Liberi tutti? L’impressione, specie dopo i festeggiamenti in piazza a Napoli per la vittoria in Coppa Italia, è che gli italiani – ligi durante il lockdown – abbiano preso poco sul serio le fasi successive. Ma davvero abbiamo abbandonato ogni precauzione contro il Covid? Abbastanza, ma non del tutto.
Milano L’autodisciplina a Milano è la prima regola. Certo, con qualche eccezione, come il liberi tutti serale per lo spritz: calano le cautele e anche le mascherine. Ma il capoluogo lombardo ha saputo adattare rapidamente le sue abitudini: “Ormai non ci faccio più caso – racconta Gianna Barbini, pensionata – quando vado al supermercato mi fanno l’autovelox”, che poi sarebbe la misurazione della temperatura senza neanche fermarsi. E pare normale, salvo nelle ore di massima congestione, sedersi distanti sul bus e sulla metropolitana. È normale entrare a turno in banca e nei negozi. Spalmarsi il gel all’entrata e all’uscita. “Finisco la giornata che ho due centimetri di disinfettante sulle mani”, scherza Gianna, 77 anni. Speriamo che basti: il virus è ancora qui (ieri su 6.228 test altri 157 positivi con una percentuale record del 2,52%).
Torino Movida a maglie più larghe rispetto alle scorse settimane, ma con centinaia di vigili e poliziotti pronti a controllare le piazze di Torino in vista non solo dei weekend, ma della festa di San Giovanni, patrono della città (24 giugno), evento che potrebbe attirare in strada migliaia di persone. La sindaca Chiara Appendino ha firmato un’ordinanza che da un lato lascia un po’ di respiro ai locali – chiusura alle due – dall’altro cerca di arginare il fenomeno dei minimarket che spesso vendono alcol ai minorenni proseguendo il divieto di vendita per asporto di alcolici e superalcolici dalle 21. Stop anche ai distributori automatici con divieto di vendita dalle 21 alle 6. Per chi viola le ordinanze la sanzione minima è di 400 euro, fino a un massimo di mille euro. Per agevolare il distanziamento sociale la sindaca ha pedonalizzato la zona di lungopo Cadorna, cuore della vita notturna del centro. Stop alle auto quindi per almeno due weekend.
Genova Gli immigrati ce l’hanno quasi tutti, la mascherina. Forse per sentirsi uguali e parte della comunità; per mostrare che rispettano le regole. Ma a Genova la maggioranza delle persone circola ancora con la protezione: vero, c’è chi la indossa a mezz’asta, magari sotto il mento. Osservando per strada – un dato senza pretese di precisione statistica – si contano 67 persone su cento con la mascherina indossata, 23 che la portano in modo scorretto o la tengono in mano, e dieci invece del tutto prive di cautele. Nonostante la riapertura pressoché totale, in città si nota ancora molta attenzione: entrate scaglionate nei negozi, clienti a distanza di sicurezza, e ovunque gel disinfettante a portata di mano. Cura e attenzione (seppure in calo) anche in ristoranti e bar, alle Poste o nelle stazioni: a Porta Principe, principale scalo ferroviario genovese, chi entra deve farsi misurare la temperatura. Sui treni a lunga percorrenza vengono distribuiti kit. Certo, poi a volte la situazione scappa di mano: su alcuni convogli regionali per pendolari è dovuta intervenire la polizia ferroviaria per evitare situazioni pericolose. Stessa scena sui bus all’ora di punta. E poi ci sono le spiagge. Ma anche qui non mancano i vigili urbani che controllano e in alcuni casi multano chi esagera.
Bologna Privata degli studenti e dei turisti da weekend, Bologna si risveglia vuota e silenziosa. Serrande abbassate per molti ristoranti, bar con pochi avventori, ancora chiuse le storiche discoteche Peter Pan e Matis. Poco popolate anche le piazze in centro per effetto dell’ordinanza del sindaco Merola, che ha vietato la vendita d’asporto d’alcool dalle nove di sera: resiste solo il Pratello, la via bohemienne piena di locali dove nacque Radio Alice. Gli unici assembramenti che si possono temere sono quelli degli “umarells” – gli uomini in età pensionabile che passano il tempo a guardare i cantieri – abituati a ritrovarsi nei tanti circoli del territorio. Niente carte o partite a bocce però, per adesso rimane tutto fermo. Troppo fresco il ricordo del focolaio a Medicina con più di 50 casi nato proprio dentro una bocciofila. La movida è lontana, sui treni per Rimini: giovedì mattina il capotreno di un regionale Bologna-Ancona ha dovuto far scendere una trentina di passeggeri perché le carrozze erano troppo piene.
Toscana Da ieri sera in Versilia i giovani sono tornati a ballare. Hanno riaperto il “Maki Maki” di Viareggio e il “Beach Club” di Forte dei Marmi. Il tutto con obbligo di mascherina, prenotazione del tavolo e distanziamento sociale. Fuori, invece, la movida della costa toscana non conosce regole e – rispetto al caso di Napoli – non c’è nemmeno una coppa da festeggiare. Lo scorso fine settimana bastava girare per i locali del lungomare di Marina di Carrara per accorgersi che il distanziamento sembra un lontano ricordo e che le mascherine ormai vengono usate per lo più come foulard. Stesso discorso per la Versilia – da Forte dei Marmi a Pietrasanta passando per Viareggio – fino a Livorno dove, durante il giorno, gli stabilimenti e gli scogli di Calafuria sono presi d’assalto da persone senza alcuna protezione. A Firenze invece è tutto tornato come l’èra pre-covid: dal venerdì alla domenica piazza Santo Spirito, Sant’Ambrogio, Santa Croce e l’Oltrarno sono prese d’assalto con la riapertura dei locali. Poche mascherine e di distanziamento nemmeno a parlarne.
Roma La movida è già ripartita. E a breve seguirà anche la “Nuova Estate Romana”. I locali di Trastevere, Ponte Milvio, San Lorenzo e Rione Monti già da giovedì sera si sono popolati di giovani, sfruttando anche il “liberi tutti” che il Campidoglio ha voluto sui tavoli all’aperto. Una movida abbastanza ordinata, anche se non sono mancati gli “assembramenti”. Ieri la sindaca Virginia Raggi e il suo vice Luca Bergamo, hanno presentato “Romarama”, la nuova versione della tradizionale Estate Romana, con il ritorno – a ingressi contingentati – dell’Auditorium Parco della Musica e tanti eventi anche in periferia. Rimangono alcune limitazioni. Le corse taxi restano ridotte del 50%, mentre continuano i controlli della Polizia Locale a tutte le attività commerciali e turistiche. Annunciato l’azzeramento dei canoni per i centri sportivi comunali.
Calabria I numeri dell’emergenza coronavirus stanno consentendo alla Calabria una fase 3 tutto sommato tranquilla. Nei locali si entra sempre con la mascherina, ma da ieri si potrà riprendere a frequentare le sale da ballo e le discoteche. Dal 15 giugno, inoltre, la Regione ha riaperto i mercati, le palestre ed è ufficialmente iniziata la stagione per gli stabilimenti balneari. Anche se inferiori a quelle di altre regioni italiane, però le restrizioni ancora ci sono: chi viene in Calabria non dovrà più fare la quarantena, ma ha comunque l’obbligo di registrare il suo arrivo. I divieti di assembramento sono sempre validi. Lo hanno “scoperto”, a loro spese, i sei tifosi della Reggina identificati dalla questura per aver festeggiato, il 12 giugno, la promozione in serie B. Sul lungomare di Reggio Calabria hanno partecipato in centinaia e si erano creati assembramenti. Pochi giorni dopo, sei tifosi sono stati convocati in questura dove gli è stata notificata una sanzione amministrativa di 400 euro.
Sicilia Il lockdown e i posti di blocco a tappeto? Solo un lontano ricordo. Le mascherine? Abbassate al mento per il caldo. La ripartenza in Sicilia ormai da qualche settimana offre lo spartito del liberi tutti. Una rilassatezza generale a cui si aggiunge l’annuncio del governatore Nello Musumeci dell’imminente dichiarazione di isola Covid-free. Il drastico calo degli attuali positivi – rimasti per diversi giorni a quota 800 e poi scesi improvvisamente a 157 – ha fatto emergere pure un clamoroso errore di calcolo, dovuto alla trasmissione dei dati dalle aziende sanitarie alla Regione. La stagione balneare ha riaperto i battenti con alcune prescrizioni, spesso ignorate, che prevedono il distanziamento di un metro tra gli utenti e una superfice di almeno dieci metri quadrati per ogni ombrellone. Il fine settimana tuttavia resta il momento cruciale in cui si registrano i maggiori assembramenti. A Catania nelle ultime settimane sono già dieci i locali chiusi per violazioni delle direttive anti-contagio.