Caro Direttore, nell’articolo dal titolo “La Palamarata”, a sua firma, pubblicato sabato sul Fatto, si legge: “perché un anno fa, dal maremagno delle conversazione intercettate, ne furono selezionate e trasmesse al Csm soltanto alcune: quelle funzionali al giro vincente”. Non è la prima volta che sul Fatto vengono scritte inesattezze sulla inchiesta della procura di Perugia, come ad esempio quando si sono qualificati alcuni scambi di messaggi come conversazioni intercettate (articolo del 5 maggio, in particolare, in relazione ai messaggi scambiati con “i consiglieri di Mattarella”). Ma questa volta l’affermazione citata non solo non risponde al vero ma è anche gravemente lesiva dell’onorabilità dei colleghi e dell’intera procura della Repubblica di Perugia, che con serietà professionale e riservatezza stanno conducendo un procedimento, di cui certo non sfugge al Fatto la complessità e delicatezza. Le espressioni sono tali da ingenerare nel lettore la erronea, e per un magistrato infamante, convinzione che sia stato selezionato ad arte, pro o contro qualcuno, il materiale probatorio. Per questo desidero precisare che: 1) Nelle prime fasi delle indagini vennero trasmessi agli Organi titolari dell’azione disciplinare tutti gli atti che, per essere stati utilizzati nel decreto di perquisizione e sequestro, erano noti alle parti; fu mantenuto, invece, il riserbo sul materiale che aveva o poteva avere sviluppo investigativo; 2) Quanto alla messaggistica (chat) che da tempo occupa le pagine di alcuni quotidiani, la stessa procura ne è venuta a conoscenza solo dopo l’attività di analisi del telefono sequestrato al dottor Palamara, dunque, molto tempo dopo le iniziali trasmissioni del materiale di indagine agli organi titolari; 3) Tutti gli atti già noti alle parti e quelli ancora non noti (compresa la messaggistica) sono stati ritualmente depositati con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e tempestivamente trasmessi ai titolari dell’azione disciplinare. È dunque palese che affermare che la procura di Perugia abbia proceduto a una maliziosa selezione dei colloqui da rendere pubblici è non solo offensivo, ma anche falso; al pari del sostenere che “più che a un’indagine sulle presunte corruzioni del potentissimo magistrato romano… l’operazione faceva pensare a una gigantesca pesca a strascico per sventare la nomina a capo della procura di Roma del Pg di Firenze Marcello Viola”.
Fausto Cardella, Pg Perugia
Evidentemente non sono stato abbastanza chiaro. Nulla da eccepire sull’inchiesta per corruzione su Palamara. Qualche dubbio mi venne (e mi rimane) sulle intercettazioni selezionate nei decreti di perquisizione e sequestro e poi inviate al Csm. Che, complici le ulteriori selezioni effettuate dalla grande stampa, diedero della guerra per bande allora in corso per la conquista della Procura di Roma un quadro molto parziale degli schieramenti in campo.
M. Trav.
Con un titolo nella prima pagina di domenica, il Fatto attribuisce a Giovanni Falcone l’affermazione che Piersanti Mattarella sarebbe stato felice perché “si era sbarazzato dei voti mafiosi”, in quanto “non più votato quasi esclusivamente a Castellammare del Golfo ma un po’ dovunque”: viene in tal modo ripetuta un’informazione infondata e inconsistente, già pubblicata dal Fatto il 24 maggio di tre anni addietro e smentita con una precedente lettera del sottoscritto. Come è evidente dal testo dell’articolo non si tratta di un’affermazione del dott. Falcone, ma di un terzo (l’avv. Sorgi). Come già scritto, è sorprendente che l’avv. Sorgi abbia raccontato al dott. Falcone una cosa così palesemente priva di qualunque possibile fondamento: Piersanti Mattarella, infatti, non può aver mai fatto una simile affermazione anche perché non è mai stato candidato a Castellammare del Golfo, che fa parte della provincia e del collegio elettorale di Trapani. Egli infatti è sempre stato candidato soltanto nel collegio della provincia di Palermo per l’Assemblea regionale siciliana.
Antonio Coppola
Nell’articolo abbiamo riportato, senza nulla aggiungere e neanche commentarle, le testuali parole che Giovanni Falcone pronunciò il 15 ottobre 1991 dinanzi alla Prima commissione del Csm. Il giudice Falcone, prima di riportare il contenuto della sua conversazione con l’avvocato Sorgi, descrisse quest’ultimo al Csm come “valente avvocato palermitano, che io stimo molto”, lasciando quindi intendere di ritenere affidabile la sua testimonianza. Il passaggio menzionato è peraltro riportato all’interno di una ricostruzione ben più ampia. Ciò detto, prendiamo atto della rettifica che doverosamente pubblichiamo.
A. Mass.
DIRITTO DI REPLICA
Con riferimento all’articolo di Patrizia De Rubertis sul tema delle misure per la liquidità pubblicato sul Fatto domenica, vogliamo segnalare che, quando si parla di domande accolte, i dati forniti dall’Abi si riferiscono alle cosiddette moratorie, cioè alla sospensione delle rate di mutuo, non ai nuovi prestiti. Pertanto, risultano già accolte l’80% dei 2,3 milioni di domande di moratorie pervenute alle banche a partire dallo scorso mese di marzo, il 19% sono in lavorazione e l’1% sono state respinte. Inoltre, una significativa semplificazione delle procedure di istruttoria delle banche potrà derivare dall’entrata in vigore della nuova normativa sulle autocertificazioni, fortemente auspicata dall’Abi, non appena questa diventerà legge.
Gianfranco Torriero, Vice direttore generale Abi
Domenica, a corredo dell’articolo “Prescrizione causa Covid”, abbiamo pubblicato una foto sbagliata, non, come avremmo dovuto, quella di Elia Bosi. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.
Fq