Trecento nuovi casi. Il numero più basso registrato dal 29 febbraio, che porta il totale a quota 230.158. È la cifra con cui nella prima domenica dalla fine del lockdown la Protezione civile ha aggiornato il bollettino delle 18 sull’emergenza Covid-19 alla voce “contagi totali”, che comprende i positivi, i decessi e le persone dimesse o considerate guarite. Un dato che arriva a fronte del calo del numero dei tamponi che si verifica ogni domenica (35.241), ma che costituisce comunque un segnale incoraggiante: il 18 maggio, infatti, i nuovi casi erano stati 451 su 36.406 analisi, l’11 maggio 744 su40.740 e il 4 maggio dai 37.631 test di cui il Dipartimento aveva dato notizia erano scaturiti 1.221 nuovi contagi. La percentuale di positivi rispetto ai tamponi è, dunque, dello 0,85%, la più bassa da sempre, come del resto quella sui casi testati (che, escludendo le analisi di controllo, sono stati 20.676), all’1,4%. In sostanza ogni mille campioni si trovano 14 positivi.
Un segnale che, tuttavia, conferma una tendenza ormai consolidata secondo cui la metà dei nuovi contagi avviene in Lombardia: 148 quelli di ieri, emersi da 5.641 tamponi. E nella Regione più colpita è tornato a correre anche il contatore delle vittime: 34 quelle di cui ha dato notizia l’assessorato al Welfare guidato da Giulio Gallera, dopo gli “zero morti” comunicati domenica con la motivazione che “i flussi provenienti dalla rete ospedaliera e le anagrafi territoriali non hanno segnalato decessi”. Circostanza che ieri la Regione presieduta da Attilio Fontana ha confermato, ma che non convince gli esperti. La situazione “va indagata”, ha osservato il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma: è difficile – è il ragionamento – attribuire il passaggio da zero a 34 a una semplice fluttuazione statistica. “Dopo più di tre mesi , non c’è ancora un sistema di raccolta dei dati efficace e attendibile, nemmeno se si parla del numero dei deceduti”, attacca il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti.
A livello nazionale l’aumento è stato di 92 vittime, dopo le 50 delle 24 ore precedenti, per un totale di 32.877: nessuna in Val d’Aosta, Friuli, Alto Adige, Umbria, Sardegna, Campania, Basilicata, Molise e Calabria. Tra le altre Regioni più colpite fa registrare 48 nuovi contagi il Piemonte, 29 l’Emilia, 11 il Veneto, 17 la Liguria e 16 il Lazio. Tutte le altre ne registrano meno di dieci. Continua a calare anche il numero dei ricoverati: sono 541 in terapia intensiva (-12), 196 dei quali in Lombardia (-1). I malati con sintomi ospitati nei reparti ordinari sono invece 8.185, con un calo di 428 unità, mentre quelli in isolamento domiciliare sono 46.574: -854 in 24 ore.
La curva epidemica continua quindi, pur lentamente, a scendere. Un risultato frutto della diligenza con cui gli italiani hanno seguito le regole : di fronte al coronavirus – si legge in uno studio in cui l’Istat ha sondato percezioni e comportamenti nelle settimane centrali di aprile – gli italiani hanno fatto quadrato, sia in famiglia, dove ha prevalso un clima “sereno”, sia rispetto alle istituzioni, reputando “utili” e “chiare” le istruzioni arrivate dal governo. In piena emergenza oltre il 70% dei cittadini non è uscito di casa, quasi il 90% ha indossato la mascherina. “Alta” è stata la fiducia nei confronti di medici (voto 9) e Protezione civile (8,7). Il sentire comune: una soluzione si trova, ma occorre tempo.