Tre smeraldi, quattro rubini, uno zaffiro, venticinque perle, per un totale di 157.927 franchi d’oro: sono gli acquisti che Therese Lachmann, ex marchesa de la Païva, partita ragazzina dal ghetto di Mosca e diventata la più costosa delle cortigiane del Secondo Impero, fa presso la boutique Boucheron a Parigi in un solo giorno, il 27 ottobre 1872. A pagare il conto è il suo nuovo marito ventenne, il conte von Donnersmarck, magnate amico di Bismarck. Non paga, si fa anche costruire un palazzo, l’Hotel de la Païva (ancora oggi visitabile a Parigi) dai soffitti affrescati e una vasca d’argento Christofle dai rubinetti d’oro (tra cui uno per lo champagne).
Ma la Païva non è la sola escort che si regala una dimora grazie al patrimonio accumulato a suon di marchette. Nella stessa metà del XIX secolo anche Pearl DeVere, in Colorado, inaugura un lussuoso locale di prostituzione: salotti con divani damascati, pianoforte a coda e una stanza con un oblò di vetro per scegliere in incognito le ragazze. La Païva e Pearl DeVere: due esempi di donne che attraverso la seduzione e il sesso abbattono le barriere sociali e riescono a conquistarsi, partendo dal nulla, un potere e un’autonomia, anche economica, impensabili per le donne “oneste” del loro tempo.
Ed è proprio per rendere onore a queste figure – contro la retorica che ha recuperato sì donne del passato, ma purché scienziate, rivoluzionarie o artiste – che la scrittrice Lia Celi ha deciso di raccontare alcune delle loro appassionanti biografie nel libro Quella sporca donnina. Dodici seduttrici che hanno cambiato il mondo (Utet).
La prima sex worker della storia si chiama Rahab e ce la presenta il Vecchio Testamento. Battona a Gerico nel XV secolo avanti Cristo, è una popolana che mantiene la famiglia e si salva dalla distruzione della città nascondendo due spie israelite. Nel IV secolo avanti Cristo troviamo invece Frine, escort distinta che intrattiene i gentiluomini con spettacoli di burlesque e fòlgora Prassitele, diventando la sua modella per l’Afrodite cnidia. Nella rigida società confuciana del V secolo dopo Cristo, in Cina, la giovanissima Su Xiaoxiao, fine poetessa, affascina invece ricchi mercanti e alti funzionari. Scappa invece da un matrimonio opprimente la veneziana Veronica Franco: letterata e star delle “cortigiane honeste”, avrà sei amatissimi figli e una vita inimitabile (diventerà protagonista del biopic Padrona del suo destino, uscito nel 1998). C’è poi anche chi, come l’inglese Harriette Wilson, dopo essersi ripassata tutta l’aristocrazia inglese, a fine carriera decide di scrivere un libro di memorie di successo per fare un po’ di soldi ricattando gli ex clienti. Nelle carceri del Terrore l’oscura fille de joie Eglé ride in faccia ai giudici e affronta la ghigliottina con la dignità di una regina, nel lager del Terzo Reich viene reclusa Hedwig Porschutz, che si prostituiva per sfamare ragazze disabili ebree nascoste nel suo appartamento: oggi è commemorata come Giusta fra le Nazioni.
Da Rahab a Divine Brown (la prostituta che cresce le figlie grazie a un po’ di sesso orale con Hugh Grant), queste “battone” – che l’autrice definisce “anarchiche, coraggiose, pragmatiche, intelligenti” – riescono a conquistarsi un anticipo di libertà di cui godono le donne del XXI secolo, relazionandosi abilmente con le autorità dell’epoca per aggirare i divieti, ma soprattutto utilizzando la moneta sonante dell’amore: perché il libro racconta anche di uomini perdutamente innamorati (spesso ricambiati) e fragili.
Dai bassifondi ai salotti, dalla Bibbia al Sunset Boulevard, le dodici “sporche donnine” di Lia Celi ci impartiscono una lezione antica e modernissima: “Nella vita può succedere a tutti di doversi vendere. L’importante è non permettere a qualcun altro di decidere il nostro prezzo”.