle strane consulenze pagate da Petrolvalves dal 2012 al 2016. Quelle consulenze, è emerso nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano, erano fittizie: servivano per fare uscire denaro dalle casse, portarlo all’estero e poi farlo rientrare, a mano, consegnato in fascette ai manager di Petrolvalves attraverso moderni spalloni organizzati da Oscar Ronzoni, commercialista comasco finito pure lui nell’inchiesta coordinata dal pm Paolo Storari. La posizione di Ronzoni non è ancora stata definita dal Tribunale di Milano, ma quella di Petrolvalves sì. Pagando 9,1 milioni di euro (con uno sconto di 3 milioni sui 12 sequestrati inizialmente) e cambiando il management (la società peraltro non è più di proprietà della famiglia Candiani, azionista di maggioranza ai tempi dei fatti contestati dalla Procura) il gruppo è uscito dall’amministrazione straordinaria ed è tornato a fare affari come sempre.

Facebook (Meta) crolla in Borsa: fuga degli utenti

Evidentemente non bastano dei buoni conti per azzerare i dubbi degli investitori sul cambio di identità: il titolo di Facebook, da poco diventato Meta (quindi Meta Platforms, che riunisce Instagram, Whatsapp e Fb stessa) ha registrato una bella batosta dopo la pubblicazione dell’ultima trimestrale. Ieri -24% in apertura a Wall Street dopo che mercoledì era arrivato a cedere, nell’after-hours, il 23%. A quanto pare preoccupa il futuro della piattaforma e lo stesso Mark Zuckerberg ha citato la minaccia della rivale TikTok: “TikTok è già grande come concorrente e continua anche a crescere a un ritmo piuttosto veloce su una base molto ampia – ha detto mercoledì durante una chiamata con gli analisti – Anche se stiamo capitalizzando molto rapidamente, abbiamo un concorrente che lo fa a un ritmo piuttosto rapido”. Poi ha sganciato la bomba avvertendo che il trimestre in corso sarà probabilmente il periodo di crescita più lento mai registrato dalla società di Zuckerberg fino a questo momento.

Gli analisti attendevano anche altri dati legati all’andamento del social network che ha rivoluzionato il web. Il dato peggiore riguarda gli utenti attivi giornalieri che sono stati, tra ottobre e dicembre, 1,93 miliardi, contro un consensus (la media delle previsioni emesse dagli analisti finanziari) per 1,95 miliardi.

Per Facebook si tratta della prima diminuzione di utenti giornalieri su base trimestrale. In particolare, la piattaforma ha registrato il calo di 1 milione in Usa e Canada, la crescita di 1 milione in Europa e di 1 milioni nell’Asia Pacifico e un calo di 3 milioni nel resto del mondo.

Non va meglio sul fronte degli utenti attivi mensili: sono stati 2,91 miliardi, meno dei 2,95 miliardi del consensus. Per il primo trimestre del 2022, Meta prevede quindi ricavi tra i 27 e i 29 miliardi di dollari, contro previsioni che parlavano di 30,25 miliardi.

Mail Box

 

Avremmo potuto avere un Capo donna…

Dopo l’elezione del capo dello Stato, mi rimangono alcune domande, forse un po’ peregrine: 1) Che ne è degli scatoloni di Mattarella? 2) Per età anagrafica io non so se farò in tempo per vedere non dico una donna presidente, ma una donna qualificata e super partes, dotata di requisiti eccellenti anche a livello internazionale come quella che, ad esempio, aveva in mente Conte. Ho vissuto attivamente nel femminismo italiano e internazionale negli anni Settanta, e mi avrebbe fatto piacere; i politici che l’hanno scaricata non sembrano aver pensato che così hanno costretto anche la nostra generazione a rinunciarci. Ho commesso un errore: forse dovevo nascere dopo?

Silvia Franchini

 

Temo di sì.

M. Trav.

 

Basta parole astruse come “tassonomia”

Non potreste essere voi del Fatto a mettere fine all’utilizzo di una brutta parola come “tassonomia”, incomprensibile ai più, e sostituirla con la frase “Lista delle fonti cosiddette verdi”? Questa omologazione alle brutte parole mi indigna e non poco, come per i termini “resilienza” e via dicendo.

Tanino Armento

 

Caro Tanino, hai ragione. Ma a volte i titoli impongono un eccesso di sintesi.

M. Trav.

 

De Benedetti santifica Draghi e svilisce Conte

L’altra sera a Otto e mezzo ho sentito Carlo De Benedetti definire inetta la classe politica (non è difficile dissentire) e subito, turibolo incensato, ha elencato i doni divini del Migliore. Sempre più in alto fino al dantesco empireo, per poi tornare sulla nuda terra ammettendo qualche veniale limite del Migliore stesso. La colpa è però dei politici che non lo lasciano fare, in modo particolare di Conte, che definisce un “vuoto pneumatico”. Ma non si spiega il perché lo ha cercato varie volte, senza averne risposta, quando il vuoto pneumatico era a capo del governo. Ma da che pulpito! Lui che entrò in Fiat come Ad, chiamato da Gianni Agnelli e cacciato dallo stesso a pedate quando si accorse che rastrellava le azioni dell’azienda per controllarla; prese Olivetti, facendone uno spezzatino per poi rivenderla, e poi partì l’assalto a Telecom, stessa fine, e via dicendo con altre imprese. Insomma, tra un vuoto pneumatico e un divoratore di aziende, preferisco il vuoto. Al divoratore non affiderei neanche l’amministrazione del mio condominio. E gli consiglierei di leggere la vita di Adriano Olivetti, un vero e ineguagliabile imprenditore, dal quale avrebbe molto da imparare.

Giancarlo Di Girolamo

 

Caro Giancarlo, parafrasando e correggendo Fabrizio De André, “si sa che la gente dà cattivi consigli se non può più dare cattivo esempio”.

M. Trav.

 

Con i giovani, gli stessi errori fatti 50 anni fa

Sono trascorsi più di 50 anni da quando gli studenti scesero in piazza per manifestare contro un modello di società caratterizzato da paternalismo, autoritarismo, discriminazioni, ingiustizie sociali e, in ultima analisi, immoralità. La reazione degli adulti fu, allora come ora, sbagliata: invece di avvertire gli stimoli positivi e coadiuvare i giovani nel gestire il cambiamento, si contestavano tout court, auspicando il loro fallimento. A tal proposito a DiMartedì, l’altra sera, mi sono vista catapultata in quel passato: un caravanserraglio con tante voci di vecchi, non solo anagraficamente, che si sovrapponevano esibendo visioni personalistiche e inconcludenti, imprigionati da una prosopopea ingiustificata e fuori luogo.

Claudia Chiostri

 

I NOSTRI ERRORI

Ieri, nel titolo di pagina 12, abbiamo scritto che “L’arcivescovo di Monaco apre al celibato”, quando, al contrario, l’apertura è al matrimonio dei preti. Ovvio. Il diavolo ci ha messo lo zampino. Ce ne scusiamo con i lettori.

Fq

In pandemia. “I bambini stanno pagando il prezzo più alto di tutti”

Spettabile Redazione, scrivo questa lettera nella speranza di dare voce ai bambini che, purtroppo, come è evidente, sembrano contare sempre meno nelle scelte politiche del nostro Paese per far fronte alla pandemia che ormai ci vede coinvolti da due lunghi anni. Conosciamo tutti fin troppo bene i disagi e la sofferenza di bambini e adolescenti durante i pesantissimi mesi di lockdown e di chiusura delle scuole: sono stati mesi di fatica estrema anche per noi genitori, a destreggiarci tra lavori impegnativi e figli piccoli annoiati o adolescenti arrabbiati. Oggi siamo nel 2022, la situazione pandemica è sempre delicata e di difficile gestione, me ne rendo ben conto, ma è diversa rispetto ai mesi passati: vantiamo una percentuale del 91% della popolazione over 12 tra vaccinati e guariti dal Covid; anche una consistente percentuale dei nostri bambini di 5-11 anni è vaccinata o guarita. E allora perché le scuole sono chiuse? Sì, “chiuse”: personale scolastico decimato, interruzione del servizio di post-scuola ma, soprattutto, lezioni in presenza a singhiozzo. Mi sforzo di accettare che l’esigenza della sospensione dell’attività scolastica sia un tema delicato, di non semplice gestione, ma allo stesso tempo non riesco a comprendere come in Inghilterra e Francia, Paesi dove evidentemente la scuola è davvero una priorità, le regole siano pensate per garantire quanta più frequenza possibile della scuola in presenza. Non faccio parte delle Istituzioni, non sono né un tecnico, né un medico, sono mamma di due bambini e avvocato nella vita professionale e non ho nessuna presunzione di entrare nel merito delle valutazioni tecnico-scientifiche che auspico siano alla base delle soluzioni adottate dal nostro governo. Di una cosa, però, sono certa: le valutazioni e le decisioni di volta in volta adottate devono essere le stesse per adulti e bambini…

Scrivo questa lettera perché la situazione che vede coinvolti oggi i nostri bambini non sembra andare verso un miglioramento, non certo prima di qualche mese: noi genitori siamo davvero disposti ad accettare che, di nuovo, i nostri figli siano di fatto privati della socialità, oltre che dell’istruzione, solo perché non possono beneficiare dello stesso trattamento degli adulti a parità di condizioni? Io personalmente non voglio rassegnarmi, a maggior ragione dopo due anni ad accettare passivamente come nel nostro Paese siano sempre i bambini a pagare il conto più salato della pandemia. Sono stufa che si studino, giustamente, regole e soluzioni per fare andare avanti, in tempo di Covid, economia, lavoro, eventi, turismo, sport, ristorazione, ma che nemmeno si provi a trovare una soluzione efficace per garantire la scuola in presenza o, almeno, la vita fuori dalle mura domestiche ai nostri figli. Senza contare che questa discriminazione tra bambini e adulti potrebbe addirittura esse controproducente al fine della buona riuscita della campagna vaccinale per la fascia 5-11 anni: tutti i genitori tuttora indecisi o coloro i quali a oggi non hanno riscontrato un rapporto rischi-benefici tale da farli propendere per il vaccino ai bambini, non vedendo in concreto alcun tipo di vantaggio per la vita sociale, l’istruzione e la psiche dei loro figli, sceglierà di non vaccinarli. Ricordiamoci che “il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” (Dietrich Bonhoeffer).

Clara Luraschi

Il Colle, l’Ariston e l’effetto paralisi

Mattarella è rimasto sul Colle, Draghi è rimasto a Palazzo Chigi, Amadeus è rimasto al Teatro Ariston, è arrivato anche Fiorello (grazie al cielo)… È bello vivere in un Paese pulsante, dove tutto cambia e si rinnova in continuazione per almeno tre buone ragioni. Perché Mattarella è Mattarella, perché Draghi è Draghi, e soprattutto perché Sanremo è Sanremo. A questo punto si sente la mancanza di Amadeus (perché è Amadeus), che in questi anni si è adoperato per omologare l’omologabile, riportare Sanremo a Sanremo sia sul fronte televisivo, parata al valore nazional-popolare, sia sul fronte musicale (zero eliminazioni, zero categorie, Yuman, Mahmood e Iva Zanicchi in un unico pentolone, e Orietta Berti sulla nave sponsor, finché lo sponsor va, lascialo andare).

Se Sanremo deve essere solo se stessa, niente di meglio dell’inalterabile Amadeus, i cui tempi televisivi sono ormai assoluti con Ornella Muti come con Checco Zalone, potrebbe salire al trono o andare al patibolo e non noteremmo la differenza. Questa è la strada maestra per centrare gli ascolti di una kermesse che ogni anno ricorda sempre più il Palio di Siena. I senesi non inorridiscano, Piazza del Campo è imparagonabile all’unico cinema d’Italia non decaduto, anzi, rimpannucciato a teatro; però anche l’Ariston ferma il tempo e fa rivivere qualcosa che non c’è più né più tornerà, la televisione come punto di fuga capace di unire il popolo più disunito del mondo. Se sull’elezione del Quirinale non c’è stato verso, per il festival è arrivato il plebiscito dell’Auditel. I poli dovrebbero imparare da Amadeus e Fiorello; perfetti in scena perché sono insieme da prima e lo resteranno dopo, perché l’amicizia fa più di ogni copione, infatti nel copione non c’è. (E solo per Sanremo sopravvivono i gruppi d’ascolto. A me ha citofonato Matteo Salvini. Come potevo dirgli di no, dopo la settimana che ha passato? Lui per sdebitarsi ha voluto preparare una torta a tutti i costi. Che naturalmente si è bruciata).

I morti di covid sono pregati di non disturbare i migliori

Se è vero che “Draghi riapre l’Italia” (Repubblica) e dal 7 febbraio “l’Italia sarà più aperta” (Corriere), i 400 morti al giorno di Covid potrebbero anche avere il buon gusto di adeguarsi al “nuovo corso” ed evitare di morire; oppure, se proprio ci tengono, possono continuare a crepare, a patto di farlo senza clamore, fermo restando che il governo – in ciò sostenuto dai gagliardi rappresentati della Medicina basata sull’Ottimismo – sta meditando di non fornire più l’avvilente bollettino quotidiano di contagi, decessi e ricoveri in terapia intensiva. Che sono quei musi lunghi? Su con la vita! La pandemia è finita. Lo prova l’imminente scioglimento del Cts, che “serviva per l’emergenza” (Corriere), emergenza che, come detto, non c’è più; lo prova la fine delle restrizioni per chi è vaccinato, anche in zona rossa, annunciata con enfasi inspiegabile dal premier ex aspirante Capo dello Stato, che ha disposto anche la fine della Dad per gli scolari vaccinati (ora si dice “immunizzati”: un modo per dare a intendere che il vaccino impedisce di essere contagiosi, come peraltro credeva Draghi fino a poco tempo fa).

È evidente che sono prove tautologiche, fallacie che si sostengono a vicenda, tanto è vero che gli ospedali ancora rimandano gli interventi di routine, i controlli per malati oncologici e i ricoveri ordinari, e che le Asl sono ancora in tilt per i tamponi. Ma questa è minutaglia fisiologico-burocratica da scaricare su quei cittadini che ancora si ostinano a rivolgersi alla Sanità pubblica, invece di accedere alle cliniche private (dirette da quel tipo di medici ottimisti col golfino sulle spalle che suonano la grancassa quotidiana della “normalizzazione” del virus), pagando cash o con carta di credito o meglio ancora per mezzo di assicurazione (siamo o non siamo una Repubblica governata dai Banchieri?). È una “fase nuova”, si intravedono “nuovi orizzonti” (Corriere); presto si potranno ri-togliere le mascherine all’aperto (quando è certo che una Ffp2 protegge più del vaccino). Sono tutti modi retoricamente radiosi per non dire la verità: il governo ha deciso di non fare più niente per arginare la pandemia, perché non è capace e lottare contro il virus costa troppo in termini economici e di consenso. Avendo scommesso tutto su vaccini che durano 4 mesi, e constatata l’incapacità di perseguire misure di contenimento ragionevoli – tamponi, tracciamento, telelavoro, trasporti e scuole sicure – ha cinicamente tirato i remi in barca. Non che questo imponga alle coscienze dei Migliori di ammettere il fallimento: non potendo agire sulla realtà, ne costruiscono una falsa, il cui avveramento festeggiano spavaldi. La linea etica su cui si fonda il non agire del governo è la seguente: se ci infettiamo tutti, nei superstiti si crea immunità naturale (che dura, pare, più di quella dei Sacri Vaccini); certo, gli anziani e i fragili, magari plurivaccinati, ne finiranno accoppati, ma pazienza (anzi: un bel risparmio per la Previdenza sociale), non disturbiamo la crescita del Pil con insensate ipocondrie sentimentaliste.

L’inghippo di questa retorica è giocare col massimalismo per depotenziare ogni obiezione: chiunque critichi la linea darwinista-fatalista del governo (chi muore di Covid, magari del “raffreddore” Omicron, aveva le ore contate e non avrebbe comunque partecipato “allo sforzo produttivo del Paese”, secondo un’espressione di Giovanni Toti) è accusato di volere i lockdown, le scuole chiuse, i ristoranti e gli alberghi sbarrati. Ma è un trucco: l’ipotesi del lockdown non è in campo. Piuttosto, si dovrebbe puntare su scuole sicure, sanità territoriale, congedi parentali, smart working (ma Brunetta non gradisce), mezzi di trasporto, investimenti nella ricerca per ambienti sanificati etc. Il governo non ha soluzioni, a parte quella naturale riveduta e corretta: i più adatti sopravvivono, gli inadatti soccombono, i Migliori governano.