“Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film ‘Il giorno della marmotta’” (tweet di Beppe Grillo contro Di Battista, che proponeva un’assemblea costituente delle anime del Movimento “e vedremo chi vincerà”).
Riassunto della puntata precedente: stiamo rivedendo daccapo il loop in cui, da qualche anno, Grillo è impaniato. I grillini in Parlamento sono una manica di improvvisati, tenuti insieme dalla paura di restare senza seggio alle prossime elezioni (se avessi un programma tv, inviterei il ministro degli Esteri Di Maio e gli chiederei: “Onorevole, fino a che pagina ha letto il ‘Manuale del Piccolo Ministro’, prima di mettersi a fare questo mestiere?”), che obbediscono – come adepti di una setta – agli ordini del capo, accettando multe salatissime, gogna web ed espulsione coatta nel caso venga loro in mente di esprimere liberamente un pensiero eterodosso, non sia mai.
Il parlamentare grillino che non obbedisce agli ordini di scuderia viene messo fuori, e deve pagare una penale di 150 mila euro. Chi accettò questa clausola (tutti gli eletti) non ebbe il senso della propria dignità personale, che è protetta anche da diritti personali come quello della libertà di opinione: firmando, i candidati del M5S affermarono di rinunciarci, in cambio del seggio possibile; ma un diritto personale è inalienabile. Se te ne freghi dei diritti, non puoi risolvere i problemi di una democrazia, perché i tuoi mezzi corrompono il fine. (Questo discorso vale, a fortiori, per Salvini). La battuta completa di Grillo: “Salvini? L’unica volta che andava in Europa l’ho incontrato in aeroporto. Salvini mi ha passato sua madre, le ho detto: ‘Signora, perché quella sera non ha preso la pillola?’. Poi Salvini mi ha scritto una settimana fa con un tweet, l’ha capita una settimana fa”. Salvini replicò da Floris: “Non ho mai passato mia mamma al telefono a Grillo”. Per amor di battuta, dunque, Grillo inventò la balla di Salvini che gli passa la mamma al telefono. Ci sta. Quando la balla, però, è “no al Tav, no al Tap, no all’Ilva, fuori i partiti dalla Rai, uno vale uno”, dopo un po’ chi ti ha votato te ne chiede conto: “È vero che Salvini ti ha passato sua mamma al telefono?”. Fino a ieri, quando qualcuno lo contestava, Grillo faceva il pesce in barile: “Ma io stavo scherzando”. Prima promette di risolvere i problemi del Paese, poi fa pasticci con la sua ghenga raccogliticcia, poi dice che si fa da parte e invece no, e alla fine ti prende pure per il culo. Stava scherzando, fessi voi che gli avete dato retta.
In campagna elettorale, Grillo rintuzzava l’accusa che i grillini fossero un branco di incompetenti usando il mantra di Trump “abbiamo visto cosa hanno combinato gli esperti”. E nessun giornalista replicò che, se gli esperti non erano ancora riusciti a risolvere certi problemi complessi, figuriamoci cosa avrebbero combinato gli inesperti. Se un chirurgo non ce la fa, ci si deve affidare a un passante solo se è un chirurgo più bravo. (Ma l’ignorantismo di Grillo è una forma di civetteria, e fa il paio con l’omologo ignorantismo di Celentano, che gli preparò il terreno. Li unisce pure una coincidenza emblematica: dotati di vis istrionica, recitarono entrambi nel ruolo di Gesù).
(2. Continua)