Italia: un Paese nelle sabbie mobili
Non voglio tornare alla normalità… di prima. Anzi ne sono terrorizzata. Chi ha governato negli ultimi decenni, governo dopo governo, rimpasto dopo rimpasto, ha fatto di questo Paese un bancomat personale e ha commesso una lista interminabile di abusi, soprusi, concorsi esterni in qualunque tipo di affare… Ora il Paese, dalle Alpi a Capo Passero, sta nelle sabbie mobili… La politica in Italia da decenni si è infettata, si è corrotta e ha contaminato a giri concentrici tutto ciò che incontrava e con cui poteva fare affari. Però si è anche occupata di tagli indiscriminati. Sulle tasse taccio per pietà. Noi italiani ci siamo assuefatti e crogiolati in questo degrado. Le eccezioni, che non mancano, chissà perché, in questa società a irresponsabilità illimitata, non riescono a farsi sentire. Mi sembra chiaro che questa politica non sia in grado di salvarci. Il nostro Paese è devastato, già da prima del Covid: ci vogliono misure decise, lungimiranti, inclusive, per mettere le giuste basi per un cambiamento improntato alla giustizia sociale e alla ripresa economica rispettosa dell’uomo, della donna e dell’ambiente… Ma gli intellettuali dove sono? Eppure da noi non li deportano…
Anna Lucioli
Fondi alle aziende, ma solo di qualità
Gran chiacchiere sul salvare le aziende, ma quante da salvare se producono peggio dei cinesi? Elettrodomestici con perni in plastica che durano un anno e non sono sostituibili, così si butta via l’intero prodotto eccetera… Allora uno si domanda se valga la pena salvare aziende e posti di lavoro così. Abbiamo imparato dai cinesi a far oggetti inutili ma non la capacità di lavoro. Si lavora un giorno su due ma il mercato è invaso da porcherie. E basterebbe poco per produrre bene! Invece di parlare solo di soldi, si salvi la qualità, l’unica a mettere l’Italia in condizione di competere con tutti: serve il Commissario della qualità.
Gianni Oneto
Perché i cittadini onesti non si mettono in gioco?
La colpa del tutto è degli italiani, ovvero della stragrande maggioranza sana degli italiani. Se tutti gli italiani mediamente onesti se ne stanno a casa e non scendono, come si suol dire, in campo, è normale che ai posti di potere concorrano e si offrano solo coloro che, già partendo affamati da casa, quando arrivano al potere lo trattano come i bimbi trattano le torte della nonna: ne arraffano più che possono e tirano a dividerla con meno concorrenti possibile. Fuor di metafora, mi chiedo: ma è possibile che in Italia non ci sia più da decenni un cospicuo numero di cittadini, che, partendo “già mangiati da casa”, abbiano voglia di mettersi in gioco e di aspirare alla gestione della cosa pubblica, provando così a dare democraticamente il ricambio a questa feccia di classe politica (tranne tantissime e nobilissime eccezioni), che siamo pure tenuti ad omaggiare col titolo di “onorevoli”?
MG
I super manager fanno solo i propri interessi
A Colao non farei cuocere neanche un uovo, altro che piano di ripartenza! Non è forse abbastanza chiaro che questi “super Marchionni” sono la causa primaria del declino e fallimento delle loro stesse aziende? La loro politica è sempre la stessa: business, taglio dei lavoratori dipendenti e più stipendio per se stessi. Ciao produzione, ciao occupazione, ciao qualità, ciao ecologia. Avrei delle belle idee di rilancio ma è inutile.
Sandro Santarelli
Volontari “controllori”: non c’è nulla di male
Far rispettare la distanza fisica, controllare se si indossa una mascherina o meno, richiedono capacità particolari? Certo che è compito delle Forze dell’ordine far rispettare determinate regole, ma ove si verificasse la carenza di tale personale, cosa ci sarebbe di strano se dei volontari, bene coordinati, prestassero la loro opera al servizio della collettività?
Pasquale Mirante
Fontana minaccia causa La pagheremo noi
Ciao Marco, leggo in queste ore il tentativo intimidatorio di Fontana & C. per ricattare il nostro giornale. Non commento, basti tu e la tua splendida squadra per difendere giustizia e verità. Da parte mia ti dico di non preoccuparti della causa legale. Saremo in tanti, sono sicuro, a raccogliere fondi per pagarla. E resistere. E saranno i soldi meglio spesi della mia povera vita. Sempre grazie.
Daniele Mantovani
Quante peripezie per misurar la pressione
Mi chiedo: è giusto e opportuno che mi debba essere misurata la temperatura corporea in ogni attività commerciale in cui entro e, viceversa, mi debba arrendere a vedermi misurata la pressione arteriosa perché farmacie e parafarmacie si rifiutano? Una volta oppongono la scusante di non poter garantire la distanza, un’altra lamentano la difettosità dell’apparecchio… E quelle stesse farmacie poi mi rimandano al medico di famiglia – i cui ambulatori sono chiusi! – come se quel povero medico riuscisse ad assicurare la fatidica distanza di sicurezza. E intanto la “pressione” sale…
Alberto Volpe