“Èun disastro: stanno ripartendo spiagge, monti e laghi. Non le città come Venezia. Zero, siamo vicini allo zero. Chi non ha affitti da pagare, non apre nemmeno”. Ondina Giacomin è presidente di Abbav, la più forte associazione veneta che riunisce B&B e locazioni turistiche private: “Per il momento a Venezia ci aggrappiamo agli studenti, è stato firmato un documento con gli atenei. Contiamo di affittare a loro stanze e appartamenti, per arrivare almeno fino al marzo 2021”.
In centro storico le strutture di questo genere sono circa 9 mila, in tutto il Veneto, su 480 mila posti letto, 300 mila sono extra-alberghieri. Tutti hanno iniziato a stipulare assicurazioni per danni sanitari da 5 euro a ospite. Da Airbnb, che aveva promesso risarcimenti, “non s’è visto un dollaro”. Le città si svuotano: non ci sono gli abitanti, che avevano lasciato il posto alle strutture ricettive, e ora mancano anche i turisti. C’è però chi riapre. “È un atto di coraggio: rialzi la testa e continui a vivere, ma il turismo ancora non c’è”, spiega Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Albergatori Veneziani. “Il 18 maggio hanno aperto i primi 4, oggi siamo a circa 100 alberghi aperti, il 35%”. Per fare i conti basti dire che a Venezia arrivavano più di 10 milioni di turisti l’anno, esclusi quelli delle spiagge del Cavallino, e che per quasi tre mesi il fatturato è stato zero: solo all’inizio di luglio si arriverà al 70% degli alberghi aperti. “Calcoliamo che a luglio e agosto si abbia una copertura delle stanze del 15%, per salire a 35-40 tra settembre e novembre”. La normalità? “Se non ci sono ricadute, col Carnevale 2021”. I cieli da Usa e Canada sono ancora chiusi.
A Roma è lo stesso. Il ritorno alla normalità è previsto a marzo 2021, quando torneranno gli americani. “Abbiamo chiuso il 10 marzo – spiega Fabrizio Trifoglio, che gestisce due hotel in centro – Il personale è in cassa integrazione, abbiamo tamponato nonostante i ritardi. Ora monitoriamo il mercato per capire che direzione prende: facciamo marketing mirato sui Paesi che pian piano escono dal lockdown”. Al momento, solo l’hotel Teatro Pace, in piazza Navona, ha registrato qualche prenotazione: “Avevamo ipotizzato l’apertura dal 1 luglio ma le richieste sono ancora poche. Aspettiamo fino al 25 giugno, poi decidiamo. Non vorrei stare fermo: quando finirà la cassa integrazione, come faremo?” Il crollo delle prenotazioni ha toccato quasi il 90%. “Dall’Italia non abbiamo ricevuto neanche una prenotazione – spiega Trifoglio – la situazione delle famiglie non è delle migliori”. E il bonus? “È complicato: abbiamo bisogno di cash flow e certo non basta il prestito da 25 mila euro che, pur con tutte le difficoltà, siamo riusciti ad avere”.
Firenze,nell’estate 2019, aveva inglobato la maggior parte dei 25 milioni di pernottamenti in Toscana. Oggi, dal Duomo agli Uffizi, passando per l’Oltrarno, si percepisce solo un vuoto come mai in questo periodo. Gli unici turisti che si incontrano vengono dall’Italia. A risentirne sono soprattutto alberghi e ristoranti. Secondo Confindustria è stato cancellato il 99% delle prenotazioni a maggio e il 91% a giugno. Per questo molti alberghi non hanno riaperto, come l’Hotel Firenze, a pochi passi dal Duomo: “Sarà difficile ripartire entro l’estate – racconta il titolare Enrico Borgogni – faccio anche il centralinista e abbiamo avuto zero prenotazioni. Solitamente in questo periodo ho il 94% delle camere occupate, oggi nessuna. Adesso stiamo provando a chiamare tutti i vecchi clienti per proporre loro grandi sconti ma ormai quest’anno è andato. Siamo disperati”. Aldo Cursano, titolare del ristorante Kome, parla di momento “tragico”: “Noi abbiamo riaperto, ma molti non lo hanno fatto. L’importante è che ci facciano lavorare senza limitazioni”.
Anche a Firenze l’emergenza ha reso evidente il problema del centro colonizzato dal turismo stile Airbnb. Secondo i dati raccolti da due docenti della Sapienza di Roma, Filippo Celata e Antonello Romano, che hanno analizzato gli open data forniti da Facebook, durante il lockdown il centro storico di Firenze ha registrato il 70% di presenze in meno. E il Comune ha scoperto molte residenze fittizie: a volontari e dipendenti che dovevano consegnare le mascherine è rimasto in mano il 10% del materiale. In città gli “host attivi” sono 6.062, di cui il 72,8% nel centro storico: le prenotazioni cancellate hanno toccato punte del 90% tra aprile e maggio e la città è destinata a rimanere vuoto per tutta l’estate. “È un dramma – racconta Alberto, 38 anni, che dal 2018 affitta con Airbnb un monolocale in Oltrarno – Avevo prenotazioni fino a settembre”.
Non va meglio nelle zone di vacanza. La Sardegna torna in cima alle ricerche di viaggio sul web, ma accusa il contraccolpo delle disdette e della crisi economica. Il ristorante di Luigi Pomata a Cagliari è un’istituzione da quasi vent’anni. “Ripresa? Quale ripresa? – spiegano – Quest’anno per la prima volta terremo chiuso il nostro bistrot, mentre a Carloforte apriremo solo a luglio”. A parlare sono i numeri: “La gente non arriva, la crisi morde. Abbiamo un calo di fatturato dell’80%”.
I dati più aggiornati sono quelli dell’ultimo bollettino dell’Enit, l’agenzia nazionale del turismo. Al 10 giugno, l’Italia pur avendo il maggior numero di prenotazioni in corso in Ue ha registrato il calo maggiore: -89,4% rispetto al -88,9% della Francia e al -87,3% della Spagna. Le prenotazioni aeree dall’estero sono 203.663 (201 mila per la Spagna e 170 mila per la Francia). Nel 2020, insomma, i turisti stranieri caleranno del 55%: 35 milioni di persone e 119 milioni di pernottamenti in meno. In soldi significa 23 miliardi di euro in meno di entrate dall’estero (erano 41,5 miliardi). Non va meglio nel mercato interno: quasi 44 miliardi di ricavi in meno sul 2019. Solo il 47% degli italiani prevede, infatti, almeno un periodo di vacanza di qui a inizio ottobre, il 25% non sa ancora se partirà.