C’è chi pensa di fare un video per spiegare ai bambini come dovranno comportarsi in classe e chi ha ipotizzato di incontrare gli allievi ad agosto per fare una simulazione. A Mantova le maestre della scuola dell’infanzia si stanno formando per fare scuola all’aperto e a Govone stanno ripensando agli spazi esterni alla scuola. Maestri e professori di tutt’Italia non hanno aspettato le linee guida della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Dopo l’ultima lezione online non hanno spento i loro computer ma hanno iniziato ad “incontrarsi” a distanza per ipotizzare gli scenari della ripartenza. Una riunione dopo l’altra, ore ed ore di discussione per non farsi trovare impreparati.
Stefania Manassero, maestra della scuola dell’infanzia di Castagnito (Cuneo) con le sue colleghe ha parlato con i sindaci del territorio: “Noi stiamo pensando di fare outdoor education. Abbiamo studiato varie possibilità per uscire sul territorio con i nostri 48 bambini. Aspettavamo le indicazioni precise sul numero di alunni per insegnante ma finora non sono arrivate. Speravamo uscissero linee guida un po’ decenti”. A Mantova, dove la maggior parte delle scuole dell’infanzia sono comunali, l’amministrazione sta lavorando con le maestre: “Tutto il nostro personale – spiega Laura Rodella, funzionaria del settore istruzione – è stato iscritto a un corso di formazione che stiamo facendo con l’associazione “L’asilo nel bosco”. Abbiamo spazi adeguati e useremo molto i giardini”.
Più complessa la situazione nelle scuole primarie. Chiara Giuliotti, maestra della “Rodari” di Saronno ha appena concluso la terza riunione online sull’argomento: “Per ora sono solo delle idee perché non essendoci le linee guida possiamo solo fare delle ipotesi. Abbiamo pensato a diversi scenari. Nel caso in cui si torni in aula, se ci verrà richiesto di tenere la distanza minima di un metro, dovremo dividere la classe in due gruppi. I problemi di gestione sono enormi: vanno ripensati gli spazi scolastici per capire dove creare delle aule in più. Abbiamo ipotizzato di usare dei luoghi adibiti ad attività di laboratorio ma non basteranno”. La maestra Giuliotti accenna a un’idea originale: “Pensiamo di fare un video tutorial per spiegare ai bimbi le nuove regole che dovranno seguire”.
Dalla Lombardia alla Campania. Ad Ariano Irpino, paese che è stato zona rossa per quasi 40 giorni, Gerarda Dal Medico, insegnante della scuola primaria “Don Milani” sta lavorando a stretto contatto con il preside: “Vogliamo incontrare i bambini ad agosto per fare una sorta di prova e far prendere loro dimestichezza con le misure di distanziamento. In alcuni plessi bisognerà pensare a una turnazione, per dare la possibilità ai genitori di non incontrarsi. Dovremo giocare su una flessibilità del tempo scuola. Il tema della ripresa è molto ansiogeno. I rischi a cui andiamo incontro sono alti, non possiamo credere di non rientrare”.
Alle superiori il tema è ancora più complesso. All’istituto tecnico “Ferraris” dove insegna il professor Nicola Cotugno ci sono 2.100 alunni e 300 docenti: “La situazione è caotica. Se volessimo distanziare i ragazzi in aula avremmo 10/12 alunni per classe. Dovremmo fare un doppio turno in una classe: pedagogicamente è un disastro. L’unica cosa che stiamo pensando di attuare è la didattica mista. Sul resto vedremo come fare”. A Palermo, invece, al liceo linguistico “Ninni Cassarà” hanno dedicato un collegio docenti al tema della ripresa: “Pensiamo – spiega la professoressa Erika Drago – di ricavare aule in più utilizzando i laboratori di lingue e di informatica, in modo da smistare gli alunni in gruppi ridotti. Mentre la ricreazione dovrebbe svolgersi in aula e seduti”.