La pandemia ha cambiato anche la tivù. I talk-show sono senza pubblico in studio. Gli ospiti si collegano da casa loro, via Skype. E fino al 18 maggio, senza parrucchieri, la resa estetica era spesso straziante. Ecco una carrellata di tutto quello che non avremmo voluto vedere. E invece lo abbiamo visto.
– Del Piero accetta di partecipare a Otto e mezzo. Bello. È a casa sua in California. Bello. Solo che l’arredo attorno a lui sembrava rubato all’Ikea e “smarmellato” dal direttore di fotografia di Boris.
– Ranieri Guerra, sempre a Otto e mezzo, opta per il low profile e si collega da un salotto di mestizia antica. Alle sue spalle giusto una mensola, abbandonata per giunta a se stessa senza neanche un soprammobile o un Nardella. Spiace.
– Massimo Galli, l’uomo meno ottimista dai tempi di Leopardi e Schopenhauer, diventa la star della fase 1. E purtroppo, con la sua gioia di vivere contagiosa, ci prende quasi sempre. Al mattino si collega dallo studio, al pomeriggio dalla strada, alla sera dal salotto (ma pure dallo sgabuzzino, quando si nasconde dai familiari che gli urlano “Hai rotto le palle con ‘sto Skype!”). Ogni volta la rifrazione della luce del computer sul volto gli dona un colore bluastro stile Puffo, che stride con la portata apocalittica del suo Verbo. Massimo Galli re del mondo: subito.
– Cacciari ha scoperto in questi mesi Skype, ma non l’allegria. Alle sue spalle, una babele di libri avidamente compulsati. Luce soffusa, a dare un effetto cristologico al collegamento. Capelli lunghi, deliberatamente spettinati. A al centro della scena, Lui: anzi no, perché Cacciari si agita sempre così tanto che Skype per un po’ ci prova a seguirlo, ma poi decide di sconnettersi. Per sfinimento.
– Ospite di Accordi&Disaccordi, Paolo Crepet decide di palesarsi da una sorta di cripta antichissima. Poi il collegamento salta. E Paolo va a mangiarsi qualche bacca coi Flinstones.
– ACartabianca, De Bortoli sfoggia una pettinatura alla Jerry Lee Lewis assai impomatato. Gli risponde Antonio Padellaro, che da Lilli Gruber omaggia con successo l’acconciatura anni Ottanta di Billy Idol, prima di cantare Rebel Yell accompagnato alla chitarra da Paolo Pagliaro.
– Cottarelli si fa riprendere in piedi. La scelta è forse dettata dal desiderio di fuggire più in fretta dalla famiglia, che non ne può più di aprire ogni volta una stanza e trovarselo sempre davanti mentre parla con la Fornero.
– Il ministro Spadafora abbandona la consueta pettinatura Playmobil e si concede il vezzo inconsueto di sfoggiare un pandoro cuneiforme, che ne valorizzi appieno la calotta cranica.
– Carofiglio, posizionando la webcam molto in basso per ottenere un’inquadratura ancor più maschia e littoria, ha così paura di uscire dall’inquadratura da non muoversi mai. Ma proprio mai. In questo periodo non è andato in tivù lui, ma il suo fermo immagine.
– Severgnini si collega con un pesce alla sua destra. Il pesce è morto, ma ha comunque più carisma di Capezzone a Quarta Repubblica.
(Mi ha chiamato Padellaro. Dice che anch’io sembravo Lerch della Famiglia Addams. Ha ragione. E in ogni caso la battuta su Billy Idol era di Luca Sommi. Giuro!)
– Renzi si ostina a fare dirette Facebook (senza pubblico) in piedi e in controluce. Propone poi lo stesso format a L’aria che tira. Grande idea! Di fatto il controluce impedisce di vedere Renzi stesso. E forse questo è un bene. Anche per Renzi.
– Calenda indossa le cuffie che utilizzava Bob Dylan nel video di We are the world.
– Ogni volta che Travaglio parla male di Salvini a Otto e mezzo, o salta la connessione o salta l’audio. Ciò dimostra incontrovertibilmente che anche il wi-fi è leghista.
– Il ministro Speranza, da Floris, riscrive le leggi della gravità con una capigliatura che, prima del taglio salvifico, era arrivata ad assumere le sembianze di un blob multiforme.
Sono stati collegamenti bellissimi. Ci mancheranno!