Anne Holt si diverte in maniera sadica a disseminare quadretti inquietanti sin dall’inizio. Un uomo nudo che sta per essere stritolato dalle pareti mobili di una cella. La sceneggiatura di alcuni dialoghi drammatici tra una psicologa e un paziente. Poi le scene centrali: una campionessa di sci di fondo, di origini cinesi, incastrata da qualcuno per doping. E soprattutto lei, la cinquantenne Selma Falck, avvocato di grido, moglie di un deputato e già olimpionica di pallamano. Ha perso tutto – marito, figli, casa, lavoro – da un momento all’altro, per colpa del suo vizio di giocare. In Borsa ma anche a poker. Più di una decina di milioni di corone. Ora vive in un appartamento lurido e il suo gatto non fa che scovare e ammazzare topi. L’unica persona con cui si confida è un ex poliziotto diventato clochard.
Già ministro della Giustizia norvegese negli anni Novanta, Anne Holt è una delle più famose autrici del giallo scandinavo. In Italia è conosciuta per due serie – la coppia Vik & Stubø e l’ispettrice Hanne Wilhelmsen – cui adesso si aggiunge quella di Selma Falck, alle prese con la sua prima indagine intitolata La pista, pubblicata sempre da Einaudi con la traduzione di Margherita Podestà Heir. L’uomo che ha scoperto vizi e ammanchi di Selma è un cliente-amico ed è il papà della sciatrice incastrata per doping, cioè una banale pomata per eczemi e herpes. Le chiede di salvare la figlia in cambio del silenzio. Nel frattempo un altro big della specialità, figlioccio della stessa Falck, viene ucciso. L’autopsia rivela la stessa sostanza proibita della pomata, il clostebol. Da buoni mediterranei si resta ammirati dall’abilità di Holt nella costruzione di una trama serrata attorno a una disciplina noiosa come lo sci di fondo. Guai a dirlo però, ché lì in Norvegia è lo sport nazionale, “l’essenza stessa dell’essere norvegesi”.
La pista
Anne Holt
Pagine: 530
Prezzo: 20
Editore: Einaudi