A due settimane dalla fine del lockdown in Francia, torna a protestare il mondo della sanità, in prima linea nella crisi del Covid-19 tanto negli ospedali che nelle case di riposo, per chiedere migliori condizioni di lavoro e compensi più alti. Ieri erano in sciopero gli operatori del gruppo Korian, che gestisce 308 strutture per anziani in Francia in cui accoglie circa 23 mila ospiti. I sindacati chiedono una rivalutazione degli stipendi di 300 euro al mese (gli infermieri delle case di riposo guadagnano poco più del minimo salariale) e reclamano il bonus di mille euro che la direzione ha promesso ad aprile, ma che non è mai arrivato. “Le parole non bastano, ne abbiamo abbastanza – ha detto Isabelle Jallais, del sindaco Force Ouvrière – la rabbia cresce, è arrivato il momento di mobilitarsi”.
Più di 10 mila anziani sono morti nelle oltre 7.000 case di riposo. Decine e decine di denunce sono state sporte dalle famiglie delle vittime contro questi istituti per “omicidio involontario”. Anche decine di operatori si sono ammalati. Per loro i sindacati chiedono che il Covid-19 venga considerata “malattia professionale”.
La protesta dei dipendenti delle case di riposo coincide con l’inizio degli “Stati generali della salute” (lo chiamano il Ségur de la Santé, dalla rue Ségur, sede del ministero della Salute) lanciati ieri dal premier Edouard Philippe; una videoconferenza riunirà fino a metà luglio circa 300 attori del settore da cui dovrebbe emergere un piano di rilancio della sanità pubblica. Il personale ospedaliero in Francia protesta da più di un anno, molto prima dell’emergere dei primi casi di Covid. Medici e infermieri non chiedono solo aumenti degli stipendi. Da tempo denunciano anni di politiche sanitarie che hanno portato a tagli di personale e di letti (circa 100 mila in 20 anni). Più di mille primari di ospedali si sono simbolicamente dimessi dalle loro mansioni amministrative lo scorso gennaio per “salvare l’ospedale pubblico”. Ora che la pressione legata al Covid si allenta (circa 1.500 malati sono ancora ricoverati in rianimazione, soprattutto a Parigi e nella sua regione), i medici sono tornati a protestare. Giovedì scorso, in diverse centinaia si sono riuniti davanti agli ospedali Robert-Debré e Tenon di Parigi facendo rumore con le pentole ed esponendo slogan come “camici bianchi, collera nera”. Uno sciopero è stato annunciato per oggi dai sindacati degli ospedali di diverse città, tra cui Marsiglia e Agen. E un appello a una giornata di mobilitazione nazionale è stato lanciato per il 16 giugno. “Presidente, lei ha potuto contare su di noi in queste settimane, ci dimostri che possiamo contare su di lei”, hanno scritto in un “manifesto” pubblicato ieri dal quotidiano Libération. In un lungo testo propongono soluzioni concrete: aumento degli stipendi, soprattutto dei più bassi, e del budget annuo per la sanità, nuove assunzioni, riorganizzazione degli studi di medicina, incremento del numero dei letti negli ospedali, accesso uguale per tutti alla sanità pubblica, fine delle disuguaglianze territoriali.
Ieri il premier Philippe ha fatto tante promesse: “Siamo immensamente riconoscenti ai nostri medici e ospedalieri e questa riconoscenza – ha detto – si tradurrà in un aumento significativo delle remunerazioni”. Da dati Ocse, lo stipendio degli infermieri francesi (da circa 1.700 a circa 2.300 euro netti al mese, secondo i dati del ministero) è al di sotto della media. Philippe ha anche promesso una riorganizzazione del sistema sanitario e un “piano massiccio” di investimenti “sul territorio, per favorire la coordinazione tra città e ospedali, tra pubblico e privato”. Appena alcuni giorni fa, Emmanuel Macron, in visita all’ospedale Pitié-Salpetrière di Parigi, aveva pronunciato un timido mea culpa: “Abbiamo sicuramente commesso degli errori strategici” di politica sanitaria. Un piano per la Sanità, “Ma santé 2022”, era stato elaborato nel settembre 2018 dall’ex ministra della Salute, Agnès Buzyn. Nel novembre 2019, in risposta alla protesta negli ospedali che non si placava, il governo aveva poi promesso ulteriori 150 milioni di euro all’anno. Ora anche a Macron questo piano appare “insufficiente”.
Il presidente ha deciso di dedicare ai medici eroi della crisi del Covid, che per due mesi i francesi hanno applaudito dai loro balconi e finestre, la festa nazionale del 14 luglio e consegnerà loro la medaglia della Legione d’onore. Ma è sicuro che ai medici non basteranno le onorificenze.