Ve lo ricordate Capezzone? Quello con gli occhialetti e l’eloquio un po’ secchione, imitato da Neri Marcorè. Quello Radicale, figlio di Pannella, europeista, liberista, ma pure un po’ socialista zapateriano, poi berlusconiano ortodosso, infine eretico, in fuga da Forza Italia e accolto da Raffaele Fitto. È stato un eccellente portavoce, visto che portava – con la stessa faccia – ogni volta la voce di uno diverso. E la portava ovunque: in tv, in radio, sui giornali, in Parlamento. E ora? Ora che fa Daniele Capezzone?
Il nostro, che non ha mai smesso di definirsi “liberale”, è diventato una delle firme di punta de La Verità di Belpietro, il quotidiano corsaro che ha cavalcato con talento gli spiriti animali dell’ascesa salviniana. L’ultimo Capezzone twitta garrulo nella cerchia dei Bagnai, dei Borghi, dei Rinaldi, dei Porro: è diventato uno degli intellettuali di riferimento nella galassia virtuale della destra “sovranista”, quelli che su Twitter mettono accanto al nome la bandierina italiana o quella greca. Apprendiamo con un certo sgomento dalla piattaforma eTrender, uno degli aggregatori che calcolano l’influenza dei profili social, che Capezzone sarebbe addirittura tra i primissimi “trendsetter” in Italia. La scorsa settimana era al quarto posto dietro a Matteo Salvini (che non smette mai di celebrare), Fanpage e Il Fatto Quotidiano.
Ci meritiamo anche questo: Capezzone maître à penser. Ma di quale pensiero parliamo? Giovane prodigio radicale, allevato a pane e Pannella, sostituto del mitico Bordin nella rassegna “Stampa e regime” della domenica, l’ambizioso Capezzone prende in mano le redini del partito da ragazzo: è segretario a 28 anni. È schiettamente di destra ma porta i Radicali dall’altra parte, all’abbraccio con i socialisti. La lista della Rosa nel pugno prende il 2,6%, è decisiva per la nascita del governo Prodi, Capezzone si becca pure la presidenza di una commissione. Va in tv tutto serio a dire: “Vogliamo più Blair, vogliamo più Zapatero”. Sinistra, laicismo e libertà. Dura poco.
Litiga con Pannella e Bonino (leggendario il bestemmione di lei in diretta radio: “Non ci sei solo tu, Daniele, nel mio piccolo sono importante pure io, porco di un …!”), fa i bagagli, si offre a Berlusconi tramite Sandro Bondi: diventa portavoce di Forza Italia. Di B. diceva, tra le altre cose: “Ha una visione clerico-fascista”. Tutto perdonato. La sua figura si ingrigisce un poco. Fioccano retroscena così: sembra che stia sulle palle a Dudù, il barboncino di casa Berlusconi, che ringhia furiosamente ogni volta che Capezzone è al capezzale. Alla fine si stufa anche di Silvio e va via, scappa con Fitto. S’immerge e scompare.
Quando riaffiora è un pensatore salviniano. Il programma del giovane Capezzone era “pacs, droga e Giavazzi”. Sarebbe a dire: diritti gay, antiproibizionismo e liberismo. Ora Capezzone twitta contro i migranti, denuncia i “pacchi francotedeschi” e descrive con giubilo “lo spettacolare fallimento del progetto europeo”, liscia il pelo di @matteosalvinimi un giorno su due. “È la sua natura – scrisse Francesco Merlo in un formidabile ritratto – come don Abbondio che non aveva coraggio, Capezzone non ha un io”.