Addio autocertificazione. Il passaporto del Covid-19 non serve più. Ha scandito le fasi della quarantena e si è fermata al 18 maggio. Tacciono le stampanti, riposano i toner, torniamo sans papier: ci riprendiamo le strade, con cautela, ma senza il sospetto di essere clandestini, senza quel brivido colpevole alla vista di un posto di blocco.
In questi mesi l’autocertificazione è stata la più realistica declinazione della parola libertà, seppure in un linguaggio orrendamente burocratico di misure vigenti, limitazioni, sanzioni, Regioni di partenza e Regioni d’arrivo, esigenze comprovate, urgenze assolute, situazioni di necessità. Una collina di fogli A4 ammonticchiati vicino alla porta di casa o nel cruscotto dell’auto; una, dieci, cento autocertificazioni. Hanno cambiato testo, font e formato ogni volta che il governo correggeva una virgola sulla natura della nostra reclusione collettiva. Abbiamo contato almeno 5 autocertificazioni diverse in 70 giorni, trovare quella giusta era diventato un gioco. Ma ora addio. Ci siamo voluti bene, in qualche modo strano, ma è davvero meglio non vedersi più.
Queste settimane buie hanno fatto fiorire una letteratura e un’epica delle autocertificazioni. Su quei fogli si è sperimentato ogni registro: ironia, disperazione, bisogno, romanticismo, erotismo, nonsense, follia. C’era bisogno di un testamento, eccolo: le 10 autocertificazioni più belle di tutta la quarantena.
10) Animalista. La struggente fuga dalla famiglia di un ragazzo di Albano Laziale è stata narrata, sul foglio bianco, con queste parole: “Al momento sono senza casa perché mia madre e mia nonna non mi vogliono più con loro e quindi passo il tempo a dare da mangiare ai piccioni, la ritengo una cosa importante”.
9) Navigatore. Sotto Pasqua, a Mugnano di Napoli, tre persone lontane dall’indirizzo di residenza, si sono giustificate così con i carabinieri: “Abbiamo bisogno di acquistare degli elettrodomestici, ma ci siamo persi per colpa del navigatore”.
8) L’amante. Un uomo è stato multato a Verona malgrado l’autocertificazione testimoniasse la natura incontestabile del suo stato di necessità: “Appuntamento con l’amante”.
7) La moglie. Ma si combatte su entrambi i lati della barricata. Così una signora di Nettuno (in provincia di Roma) ha provato a giustificare la comprovata esigenza di pedinare il suo congiunto: “Seguo mio marito per vedere se ha un’amante”.
6) Stipsi canina. Come fare se il quadrupede non si sbriga? Un uomo è stato fermato insieme al suo cane in un Comune diverso da quello di residenza, 12 chilometri lontano da casa. Alla polizia ha risposto con eloquenza: “Cosa ci posso fare se i bisogni li fa solo qui?”.
5) Pokemon. Como, 31 anni. Sul foglio dell’autocertificazione ha scritto che è uscito di casa per “cacciare i Pokemon”. E in effetti, come hanno accertato i carabinieri, stava giocando a Pokémon GO con il tablet. Denunciato.
4) La rimpatriata. Ancora in pienissima fase 1, quattro infermieri e un fisioterapista si “assembrano” in casa di una sesta persona, a Gravina di Catania. Tutto limpido, niente da nascondere. Sull’autocertificazione c’è scritto: “Pranzavo insieme a colleghi di lavoro”.
3) La droga/1. Firenze, 33 anni, mostra alla polizia un’autocertificazione schietta, diretta, sincera: “Devo comprare droga”.
2) La droga/2. Più articolato invece il ragionamento di un’altra vittima dell’astinenza trovata distante da casa: “Nel mio territorio purtroppo c’è carenza di spacciatori”.
1) Il lavoro. Difficile contestare anche la necessità professionale di un 31enne di Catania, fermato nei pressi dell’Ospedale Garibaldi. “Sto andando al lavoro”. È un parcheggiatore abusivo, doppia multa. Ma con la Fase 2, vedrete, si sistemerà tutto.