Fin dall’inizio, il Coronavirus cortocircuita Matteo Salvini. Non che ci volesse molto, ma il cazzaro verde appare subito in difficoltà: abituato com’è ad attaccare tutto e tutti, si rende conto – forse – che fare la parte del bullo in tempi di Covid-19 non paga. Le persone vorrebbero serenità, coesione, serietà e concretezza: l’esatto opposto di Salvini. A inizio marzo si è persino accodato alla proposta di Renzi (poi smentita da Renzi) di un governissimo per fronteggiare l’emergenza. Null’altro che l’inciucio al tempo del virus. Capite bene che farsi dettare la linea da Renzi è un po’ come prendere lezioni di arguzia da Gasparri. L’ipotesi è poi tramontata, non avendo né capo né coda (e neanche numeri in Parlamento), ma Salvini è sempre lì che gira a vuoto.
Inizialmente è stato l’unico a non degnarsi nemmeno di rispondere a Conte, anteponendo una volta di più l’ego ai problemi nazionali. Così facendo si è fatto nuovamente superare a destra dalla Meloni, che infatti nei sondaggi è quella che cresce di più. L’uomo che sussurrava ai citofoni ha poi varcato nuovi confini dell’incoerenza, branca dello scibile su cui del resto ha 178 lauree. Il 21 febbraio, in una delle sue tante dirette Facebook con inquadrature in 3D ad altezza pappagorgia, tuonava (a caso): “Ascoltiamo la comunità scientifica: blindiamo, sigilliamo i nostri confini! Ne va della salute di decine di milioni di persone!”.
Sei giorni dopo, dall’avamposto molto istituzionale di Madonna di Campiglio, ecco l’ennesimo dietrofront: “Riaprire! Tutto quello che si può riaprire! Riaprire, rilanciare. Quindi aprire, aprire, aprire! Tornare a correre, tornare a lavorare!” Poche idee e confuse. Salvini ha poi reinventato la geografia: “Se qualcuno chiedesse scusa agli italiani non sarebbe male, perché è evidente che qualcuno ha sbagliato qualcosa se l’Italia è il terzo Paese al mondo per contagi, davanti persino al Giappone, che confina con la Cina”. Come no: infatti il Giappone è un arcipelago e a separarlo dalla Cina c’è un mare (quello del Giappone, appunto).
Nel suo continuo lanciarsi a bomba contro se stesso, Salvini ha financo partorito delle proposte. Premesso che associare “Salvini” a “proposte” è quasi come mettere insieme le parole “Marattin” e “capellone”, il capitone leghista ha suggerito lo “stop alle cartelle in tutta Italia. Vanno sospesi subito gli adempimenti fiscali”. Bella idea: poi però gli stipendi a medici e infermieri, per citare giusto due categorie encomiabili, li paga lui. Se poi il governo lavora per destinare 3 miliardi e mezzo all’emergenza, lui non ci sta: “Ce ne vogliono minimo 20, meglio 50”. E ancora meglio 500. Salvini ha donato a Conte altre proposte per ripartire, battezzate dal presidente del Consiglio come fuffa. Quali erano queste proposte? Siamo in grado di svelarle ai lettori del Fatto. 1) Un’alabarda spaziale, fatta su misura per Speranza, affinché egli spezzi con essa le reni al virus. 2) Travestirsi da Sgarbi per lasciar credere al Covid-19 che in realtà siamo già tutti rincitrulliti e mezzi morti, quindi non è il caso di infierire (è l’unica proposta piaciuta a Conte). 3) Bombardare la Cina, però democraticamente. 4) Affidarsi al buon cuore della Vergine Maria. 5) Provare il mojito come antidoto al Coronavirus: magari non servirà a nulla, ma se non altro passeremo dalla possibile pandemia alla pressoché certa sbornia. Un bel passo avanti. Daje Matte’!