Più dei Benetton con Autostrade per l’Italia, più dei Gavio con la Torino-Milano, più di tutti gli altri signori italiani del casello, gli enti locali di Trento e Bolzano trattano come un gigantesco bancomat la “loro” autostrada, la Modena-Brennero (A 22, 410 chilometri) di cui sono concessionari. Di conseguenza considerano gli automobilisti che ci transitano sopra al pari di tante piccole e inconsapevoli mucche da mungere fino allo sfinimento. È dal 1997 che su quel percorso gli automobilisti devono pagare un super pedaggio contenente una specie di tassa ad hoc che avrebbe dovuto finanziare la costruzione del tunnel ferroviario del Brennero. Ora governatori, sindaci e presidenti di Provincia di quelle parti vogliono di più: un altro aumento. A colpi di 35 milioni di euro l’anno, pedaggio dopo pedaggio il Fondo Brennero è diventato un tesoro di circa 700 milioni custodito dagli enti locali come fosse roba loro. Di più: con quei pedaggi la concessionaria dell’Autobrennero è diventata (in proporzione) la più florida d’Italia.
Il 24 giugno i soci pubblici detentori della maggioranza societaria con circa l’85 per cento del totale e i privati (il restante 15 per cento), dopo essersi elargiti un bonus straordinario di 64 milioni di euro a dicembre 2019, hanno deciso di spartirsi la bellezza di altri 35 milioni di euro di dividendi. Lo hanno fatto in un periodo terribile per le altre concessionarie che hanno deciso tutte, dai Benetton ai Gavio, di non distribuire alcunché. Per l’Autobrennero, però, gli enti locali di Trento e Bolzano stanno trattando con il governo per prolungare la cuccagna. Pretendono di aumentare i pedaggi perché devono trovare in fretta altri soldi, 70 milioni di euro circa, per liquidare i privati: 5 per cento l’autostrada Brescia-Padova che dopo essere stata per un po’ controllata dagli spagnoli di Abertis è tornata sotto la grande ala di Autostrade per l’Italia. E il 10 per cento la veneta Cis (Compagnia investimenti e sviluppo). Per la verità i privati preferibbero non muoversi di un passo perché con l’Autobrennero incassano un bel po’ di soldi, ma il vento è girato in una direzione che li costringe a uscire. La concessione è scaduta 6 anni fa e da allora i soci, in particolare gli enti locali trentini e di Bolzano, non pensano ad altro che trovare un sistema per non far scappare dal pollaio la gallina dalle uova d’oro. L’evento che più temono è che si faccia una gara che consenta al migliore offerente di entrare nella gestione e fino a ora sono riusciti nell’intento. Grazie alla fattiva collaborazione dei ministri Pd e M5S che si sono succeduti in questi anni gli enti pubblici di Trento e Bolzano sono riusciti a farsi riconoscere un allungamento della concessione della bellezza di 30 anni, fino al 2044. L’Europa non ha bocciato l’operazione, ma ha posto un vincolo: ok all’allungamento ma a patto che la concessionaria diventi interamente pubblica, cioè escano i privati.
E qui la faccenda si complica perché per dire addio al bengodi i privati vogliono essere liquidati. Dapprima hanno chiesto più di 150 milioni di euro, poi hanno detto che si sarebbero accontentati di 70. Dove trovare i soldi? Ci sarebbe il tesoro del Fondo Brennero, ma la Corte dei conti vigila e ha già espresso il suo altolà: quei soldi non si toccano. Grazie ai buoni uffici di Maria Elena Boschi che è stata eletta deputata da quelle parti con il Pd (ora è nella maggioranza di governo con Italia Viva di Matteo Renzi) sono già stati spostati un paio di volte i termini entro i quali si sarebbe dovuto procedere a una gara.
Ora c’è una terza data in ballo, il 30 settembre, che sembra lontana ma non è così per faccende di questo tipo. E quindi i rappresentanti degli enti locali friggono per escogitare una soluzione che li rassicuri. Con il governo hanno anche cercato di concordare un emendamento da infilare nel decreto Rilancio con tre obiettivi: considerare il malloppo del Fondo Brennero non un tesoro accumulato per costruire il tunnel, ma semplice capitale sociale della concessionaria. Due: slittamento della data della gara. Tre: un salvacondotto che consenta loro di concludere in tutta tranquillità l’operazione sborsando ai privati il regalo preteso senza finire nella tagliola della Corte dei Conti. Il Corriere del Trentino informa che tra i rappresentanti degli enti locali della zona e il governo è in corso già da tempo una “proficua interlocuzione” e già ci sono stati incontri con la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd).