Nelle infezioni in genere, nelle pandemie particolarmente, il fattore che può fare la differenza sul numero di vittime dirette o indirette, come sui nuovi contagi, è il tempo. Innanzitutto il tempo dell’intervento delle cure con ricovero con le terapie. Ma ricovero appropriato e terapia posso essere adottati solo se viene effettuata una buona diagnosi. Sappiamo che, nel periodo infernale di questa pandemia, avevamo il fiato sul collo dei nostri specialisti di terapia intensiva che, solo dopo una nostra risposta diagnostica, avrebbero potuto scegliere se isolare o no un paziente.
E questa decisione aveva una doppia valenza: intervento adeguato sul malato, ma anche, in caso di risposta negativa al Covid, disponibilità di un posto in isolamento o terapia intensiva per un altro. In gioco c’era la vita. Oggi che le terapie intensive si stanno svuotando il tempo è ancora principe. Sappiamo che l’unico mezzo diagnostico per Covid-19 è il tampone: ebbene, ancora in molte realtà sanitarie il risultato impiega decine di giorni per arrivare al medico curante. Dal punto di vista epidemiologico della diffusione del contagio, questo fenomeno è ancor più grave.
Sappiamo che ci sono molti asintomatici che possono contagiare altri soggetti. Cosa accade nei 10-15 giorni (in una regione si è parlato di 50 giorni!) di attesa del risultato? Questo è quello che chiamo “periodo canaglia”. La persona sta bene, ha fatto un controllo per un motivo che potrebbe anche sottovalutare e dipende dal suo senso di responsabilità stare in isolamento. Cosa accade? È questa la causa dei contagi familiari, detti “di condominio”, non meno gravi di quelli al di fuori dalle mura domestiche. Il tempo precedente al laboratorio (prelievo) e quello successivo (utilizzo del referto) possono essere velocizzati, ma oggi ci troviamo davanti a un problema italiano. Gli strumenti che siamo riusciti ad acquistare per potenziare i nostri laboratori impiegano, in media, dalle 3 alle 5 ore per un ciclo diagnostico (da 48 a 96 tamponi). Esistono strumenti che sono a caricamento continuo e impiegano 15 minuti. Peccato che non li produciamo in Italia e bisogna accontentarsi di “quello che arriva”.
*Direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano