Il ciuffo sempre a posto, la pochette e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. Ma non è la solita foto di Giuseppe Conte che lavora chino sui dossier a Palazzo Chigi. Il profilo del premier stavolta è circondato da gelatina, crema pasticcera e qualche fragola qua e là. È una torta di compleanno: “Decretati i tuoi 31 anni”, recita la didascalia per il festeggiato. Firmato: “Le bimbe di Giuseppe Conte”. I Dpcm, le autocertificazioni e le dirette Facebook all’ora di cena (“anche stasera aperitivo con Beppe!”) sono diventate materia di adorazione sulle pagine social dedicate al premier. Ormai un tratto distintivo – quasi ontologico – di “Beppi”.
Ma non ci sono solo le decine di pagine fan del premier, che oggi contano più di 400 mila follower: durante il lockdown ne sono germogliate di nuove tutte dedicate ai politici che hanno dovuto prendere decisioni forti ma meno avvezzi alla comunicazione social, da Mattarella a Conte passando per i governatori Zaia e De Luca. In questo misto di satira, politica e culto della personalità, la sorpresa è grande: latitano le pagine dei leader politici tradizionali – Renzi, Salvini e Meloni su tutti – che con le loro bestie e bestioline hanno costruito la propria fortuna politica. Al leader di Italia Viva sono dedicate tre pagine di “bimbe” su Instagram: una satirica che lo prende in giro e due che ne elogiano la gesta. Ma in risultato è scarso: 213 follower in tutto.
Sui socialspopolano Sergio Mattarella e Giuseppe Conte. Un meme della pagina “Le bimbe di Mattarella”, parafrasando una famosa massima di Giorgia Meloni, li rappresenta come il “genitore 1” e il “genitore 2” della politica italiana. Prima di tutti sono arrivati i sostenitori dell’inquilino del Colle, seguendo l’esempio delle fan femministe di Lilli Gruber: oltre 40 mila follower che si dilettano a inneggiare la “compostezza” e “l’eleganza” di Mattarella per poi trasformarlo nel nuovo tronista che sceglie il premier da incaricare durante le consultazioni o l’Alessandro Borghese della politica italiana che, in piena crisi del Papeete, poteva “confermare” lo scioglimento del Parlamento o “ribaltare la situazione” con un nuovo governo.
Nel mezzo, tanti fotomontaggi – molto popolare quello in cui Mattarella usa il telefono per “bloccare” Matteo Salvini durante la crisi di Ferragosto – l’elogio della prosa quirinalizia (“ineludibile!”) e uno dei filmati politici più condivisi in rete durante il lockdown: “Eh Giovanni, non vado dal barbiere neanche io”. Le capigliature – calvo, lunghi dietro la nuca e le creste – si sono sprecate.
Il “genitore 2” invece è Conte che dalle sue innumerevoli pagine fan – la più attiva è “Le bimbe di Giuseppe Conte” con 109 mila “mi piace” su Facebook e 363 mila su Instagram – viene rappresentato come il protettore del Paese dalle opposizioni: “Bimbe era stanco sì, ma il foglio in mano non tremava di un millimetro – commenta Maddalena dopo la conferenza stampa sul Mes – Che carattere. Che sicurezza. Che assertività”. Per qualcuna, il premier è anche un sex symbol: “Vorrei che fosse il mio congiunto” prega una fan, mentre un’altra trasforma la “posta del cuore” nel “decreto del cuore”. Firmato: ovviamente da lui. Dalla pagina lanciano anche una proposta per il nome del nuovo partito del premier: “Le bimbe di Giuseppe Conte”. Avrebbe già mezzo milione di fan.
Eppure, lo scettro del successo “social” non spetta solo a Conte e Mattarella. Durante il lockdown è esploso il seguito di due governatori che cercano la riconferma a settembre: Luca Zaia in Veneto e Vincenzo De Luca in Campania. Al primo è dedicato il gruppo “Le Tose (in Veneto ragazze, ndr) di Zaia” con 139 mila iscritti: organizzano pullman per seguire i suoi comizi, lo sognano carnalmente (“Come che voaria esser a Venezia co lù adess!”) e stampano magliette con il logo delle “tose” raccogliendo fondi per la sanità. Il premio? Il ringraziamento diretto di Zaia. Stessa fama di De Luca che, imbracciando il lanciafiamme, viene rappresentato dai 30 mila fan come l’ultimo Samurai o il detentore del Trono di Spade.
Quasi assenti invece “le bimbe di” Matteo Salvini, Matteo Renzi, Giorgia Meloni e Luigi Di Maio. Il leader del Carroccio ha una pagina dedicata su Instagram che non sfonda i 2 mila “mi piace” limitandosi a riproporre la propaganda social di Luca Morisi, mentre Renzi si deve accontentare di pochi seguaci. Non pervenute invece le “bimbe” di Meloni e Di Maio.