Dovrebbero correre e invece galleggiano sul filo dei numeri, dovrebbero unirsi nelle Regioni invece si guardano male, ogni santo giorno. Non va proprio liscia per i giallorosa, se il capodelegazione del M5S, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, lo ha dovuto ricordare nella riunione di governo di martedì sera: “Va bene le riunioni tecniche, ma sulla concessione ad Autostrade bisognerà passare dal tavolo politico di maggioranza”.
Bonafede, mediatore per indole e ruolo, non ha alzato la voce. Ma per il governo che non ha più la maggioranza assoluta in Senato, causa emorragia nei 5Stelle, il dossier Aspi sta (ri)diventando un guaio. Almeno per il Movimento, irritato perché il presidente del Consiglio Giuseppe Conte due giorni fa si è riunito a Palazzo Chigi con due dem, il ministro dell’Economia Gualtieri e quella alle Infrastrutture De Micheli, per fare il punto sul tema Autostrade. Senza grillini. “Riunione tecnica” è stato detto. “Ma se chiudi dal punto di vista tecnico poi è facile mettere i partiti di fronte al fatto compiuto” ringhia un 5Stelle di governo. E l’accusa è sottesa, Conte sta virando verso la posizione del Pd, che punta soprattutto a ottenere da Autostrade un robusta riduzione delle tariffe. “Ma non può certo bastarci, Aspi deve cedere le sue quote, quello è il punto” insistono dal M5S. Mentre il blog delle Stelle rilancia le parole del senatore Andrea Cioffi: “Per la Corte dei Conti la convenzione ad Autostrade è illegittima”. Per questo stasera dovrebbe esserci una nuova riunione dei capidelegazione. Dove avranno molto da dirsi, anche sul resto. Per esempio sul decreto Semplificazioni che doveva essere fatto di corsa, e invece no, perché c’è ancora molto da discutere.
Lo ricorda a Radio Anch’io il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio: “I dati dell’Anac dimostrano che il Codice degli appalti sta funzionando molto bene, quindi sono assolutamente contrario alla sua sospensione per tre anni proposta da Luigi Di Maio”. Ergo, i giallorosa sono ancora lontani tra loro anche su come sbloccare i cantieri. Mentre dal ministero dell’Economia trapela che Gualtieri ha in mente una manovra da 20 miliardi da approvare entro metà luglio. Ma senza il taglio dell’Iva, che Conte vorrebbe almeno come misura temporanea. E i 5Stelle sono sull’identica linea. Non a caso la vice di Gualtieri al Mef, la dimaiana Laura Castelli, nota: “Anche per la Corte dei Conti è urgente una riforma fiscale per ridurre le tasse”. E parla della riforma anche per insistere sull’Iva. Così entrambe le sponde sperano di rinviare almeno un po’ di grane a settembre. E la prima rogna da far rotolare più in là resta il Mes. “Ultimamente del fondo salva-Stati parliamo pochissimo, si spera di ‘abbassare’ il tema per guadagnare tempo” fa notare una fonte qualificata. Anche perché ormai la maggioranza è fragilissima a Palazzo Madama, dove è scesa a 160 voti certi.
Ovvero, è appesa all’aiuto degli ex grillini che affollano il Misto. “Non abbiamo problemi di numeri, al Senato abbiamo 170 voti” giura a SkyTg24 il ministro per i Rapporti con il Parlamento il grillino Federico D’Incà: ottimista per forza. “Il gruppo Autonomie da un po’ guarda verso destra” sussurra un big. Mentre nel M5S sono in bilico almeno altri quattro senatori, tra restituzioni in ritardo (Marinella Pacifico, Fabio Di Micco) e dissenso politico (Tiziana Drago, Mattia Crucioli). “Ne perderemo altri, ma non verso il centrodestra, un paio si sono offerti ma Lega e Fratelli d’Italia hanno detto no”, sostiene un grillino del Senato. Tradotto: “non dovrebbero votarci contro”. Ma il 30 giugno scade il termine entro cui mettersi in regola con le restituzioni.
E allora i vertici del M5S sono terrorizzati dal contraccolpo di nuove espulsioni. Perché i numeri sono stretti, mentre i problemi non finiscono mai.