I Tory salvano la loro eminenza grigia

Il fattaccio, ricostruito da Guardian e Mirror: fra il 30 e il 31 marzo il consigliere speciale di Boris Johnson, Dominic Cummings, e la moglie, entrambi contagiati dal Covid, lasciano la casa londinese con il figlio di tre anni e si trasferiscono dai genitori ultra-settantenni di lui a Durham, a oltre 300 chilometri di distanza. Siamo in pieno lockdown, e le regole, spiegate pochi giorni prima da Johnson in persona, sono chiare: i positivi devono auto-isolarsi per 14 giorni e “bisogna proteggere gli anziani”, per esempio “tenendo lontani i bambini dai nonni”. Cummings le ha infrante tutte. Neil Ferguson, il professore dell’Imperial College grazie ai cui studi il governo aveva compreso la necessità di quel lockdown, si è dovuto dimettere per molto meno: durante l’auto-isolamento aveva ricevuto in due occasioni la sua amante. Malgrado la crescente pressione bipartisan dell’opinione pubblica, Cummings rifiuta però con toni sprezzanti di prendere in considerazione le dimissioni.

E il governo, che aveva condannato Ferguson, attorno al consigliere speciale serra i ranghi. Downing Street diffonde un comunicato in cui si legge: “Una volta scoperto che la moglie era malata e che rischiava di ammalarsi anche lui, il signor Cummings ha agito per proteggere il figlio piccolo. Ritiene di aver agito in modo responsabile e nel rispetto della legge”.

Avrebbe vissuto in una dependance, non a contatto stretto con i genitori, con la sorella che faceva la spesa per tutti. Seguono tweet solidali dei pezzi grossi: il ministro della Salute Matt Hancock, quello delle Finanze Rishi Sunak, il cancelliere del ducato di Lancaster Michael Gove, l’avvocato generale dello Stato scrivono che prendersi cura della propria moglie e del proprio figlio è ragionevole e giustificabile. Ma nessuno di loro, tanto meno Boris Johnson, va a difenderlo nella conferenza stampa del pomeriggio: a immolarsi è Grant Shapps, ministro dei Trasporti, che contemporaneamente difende la trasferta di Cummings ma invita la popolazione a non viaggiare. Il bilancio di questa tempesta? Ora che l’esecutivo si è esposto è molto difficile che la testa di Cummings cada. Ma la rogna politica è enorme, le scorie pericolosissime. La prima: secondo “una fonte anonima” citata dalla corrispondente politica della Bbc, un gruppo ristretto a Downing Street sapeva di quella trasferta. Addirittura, Cummings sarebbe stato ammonito dalla polizia di Durham. Chi lo ha coperto? La seconda: sono milioni le persone che, per attenersi alle regole, non vedono gli anziani genitori da mesi. Cummings può farlo senza conseguenze. Perché è più uguale degli altri? La terza: dalla reazione di ieri si deduce che, per il governo Johnson, le regole del lockdown possono essere legittimamente infrante “per proteggere la famiglia”. Anche a costo di esporre al virus i più vulnerabili, gli anziani. Che valore hanno ora tutti i messaggi di cautela? Se questo è l’esempio ai vertici del paese, quanti continueranno a rispettare le restrizioni?

Spagna, Vox si traveste da sinistra e sfila in auto contro il governo Sánchez

In un costante riferimento alla libertà, al popolo unito contro la dittatura, contro la miseria a cui lo destinano i governanti mangiasoldi e i giornali mantenuti dallo Stato, ieri l’ultradestra di Vox guidata dal leader Santiago Abascal ha manifestato in auto e moto nelle principali città spagnole. Slogan mutuati dalla sinistra e con essa confondibili quelli venuti fuori da finestrini e tettucci delle auto che hanno bloccato le arterie cittadine, rilanciati in rete da “Santi”. “Fase libertà, libertà per la Spagna”, “il popolo unito contro la disoccupazione”, “via il governo delle bugie e della miseria”, hanno urlato.

Se non fosse stato per le bandiere pre-costituzionali, le mascherine nere come i guanti tesi al saluto romano, qualche vessillo dei regimenti della Fanteria dell’Impero spagnolo del XVI e XVII secolo o la richiesta di dimissioni dell’esecutivo “socialcomunista”, li si sarebbe potuti scambiare per indignados di sinistra. “Anche la destra vuole il suo 15M”, titolava infatti la stampa di destra. Il leader nel suo discorso sotto il sole di mezzogiorno ci crede e chiama la folla a resistere alludendo agli accampati di Puerta del Sol contro il governo Zapatero del 2011: “La Spagna prevarrà e torneremo a recuperare la nostra normalità. Non una nuova, né quella vecchia, ma la normalità di sempre (sic). Recupereremo il futuro per i nostri figli. Restate per strada – esorta i suoi – con tutte le misure di sicurezza sanitarie. Risuonino le caceroladas. Il vostro dovere è proteggere la Spagna da chi la vuole povera e imprigionata. In macchina, in moto, in bicicletta o a piedi. Percorrete ogni angolo della nostra patria”. Abascal e i suoi hanno saputo sfruttare l’onda dell’indignazione delle classi medio-alte, soprattutto della capitale, quelle delle caceroladas dei quartieri ricchi, che solo ieri si è vista “liberare” dal governo che ha permesso anche a Madrid di passare alla fase 1 della desescalada, così come a Barcellona, alla Liga di giocare l’8 giugno e ai turisti di tornare da luglio. A incombere è la crisi della riforma del lavoro; i soldi della cassa integrazione non ancora arrivati e le 110 mila persone in coda alle mense sociali. La sfilata di Abascal rischia di essere solo l’inizio.

Afghanistan, il virus uccide mentre tornano le bombe

I dati della Johns Hopkins University, una “mappa” della pandemia a livello planetario, dicono che l’Afghanistan ha finora avuto 9.216 contagi e 205 morti: cifre che, se fossero vere, non sarebbero molto preoccupanti, in un Paese di 31 milioni e mezzo di abitanti. Ma i numeri ufficiali rischiano, però, d’essere fortemente sottostimati, mentre la sicurezza nel Paese resta precaria: un stillicidio d’attacchi e di attentati, frutto dell’azione degli insorti talebani e dei terroristi di al Qaida, cui si sono ormai sommati gli jihadisti del sedicente Stato islamico, l’Isis, in rotta dall’Iraq e dalla Siria.

La struttura sanitaria afghana non pare in grado di contrastare il coronavirus. Ne è testimone l’ex ministro della Sanità, Mohammad Haqmal, 43 anni, indotto a chiedere asilo alla Gran Bretagna, che glielo ha accordato, dopo essere stato rapito e torturato dai talebani. La successione e la virulenza degli episodi terroristici contrasta con il rasserenamento della situazione politica, dopo che i presidenti rivali, Ashraf Ghani, rieletto, ma in un voto la cui regolarità è contestata, e Abdullah Abdullah, autoproclamato, hanno fatto un accordo per superare la loro disputa, creare un Alto Consiglio di Riconciliazione nazionale e formare un governo. L’intesa prevede che Ghani sia presidente, ma che Abdullah abbia la metà dei ministri e sia responsabile di ristabilire la pace. L’inviato degli Usa in Afghanistan, l’ambasciatore Zalmay Khalilzad è arrivato a Kabul, subito dopo l’accordo fra i due: segno che Washington potrebbe ritornare sulla decisione di cancellare aiuti all’Afghanistan per un miliardo di dollari, presa per il protrarsi della diatriba tra Ghani e Abdullah, che comprometteva lo sganciamento degli americani dall’Afghanistan. I talebani, che a fine febbraio hanno firmato un’intesa con Washington, dicono di volerla rispettare: Haibatullah Akhundzada, il loro capo, chiede agli americani di “non sprecare” l’opportunità di porre fine alla guerra più lunga mai combattuta dagli Stati Uniti. L’intesa prevede che gli Usa e i loro alleati ritirino tutte le truppe entro il 2021, in cambio dell’impegno dei talebani a cessare gli attacchi. Anche l’Italia, come gli altri Paesi Nato che forniscono contingenti alla forza multinazionale, vede con favore progressi verso l’attuazione di quello che la Farnesina definisce “un progetto comune e inclusivo per un Afghanistan stabile, pacifico, prospero”. Il perfezionamento dell’intesa tra talebani e Usa con una tra talebani e governo potrebbe accelerare il ritiro del contingente internazionale lì da 19 anni.

Ma, nelle more dell’avvio di negoziati tra i talebani e il governo gli attentati nella capitale e gli attacchi nelle province sono continuati e a maggio si sono anzi intensificati, fino a culminare in una carneficina in una maternità di Kabul. A quel punto, il presidente Ghani dispose che le truppe regolari riprendessero l’offensiva contro gli insorti, che hanno però negato di esserne gli autori. Lo stesso Khalilzad vi vede l’opera dell’Isis. Gli episodi recenti più gravi sono gli attacchi a una moschea a Khelalzai, a nord di Kabul, e a fedeli che tornavano a casa dopo la preghiera nell’Est del Paese: uomini armati hanno aperto il fuoco, causando almeno 14 vittime – le azioni non sono state rivendicate e i talebani ne hanno esplicitamente negato la paternità –. Lunedì, almeno otto soldati afghani erano stati uccisi in un attacco dei talebani a Kunduz, nel Nord. Talebani ed esercito si sono scontrati ripetutamente nelle aree rurali negli ultimi mesi, ma non accadeva da tempo che i ribelli tentassero di prendere una città come Kunduz.

Mail Box

 

I lombardi sono stati privati del loro diritto alla salute

Finalmente qualcuno, il deputato Riccardo Ricciardi (M5S), ha pensato di svelare e denunciare la devastante prova di inadeguatezza e inefficienza fornita dal “Modello Lombardia di Sanità” nella gestione dell’emergenza pandemica. In aula si è subito scatenata la reazione rabbiosa dell’opposizione di destra (Lega, FI, FdI), che si è sentita “punta sul vivo”. Ma anche “a freddo”, nel corso della giornata, non si sono sentite voci di apprezzamento o almeno di solidarietà. Speculare sui morti? Forse sarebbe stato meglio anziché tacitare Ricciardi informare le persone sulle scelte fatte da Gallera e Fontana. In realtà, non potendo rovesciare la realtà dei fatti, la linea adottata è stata quella di non far terminare l’intervento all’onorevole Ricciardi, cui va tutta la solidarietà di quei lombardi che sono stati privati del loro diritto alla salute.

Albarosa Raimondi

 

Quanto è bella Roma senza i ristoranti turistici

In una Roma silenziosa ma non desertificata i ristornati del centro rimangono chiusi. Al Pantheon, in piazza Navona, in piazza Venezia le trappole acchiappa-turisti sono tutte disinnescate, nascoste dietro barricate di tavolini e ombrelloni chiusi, qualche stufa priva di bombola di gas e legata con una catena a quell’accrocco. Niente pizza da esposizione e pasta fresca in bella mostra, nessuno a far la guardia a gabbiani e piccioni che svolazzando distruggendo quelle composizioni di natura morta. I romani si guardano bene dal mangiare inquei ristoranti e prediligono posti meno belli pur di salvare lo stomaco. È solo una questione di buon cibo. Come sempre: prima la salute.

Giovanni Negri Brusciano

 

Una petizione per la stampa libera e gli editori puri

Buongiorno. Ho lanciato una petizione per una legge sugli editori puri che secondo me, contribuirebbe a una informazione libera. Non so se potete darmi una mano. Il link della petizione è il seguente: https://www.change.org/InformazioneLibera2020. Grazie, cordiali saluti e complimenti per il vostro prezioso quotidiano.

Luigi Cirillo

 

Troppi, e magari evasori, si lamentano dei bonus

Buongiorno, guardo quotidianamente i telegiornali: in particolare mi colpiscono i servizi sugli “imprenditori” in ginocchio che non riescono ad avere accesso agli aiuti pubblici. L’altro giorno al Tg3 era il turno di un parrucchiere per signore. Dopo lo sfogo dell’interessato, noto purtroppo sempre la mancanza di una domanda fondamentale: lei quanto ha dichiarato lo scorso anno? Credo che la maggior parte di quelli che si lagnano della scarsità e dei tempi degli aiuti farebbero mea culpa e si vergognerebbero davanti alla collettività nel caso in cui avessero contribuito poco, in passato, alle casse dell’erario.

Ugo Gentilini

 

Abbiamo ceduto al ricatto leghista del federalismo

L’ex presidente dell’Emilia-Romagna Vasco Errani si schermiva quando lo si chiamava “governatore”: “Mi ricorda Zorro, mi sembra un’americanata”. Il punto è che oggi le americanate piacciono, ma soprattutto, si è ceduto politicamente al ricatto del federalismo caro alla Lega: il termine “governatore” è una scoria radioattiva di quella stagione politica. Lo ricordava, e se ne doleva recentemente in tv, il giurista Sabino Cassese commentando la riforma della Costituzione del 2001: sosteneva che ci si è atteggiati a federalisti d’accatto senza averne le condizioni storiche e geografiche… Fra un po’ chiameremo “governor” il presidente Bonaccini per conseguenza dell’anglomania dilagante? Oh, yeah, Bonaccini for governor!

Angelo Ravaglia

 

La 194 è equilibrata: basta speculare sulle donne

Sono passati 42 anni dall’entrata in vigore della 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Una normativa liberale ed equilibrata, invidiata da tutti i Paesi europei, che ha marginalizzato ampiamente il ricorso alla piaga perniciosa dell’aborto clandestino. Ciononostante, ancora oggi, si levano voci aspramente dissonanti, che parlano incredibilmente di una legge “integralmente iniqua”. Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la vita, vorrebbe “un serio e profondo ripensamento della legge alla luce di una maggiore consapevolezza scientifica e razionale”. È convinta, nel suo acceso furore fondamentalista, che nel comportamento femminile prevalga una sorta di “abortismo radicale”, che comporta una “ambiguità” diffusa nei confronti della vita nascente. La presidente Casini dovrebbe avere maggiore rispetto della donna, del suo inoppugnabile diritto all’autodeterminazione, della sua autonomia morale.

Marcello Buttazzo

L’umana esistenza sospesa tra cielo e terra, speranza e fanghiglia

Oggi ricordiamo l’episodio dell’Ascensione di Gesù (la ricorrenza è stata giovedì) narrato nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli. Gesù risorto si ritrova per l’ultima volta con i suoi discepoli e promette il dono dello Spirito Santo “tra non molti giorni” (Atti 1,5).

Lo Spirito verrà effettivamente dato ai discepoli dieci giorni dopo, a Pentecoste (Atti 2) e sarà la “potenza” (1,8) che consentirà ai discepoli di rispondere al mandato missionario di essergli testimoni “fino all’estremità della terra” (v.8). Dopodiché “fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi” (1,9). Questa “partenza” molto particolare non è unica nella tradizione biblica, era già successo al grande profeta Elia (II Re 2,11). Come a dire: Gesù è certamente una persona singolare, ma è anche in continuità e comunione con la tradizione del suo popolo. E come la tradizione ebraica continua ad attendere il ritorno di Elia come precursore del Messia, così la tradizione cristiana continua ad attendere il ritorno di Gesù (il suo secondo avvento) come instauratore del Regno di Dio: “Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo” (Atti 1,11).

Perché è così importante l’Ascensione di Gesù, tanto da entrare nelle definizioni cristologiche (“ascese in cielo”) di tutti i concili cristiani dei primi secoli? Perché – come è scritto nel catechismo Crescere nella fede del 1987 della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – “la presenza di Cristo, che prima era localizzata, ora viene universalizzata”. Pur non essendo più presente in un luogo fisico, Egli continua a essere “presente” in mezzo ai suoi (“dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”, Matteo 18,20). Con l’Ascensione, Cristo viene “tolto e dato nello stesso tempo: tolto a chi vuole possederlo e dato a chi vuole essere posseduto; tolto a chi vuole servirsene e dato a chi è disposto a servirlo; tolto a chi si crede giusto e infallibile e al centro del mondo, e dato a chi si riconosce infedele, peccatore e emarginato; tolto a una chiesa troppo sicura di sé e dato a chi sente di dovergli chiedere ‘aumenta la mia fede!’”.

Ma torniamo al primo capitolo degli Atti. “E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo?’” (Atti 1,10-11). Molti commentatori considerano la domanda dei due angeli come un rimprovero, come a dire: “Non attardatevi nella nostalgia della compagnia fisica di Gesù, ora occupatevi del mandato che avete appena ricevuto, occupatevi della testimonianza sulla terra”. In effetti, la chiesa è stata spesso rimproverata di occuparsi troppo delle cose ultime, del cielo, dell’anima, e troppo poco dei bisogni dell’essere umano, della giustizia, del pane quotidiano, trasformando così la religione in “oppio dei popoli”.

Ma è anche vero che non si vive di solo pane, che una chiesa incapace di “alzare lo sguardo” –perché magari pensa di essere più fedele se tiene lo “sguardo basso”, quello della supposta concretezza – perde non tanto le “anime” ma la propria anima, il senso del mandato missionario ricevuto dal Risorto, perde la capacità di sperare e far sperare, di motivare e progettare. E soprattutto dimentica che tutto arriva dall’alto, da Dio: il perdono, la salvezza, la potenza dello Spirito (sempre presente e mai assente), Cristo stesso, nella sua prima venuta e nel suo ritorno.

Tra cielo e terra, tra sguardo volto verso il basso (la missione, l’ascolto del prossimo) e sguardo che si alza verso l’alto (la speranza, la motivazione, la linfa vitale della fede), in un difficile ma necessario equilibrio, così viviamo la nostra esistenza, come credenti, ma anche semplicemente come esseri umani.

* Già Moderatore della Tavola valdese

In Italia arriveranno le notti “tropicali”, ai Tropici tempeste

In Italia – Dopo il caldo estremo del 13-14 maggio, sabato 16 Palermo soffocava di nuovo con 39,9 °C a Punta Raisi, record per questo mese nella serie con inizio nel 1960. Al Nord invece continuava a piovere, specie nel Saluzzese (Cuneo): 110 mm d’acqua nella notte tra sabato e domenica, allagamenti e piena del Po ai Murazzi di Torino. Cieli ancora temporaleschi in settimana, martedì notte intensi scrosci dal Pistoiese al Casentino e grandinate nelle Marche. Tra giovedì e ieri è tornato il sereno con temperature che, prima volta nel 2020, hanno sfiorato i 30 °C in Valpadana, ma ieri sera sono giunti nuovi temporali. Arpa Emilia-Romagna ha elaborato gli scenari climatici per il trentennio 2021-2050, nel quadro della Strategia regionale per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici: rispetto al 1961-1990, in pianura raddoppieranno le notti “tropicali” (con temperatura minima oltre 20 °C), in estate i pomeriggi saranno 3 °C più caldi, con massime vicino a 40 °C, e sarà normale avere un mese intero senza una goccia, mettendo in difficoltà l’agricoltura e la vita nelle città arroventate.

Nel mondo – La stagione dei cicloni tropicali nell’Oceano Indiano settentrionale è cominciata in modo esplosivo con “Amphan”, di categoria 5 con raffiche di vento fino a 260 km/h nel Golfo del Bengala, il più violento dalla tempesta dell’ottobre 1999. Ha toccato terra mercoledì 20 nel Bengala occidentale, e per quanto indebolito ha funestato la capitale Calcutta e il vicino Bangladesh, proprio quando le disposizioni anti-Covid rendevano complessi salvataggi ed evacuazioni. Almeno 118 le vittime, vaste inondazioni delle pianure costiere per maree di tempesta fino a 5 metri e centinaia di edifici distrutti. Anche l’Atlantico settentrionale ha visto la sua prima tempesta tropicale, “Arthur”, che lunedì 18 ha lambito la North Carolina con forti venti e mareggiate ma senza danni. A seguito di piogge da oltre 100 mm in una settimana, nel Michigan la piena del fiume Tittabawassee martedì ha fatto cedere due dighe e messo in fuga 11 mila persone. Allagamenti a Chicago, che in maggio ha già raccolto 215 mm d’acqua, battendo un record per il mese dal 1871, incredibilmente, per il terzo anno consecutivo! Alluvioni pure in Guatemala, Honduras, El Salvador, Ecuador e Uganda. Nello scorso week-end, sotto la stessa aria nord-africana che ha interessato la Sicilia, nuovi primati nazionali di caldo per maggio si sono registrati in Turchia (44,5 °C nella provincia di Izmir), Cipro (43,5 °C) e Grecia (41,8 °C a Creta). Caldo straordinario anche in Siberia, venerdì 25,4 °C a Khatanga (a 72° Nord), primato per il mese, ben 25 °C sopra media! Lo stesso giorno, qualche danno in Irlanda per i venti a 100 km/h della burrasca “Gudrun”. Corinne Le Quéré e colleghi del Global Carbon Project hanno stimato la riduzione di emissioni globali giornaliere di Co2 a seguito del lockdown (Temporary reduction in daily global Co2 emissions during Covid-19 forced confinement, su Nature Climate Change): il picco si è raggiunto il 7 aprile con -17 per cento rispetto al 2019, pari ai livelli di emissione del 2006, crollo dovuto quasi per metà al settore trasporti. Nell’intero 2020 si prevede un calo tra -4 e -8 per cento, quanto si dovrebbe fare ogni anno e per decenni, con strategie energetiche a lungo termine, per limitare a 1,5 °C il riscaldamento globale come richiesto dall’Accordo di Parigi. Invece si attende un rimbalzo delle emissioni già nel 2021, con rischio di allentamento delle già precarie politiche ambientali a favore della ripresa economica. Il modo in cui questa avverrà (green oppure fossile) sarà determinante per le future emissioni serra, dunque per la nostra possibilità di abitare questo pianeta. Niente male come bivio, no?

La cattiva politica, la politica cattiva

Si usa spesso, negli scambi o scontri di idee sulla vita pubblica di un Paese, l’espressione “cattiva politica”. È un giudizio su un modo di governare e su chi governa per far notare inadeguatezza, incompetenza, impreparazione, incapacità, non solo di risolvere un problema ma, prima ancora, di identificarlo. È un giudizio che implica (o a cui segue) un impegno o almeno un proposito di cambiare. È anche la forma classica dello scontro democratico che non chiama un Paese a rovesciare le istituzioni, ma solo un Parlamento a cambiare un governo o i cittadini elettori a cambiare un Parlamento.

Esiste un altro modo di definire la politica, che segnala un pericolo molto più grande. Accade quando si hanno buone ragioni per dire che viviamo in un tempo di politica cattiva. La politica è cattiva quando smette di essere erga omnes e di tentare cambiamenti utili per tutti (o comunque pensati per tutti), ma punta a gruppi, persone, etnie e persino individui a cui bisogna arrecare un danno, oppure esenta preventivamente qualcuno dal danno che ha arrecato.

Il lettore ha capito che la Lega (secessionista, del Nord, padana, patriottica e nazionalista: la stessa in pochi anni) e il suo leader pro tempore Salvini sono protagonisti importanti della politica cattiva. Senza dimenticare però che la Lega, persino nelle sue iniziative più perfide, ha avuto sempre complici, ma non sempre complici di destra, e che nessuno, finora, ha troncato la validità, nella Repubblica italiana, dei suoi decreti fondati sulla persecuzione.

Un primo esempio della politica cattiva è la “bagarre”, parola multiuso con cui si possono narrare violentissimi scontri in Parlamento, evitando il più possibile di citare i nomi degli autori delle “frasi inaudite”, degli “insulti pesanti”, delle “parole irripetibili”, e usando “la bagarre” o immenso disordine deliberatamente provocato in Parlamento per identificare poco e male i conduttori della vicenda e i protagonisti. Nella maggior parte dei resoconti la “bagarre” diventa di tutti e appare come un episodio a carico del Parlamento, non, per esempio, degli appassionati difensori leghisti della Lombardia, che non vogliono sentir parlare del record di decessi nel sistema sanitario lombardo, dichiarando la legittima domanda (“perché da voi così tanti?”) un insulto ai defunti, invece che una risposta dovuta alle famiglie.

La politica è cattiva (cioè dotata di strumenti per fare male, messi nelle mani di chi dovrebbe proteggere i cittadini) quando, con i decreti Salvini, si impedisce la registrazione all’anagrafe della famiglie “clandestine”, impedendo insieme la scuola ai bambini e l’ospedale (se necessario) alle madri. Quando prevede in modo fatuo e funesto il rimpatrio immediato dell’immigrato senza documenti, perché quel rimpatrio è impossibile (nessuno ha firmato accordi con Stati o governi) e infatti non avviene, ma priva il falso “clandestino” (che non è clandestino perché mille volte identificato) di ogni possibilità di trovare un lavoro o di avere una casa.

La politica è cattiva quando la Repubblica italiana (vedi ancora i non cancellati decreti Salvini) assiste zitta, insieme agli altri Paesi della Unione europea, al respingimento in mare a profughi in pericolo immediato davanti alle coste maltesi, e non c’è autorità che abbia fatto sentire la sua voce ai bordi di una tonnara umana dove rischiano la vita, in assurda attesa e senza risposte, centinaia di persone, a cui toccheranno fiori e rimpianti di poca gente perbene ma, finora, non la salvezza.

Un’altra mossa di cattiveria calcolata con cura e – purtroppo – tollerata come se fosse un semplice atto di maleducazione è occupare un giorno dedicato alla festa della Repubblica per una manifestazione di partiti di destra ed estrema destra disuniti da tutto ma uniti dal reclamo del potere, considerato “dovuto” date le somiglianze fasciste.

Profondamente fascista è infatti il progetto, visto che, provando a screditare il 2 giugno (data della cacciata del re) dopo avere riservato gli insulti peggiori al 25 aprile (data della fine di Mussolini), si tenta di ricomporre come normale e decente l’immagine di un regime assassino e di un re complice ed esecutore.

Il virus terrà a distanza coloro che tenteranno di occupare e cancellare questo 2 giugno. Coloro che sanno di essere cittadini liberi perché esiste il 25 Aprile dovranno saper mantenere con orgoglio la stessa distanza anche dopo la pandemia e dunque anche per il 2 giugno.

Morta la sinistra, chi difenderà i poveri?

 

“Quando nel 1999 incontrai, come presidente del Consiglio, papa Giovanni Paolo II, rimasi colpito da ciò che mi disse all’inizio del nostro colloquio: ‘Ho combattuto tutta la vita contro i comunisti, ma ora che il comunismo è caduto, mi domando chi difenderà i poveri’. Si trattava di un messaggio forte, persino drammatico, e di una preoccupazione che esprimeva una critica alla globalizzazione neoliberista che si è rivelata assolutamente fondata”.

Massimo D’Alema, “Grande è la confusione sotto il cielo” (Donzelli)

 

Non conoscevo questa frase assolutamente “rivoluzionaria” di papa Wojtyla, che rivolta a un presidente del Consiglio in carica, espressione della tradizione e della cultura politica del Pci, acquista un valore ancora più straordinario. Poi, ci sono cose che sinceramente non capisco (o che forse non ricordo) ma sono rimasto sorpreso dal forte apprezzamento che Massimo D’Alema esprime per la Cina di Xi Jinping nell’introduzione al libro, scritta in piena bufera Coronavirus. Un sistema, quello cinese (ma in linea generale quello asiatico) che, osserva D’Alema, “ha saputo fronteggiare questa prova in modo più efficace rispetto a noi”. Poiché “ha fatto la differenza un grado minore di individualismo, una maggiore coesione sociale e l’esistenza di reti comunitarie che nel nostro mondo non esistono più”. Questa, naturalmente, non vuole essere una recensione a un libro “sulla crisi dell’ordine mondiale”, privo come sono della necessaria competenza. E quindi terrò per me le più ampie riserve sull’“efficacia” di Pechino, da Wuhan in poi. Mi sia consentita però una domanda, che parte da quella frase di Pietro Nenni – “Le idee camminano sulle gambe degli uomini” – che non occorre certo ricordare a D’Alema. Poiché elogiando un altro Papa, Francesco (se non rischiassi d’incorrere nei fulmini dell’autore parlerei di un modello cino-francescano che sostanzia il libro), l’ex premier paventa il rischio “che dalla crisi si esca con una regressione politica, culturale e persino antropologica”, evocando addirittura un “pericolo per la pace” (“la guerra è stata spesso nella storia umana la via d’uscita di una crisi come questa”), resta un dubbio. Considerata l’estrema gravità del pericolo incombente, alle idee di quali uomini dovremmo affidarci, qui e ora? Per difenderci, soprattutto, dalla “tentazione egoistica di un isolamento nazionalistico che affiora nelle reazioni e decisioni di molti Paesi”? Per combattere la crescita delle diseguaglianze e delle aree di emarginazione, alimentata dalla “globalizzazione neoliberista”? E visto che “società fragili, impaurite, prive di corpi intermedi e impoverite nelle loro basi culturali producono classi dirigenti sempre più casuali e improbabili”? Insomma, per tornare a Giovanni Paolo II: chi difenderà i poveri? Una volta lei avrebbe risposto: li difenderà la sinistra (termine, tuttavia, che non ho trovato nel libro sicuramente per mia distrazione). Non pensa, presidente D’Alema, che se queste idee sacrosante non avessero gambe su cui camminare (e io stesso non vedo quali), la partita sarebbe persa in partenza?

Giullari traditori, salsicce di figli ed Einaudi corrotto

Dal Diario apocrifo dei fratelli Goncourt. Un grande fabbricante di salsicce della Francia meridionale, avendo saputo che dagli amori illeciti di sua moglie con un pastore calvinista erano nati due figli adulterini, uccise moglie e figli, e per nascondere il delitto li tritò minutamente, di notte, nella fabbrica solitaria, e ne riempì centinaia di salsicce che diffuse per tutta la Francia. Con la birra giusta, erano impareggiabili.

Dai diari apocrifi di Luigi Einaudi. C’era una volta un politico molto influente che aveva fama di essere incorruttibile. Un giorno, un imprenditore edile va da lui e gli dice: “Ho bisogno di vincere l’appalto per la costruzione del ponte che sapete. Vi regalo 20 milioni di lire se mi aiutate a vincerlo”. Il politico s’infuria: “Come vi permettete? Questa è corruzione! Sparite, non fatevi più vedere”. L’imprenditore edile si scusa: “Avete ragione, vi chiedo perdono. Meglio che me ne vada. Anche perché fra cinque minuti nevicherà e non ho neanche la giacca a vento”. Il politico resta di stucco. “Nevicherà? Ma se siamo alla fine di giugno!”. “E io le dico che nevicherà. Scommettiamo 20 milioni che nevicherà?”. Il politico guarda dalla finestra la giornata piena di sole e senza una nuvola. “Scommessa accettata”, dice, e controlla l’orologio. Dopo cinque minuti, il costruttore rompe il silenzio: “Non nevica. Avete vinto la scommessa”. Gli mette sulla scrivania la valigetta con dentro 20 milioni di lire, e se ne va. E fu così che ottenne l’appalto.

Dalle Storie apocrife della marchesa de Sablé. Un prelato visita i lavori di una cattedrale. Tre scalpellini stanno spaccando delle pietre. Una fatica umile, monotona, uniforme. “Cosa stai facendo?” chiede al primo. E quello, scocciato: “Spacco delle pietre”. “E tu, cosa stai facendo?” chiede al secondo. E quello, scocciato: “Guadagno il pane per la mia famiglia”. “E tu, cosa stai facendo?” chiede al terzo. E quello, illuminandosi: “Io? Sto costruendo una cattedrale”.

Dalla Cronache apocrife di Holinshed. Un re venne informato, con dovizia di prove, che il giullare di corte aveva cospirato contro di lui, e fu costretto a condannarlo a morte. Il giullare doveva essere decapitato, ma il re, a causa della lunga amicizia con lui, e delle tante risate che gli aveva procurato con la sua arte, decise di trasformare la decapitazione in un avvenimento indimenticabile, facendola precedere dagli spettacoli più squisiti che si fossero mai visti nel regno. Tutta la corte fu invitata. Ci furono musicisti, danzatrici, incantatori di serpenti, mangiatori di fuoco, elefanti bianchi, giocolieri, scimmie ammaestrate, trapezisti. Il giullare condannato osservò le esibizioni per ore con estremo interesse, ma dopo un po’ divenne inquieto. Si rivolse al re: “So che mi state offrendo questo ultimo spettacolo in ricordo della nostra passata amicizia: desiderate conferire alla mia morte i più grandi onori, e la più grande gentilezza. Adesso, però, vi prego, in ricordo della nostra antica simpatia, di non tenermi più in questa attesa. Abbiate compassione, e permettetemi di essere decapitato immediatamente”. Il re allora sorrise e disse: “Ma, mio caro amico, siete già stato decapitato”.

Modello lombardo alla marchigiana

Colpito dal virus e accerchiato dalle polemiche, il modello sanitario lombardo fa proseliti nelle (relativamente) lontane Marche. E il Giornale della famiglia Berlusconi ci salta sopra per sventolare la bandiera un po’ lacera del governatore Attilio Fontana e del superconsulente Guido Bertolaso. È il modello Fiera di Milano. L’ospedale tutto nuovo per il Covid-19 l’hanno fatto anche a Civitanova Marche (Macerata). Dieci milioni di euro di donazioni contro i 21 dell’”astronave” lombarda. Ottanta posti letto, terapie intensive. È vuoto, quando hanno finito di costruirlo non serviva più. Ma al Giornale e al governatore Pd della Regione Marche, Luca Ceriscioli, piace lo stesso: “Io governatore del Pd ho copiato la Lombardia: ospedale vuoto ma utile”, questo il titolo dell’intervista a Ceriscioli. Anche il consulente è lo stesso, Bertolaso. L’hanno scelto, spiega, proprio “per quello che stava facendo a Milano”, cioè l’ospedale alla Fiera largamente inutilizzato. “Purtroppo il giorno in cui è venuto qui ha scoperto di essere positivo e questo ha causato un po’ di ritardi”, si rammarica il governatore. Per fortuna ora l’ex capo della Protezione civile sta bene. Ma insomma, a che serve l’ospedale di Civitanova Marche? “Se arrivasse il secondo picco epidemico? Se ci fosse una pandemia tra tre anni?”.