Odette e la vendetta contro la stupidità dell’uomo eccitato

Dai racconti apocrifi di Marivaux. C’era una volta un guascone tutto muscoli, Gaspard Duval, che girava per la Provenza vantandosi di essere andato a letto con la fanciulla più bella di Arles, Odette. Poiché al mondo piace credere il peggio di una ragazza incantevole, la menzogna si propagò nei villaggi, finché giunse alle orecchie della fanciulla innocente, finalmente edotta degli sguardi incrociati di donne severe e di uomini un po’ meno, quando attraversava la piazza. Disperata, non voleva più uscire di casa, e dimagriva, al punto che un’amica, preoccupata, decise di intervenire, proponendole una vendetta gustosa. Si chiamava Constance: donna effervescente, aveva un marito, il vecchio senatore Adolphe Clément, uno di quei fissati della morale che vedrebbero l’oscenità nel teorema di Pitagora; e un amante, Martin. (L’esclusività in amore è una menzogna universalmente ammessa). Un giorno che Gaspard era in paese, Odette indossò una veste di broccato che le lasciava nude le spalle d’avorio, e quasi esposti i seni succulenti; si pettinò la chioma color del miele; si spruzzò un profumo orientale che avrebbe sedotto il curato; e si incamminò. Appena Gaspard la vide, la fiancheggiò per omaggiarla di complimenti da guascone, la lingua penzoloni. Più Odette si ritraeva pudica, più Gaspard insisteva.

D’un tratto, ormai folle di desiderio, il pisello imbizzarrito, fece per abbracciarla, ma Odette lo respinse con un ceffone: “Verrò a letto con te solo se mi aiuterai in una cosa”. “Tutto quello che vuoi!” disse Gaspard, che in quello stato supplice cominciava già a starle meno antipatico. “Tutto quello che vuoi!”. “La mia amica Constance sta con un vecchio decrepito, e stasera ha voglia di incontrarsi col suo manzo”. “Perché?”. “Così. A un segnale convenuto, ti farà entrare nella sua camera da letto. Indosserai il suo pigiama e la sua parrucca, e prenderai il suo posto nel letto, al buio, accanto al marito, che tanto è capace solo di russare, mentre lei passerà la notte dal suo amante”. Gaspard, che per scoparla sarebbe andato a letto anche con il curato, accettò. Quella notte, accanto ad Adolphe, Gaspard non chiuse occhio, timoroso di tradirsi, mentre il vecchio si rigirava sotto le coperte, ogni tanto raspandogli il collo con la barba. Soprattutto, era terrorizzato: e se quello, nel dormiveglia, avesse cominciato a pretendere da lui i propri diritti coniugali? Dopo una nottata che parve interminabile, un gallo cantò, convinto, come tutti i galli, che è il suo chicchirichì a far sorgere il sole. Constance aveva promesso che sarebbe tornata prima del risveglio del cornuto. D’un tratto, la porta della camera si spalancò con un botto, e Constance entrò, con Martin al suo fianco. Scoppiarono a ridere, vedendo il povero, pallido Gaspard che si faceva il segno della croce, certo che fosse giunta la sua ora. Il guascone si voltò verso il vecchio, a implorare perdono e pietà. Immaginate il suo scorno, quando scoprì, invece di Adolphe, Odette: era stato a letto con lei tutta la notte, senza fare altro che tremare di paura. Gaspard sedeva mortificato, fra le risate: aveva imparato la lezione. E poiché il suo pisello era notevole, Odette gli si concesse con gioia.

Perché altrimenti siam fottuti

Ho scritto questo libro sulla crisi climatica e l’inerente bisogno di una disobbedienza civile di massa prima che esplodesse la tragica pandemia del coronavirus.
In occasione della sua pubblicazione in Italia, sento il dovere di anteporvi questa breve premessa, conscio di quanto ora più che mai sia impossibile affrontare un discorso sulla catastrofe del clima senza menzionare le terribili sofferenze che l’attuale emergenza sta infliggendo alla popolazione italiana e a milioni di altri cittadini in tutto il mondo.

La diffusione del contagio ci ricorda che non siamo avulsi dall’ambiente naturale, bensì a esso interconnessi per molteplici aspetti quotidiani che spaziano dal bisogno di respirare a quello di assumere cibo. Dipendiamo dalla natura tanto quanto la natura dipende da noi. Il virus ci ha messo ancora una volta di fronte a un dato di fatto: siamo tutti mortali e inermi di fronte a determinate manifestazioni del cosmo. Siamo ormai tutti consapevoli di quanto il nostro pianeta si regga su un equilibrio ecologico estremamente fragile che, quando viene alterato, tende a ricercare un nuovo assetto condannando all’estinzione un gran numero di specie viventi. Ci basti osservare il ritmo con cui aumentano le epidemie man mano che proseguiamo nella distruzione indiscriminata della biodiversità. Ecco perché, se non ridurremo l’emissione di gas serra nell’atmosfera, condanneremo le prossime generazioni a livelli inimmaginabili di sofferenza.

Dopo tre decenni di grida d’allarme inascoltate da parte della scienza, la nostra inerzia ci ha condotti sull’orlo del baratro. La crisi ecologica è a un punto di non ritorno, pari a quello che ha portato alla diffusione incontrollata del coronavirus. Non è una corrente politica o l’opinione di una minoranza ad affermarlo. È la scienza nuda e cruda. (…)

È ora di aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà. Esistono fatti immutabili e incontrovertibili, tra cui le leggi della fisica: se la temperatura aumenta, i ghiacci si sciolgono; in condizioni di siccità i raccolti muoiono; gli incendi distruggono le foreste. Sono tutti fenomeni reali, e questo è solo un assaggio di ciò che ci aspetta. All’orizzonte si profila il collasso ecologico. L’estinzione o la sopravvivenza della specie umana dipenderà in larga parte dalla capacità delle nostre società di attuare, nei prossimi dieci anni, cambiamenti rivoluzionari. Qui l’ideologia non c’entra. Si tratta di pura matematica e fisica. Secondo le Nazioni unite, per contenere l’innalzamento delle temperature entro la soglia di sicurezza di 1,5°C, entro il 2030 dovremmo dimezzare le emissioni di anidride carbonica. La stima rischia di essere ottimistica, visto che, stando agli ultimi rilevamenti, il permafrost si sta sciogliendo con novant’anni di anticipo e i ghiacciai dell’Himalaya stanno scomparendo due volte più in fretta del previsto. Anche senza tener conto di ulteriori incrementi della temperatura provocati dalle emissioni antropiche, nel giro di dieci anni basteranno gli effetti di feedback e l’attuale ciclo di riscaldamento a determinare un aumento della temperatura di 2 °C. In breve, siamo fottuti. Resta solo da capire fino a che punto e quanto tempo ci rimane.

Dobbiamo rassegnarci a questa fatalità? Secondo me no. In molti ormai, superando la debolezza umana di coprirsi gli occhi di fronte alle verità sgradevoli, sono arrivati ad accettare i fatti a cui la scienza ci mette di fronte già da un pezzo. Tuttavia non ne hanno ancora elaborato le implicazioni politiche e sociali. (…) Serve un’immediata inversione di rotta, che non potrà essere attuata senza una rivolta e una trasformazione radicale delle nostre società e della nostra politica. E non parlo di semplici avvicendamenti tra partiti ai vertici del potere. Quello che serve è uno stravolgimento della struttura stessa delle nostre società. Proprio come le specie viventi, le istituzioni non sono capaci di evolversi in maniera repentina. Affinché il cambiamento avvenga in tempo utile, bisogna rimpiazzarle con nuovi sistemi politici, sociali e culturali. (…) Si tratta di agire sul senso comune.

Nel 1776, Thomas Paine scrisse un pamphlet intitolato proprio Common Sense per dire ai cittadini delle colonie americane ciò che in cuor loro sapevano già ma non osavano esprimere apertamente: bisognava dichiarare l’indipendenza dalla Corona britannica. Quel testo fu letto soltanto dal 10% della popolazione, eppure gli si riconosce il merito di aver infuso a molti americani il coraggio di fare quel salto verso l’ignoto. Lo scopo del mio libro è identico. La verità che comunica la conosciamo già: così non si può andare avanti. Ormai può salvarci solo una rivoluzione della società e degli Stati, un tuffo nell’ignoto come quello sollecitato da Paine. (…) Da un punto di vista prettamente sociale, è un dato di fatto che la cultura riformista, di sinistra come di destra, tipica dell’attuale società neoliberista non sia adatta allo scopo. Detto fuori dai denti, le Ong, i partiti e i movimenti politici che ci hanno portati al disastro degli ultimi trent’anni – dal 1990 le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 60% – rappresentano l’intralcio più grosso al cambiamento. Si ostinano a proporre soluzioni graduali, spacciandole per efficaci. (…) Il nuovo paradigma impone di passare dalle parole all’azione, dalle proteste alla violazione in massa della legge attraverso la disobbedienza civile nonviolenta, dall’esclusivismo elitista alla mobilitazione democratica popolare. (…) Bisogna agire subito, in prima persona e senza aspettare l’intervento delle caste al potere. Già oggi esiste un movimento di transizione. È essenziale ampliarlo in maniera massiccia e integrarlo con la ribellione. È degli ultimi mesi del 2019 la notizia paradossale secondo cui nel mondo vengono investiti circa 1,9 trilioni di dollari nel gas e nel carbone, proprio mentre l’elettricità prodotta dai pannelli solari e dalle turbine eoliche è sul punto di diventare meno costosa dei combustibili fossili a livello globale, e in molti Paesi lo è già. Non c’è tempo da perdere. Bisogna agire. Sarà una bella avventura.

Le scarpe fuori di casa

Mascherina, guanti, mani lavate più volte… ma le scarpe? Sappiamo che non molti hanno la sana abitudine di cambiarsi le scarpe prima di varcare la soglia di casa. Questa pratica igienica vale sempre, a prescindere dalla pandemia da SarsCov2. Ci sono diversi studi dedicati a questo veicolo infettivo. Nella prestigiosa rivista scientifica Canadian Journal of Infections Diseases, l’articolo “Influenza delle diverse scarpe sulla contaminazione del pavimento” dimostra che qualsiasi tipo di calzature provoca contaminazione microbica sulle superfici calpestate. Tale contaminazione è pari a 16 volte quella che può avvenire mediante la caduta di liquidi o materiale infetto. L’argomento è stato affrontato anche per SarsCov2. Dallo studio condotto in Cina a febbraio 2019 “Aereosol e presenza da coronavirus 2 sulle superfici nei reparti di un ospedale a Wuhan”, risulta che anche sui pavimenti si riscontra la presenza del virus. Il suo materiale genetico è stato trovato sotto le scarpe del 50% dei sanitari di quell’ospedale. La contaminazione aumentava durante la giornata in quantità rispondente alla frequentazione degli ambienti. Il bacillo della tubercolosi può sopravvivere anche giorni. Il pavimento è spesso fonte di contaminazione sia per le mani, sia per gli oggetti che potrebbero entrare in contatto con la nostra bocca. Di lì all’infezione il passo è breve. Per questi motivi è necessario osservare il rito del cambio di scarpe. Perché è inutile indossare mascherina e guanti, stare lontani da chi incontriamo in strada, se poi portiamo il virus a spasso per casa nostra.

Orfeo Santo subito, lo dice repubblica

I cambi di direzione nei quotidiani portano sempre novità. A Repubblica, l’avvento di Maurizio Molinari sembra aver dato il via a una nuova rubrica: il Santo del giorno. Quello scelto ieri, di cui il giornale offre ampia biografia, è Mario Orfeo, appena nominato direttore del Tg3. Orfeo, già direttore del Tg1 e del Tg2, del Mattino, del Messaggero, direttore generale della Rai e presidente di Rai Way, vanta anche una lunga militanza – guarda un po’ – a Repubblica, dove è stato caporedattore. Un passato che, guai a pensarlo, non incide minimamente nel tenore dell’articolo. Con linguaggio ficcante e feroce messa in fila dei fatti, scopriamo così che Orfeo “è un lavoratore instancabile”, si definisce “milanista allegriano” (qualunque cosa significhi), e ha “il suo chiodo fisso” nel “giornalismo di qualità”. D’altra parte il suo Tg1 “ha macinato share e scoop”, mentre lui si distingueva per essere “veloce nell’esecuzione e abile nei rapporti”. E come ogni Santo, anche Orfeo ha avuto il suo martirio, a cui è eroicamente sopravvissuto: “Ha resistito pure all’anatema di Beppe Grillo e alla campagna del M5S contro di lui”, e ora “mai si farà condizionare dall’accusa di essere renziano, lanciata dai 5 Stelle per sbarrargli la strada”. San Mario, prega per noi.

“Via Sanchez”: ricchi in corteo con le mazze da golf

Più che caceroladas, sono state soprannominate palosdegolfadas. Le proteste contro la gestione della crisi del Covid-19 da parte del governo di Pedro Sánchez nel lussuoso quartiere Salamanca di Madrid hanno già più meme che cronaca, dopo che nelle “cinque giornate del miglio d’oro” si è visto anche un uomo agitare in segno di dissenso una mazza da golf, in mezzo alle pentole. Quelle, di gran pregio, suonate da un centinaio di abitanti di uno dei distretti più ricchi della capitale di Spagna, al 90% votante del Pp, da poco travasati anche all’ultradestra di Vox, al canto di “libertà”, “si dimetta Sánchez” e “via i rossi”, dietro mascherine con la bandiera franchista. Sì, perché “altro che Franco”, questa del lockdown è “dittatura”, si sono sgolate le signore dalla centralissima via Núñez de Balboa per le vie adiacenti alla sede dei Popolari.

Incredula persino la polizia, che chiamata dai cittadini per via degli assembramenti, pare abbia risposto: “Ma come? Una manifestazione in piena pandemia?”. Gli agenti hanno dovuto constatare l’evidenza: come un qualunque quartiere periferico, anche Salamanca contravviene alle regole sul distanziamento sociale: 136 multe per assembramento con le quali il quartiere di Vuitton e Prada passa in testa alla classifica del disordine. “Patriottico sarebbe rispettare le regole per salvare gli spagnoli”, ha criticato i “pijos” (fighetti) dal programma simil-Letterman, il presentatore del “Gran Wyoming”. Nell’elegante rete di strade regolari e silenziose, dove sorgono gli edifici voluti dal marchese di Salamanca a metà ‘800 per accogliere l’aristocrazia madrilena bisognosa dei water quando Madrid era ancora un insieme di chabolas senz’acqua, la gente crede che Sánchez tenendo la Capitale alla fase 0 della “desescalada” e prolungando di un mese la quarantena stia impoverendo chi “paga le tasse”.

A niente serve che i media ricordino loro che rappresentano quell’1% dei ricchi del Paese, che secondo l’Istat spagnolo fino al 75% di loro non vive del proprio lavoro, ma di rendita, e neanche che le donne che governano le loro case a 9.000 euro al mq nelle quali la metà di loro è nata e cresciuta ereditandole, sono in fila alla Comunità di Sant’Egidio per un pasto caldo. Gli eredi del marchese, a cui neanche la guerra civile torse un capello – nella battaglia di Madrid il quartiere di Salamanca venne risparmiato da Franco perché abitato dai suoi – manifestano, “buttando all’aria lo sforzo di tutti”. C’è anche chi ipotizza che il governo socialista abbia ribaltato il segno del malcontento: non i più poveri si lamentano, ma i più ricchi. Deve essere questa la confusione a cui si è aggrappato Santiago Abascal, leader di Vox che prendendo spunto dalle palosdegolfadas del quartiere madrileno ha chiamato per il 23 a manifestare in tutto il Paese, dicendosi erede degli indignados del 2011. Quelli che oggi siedono al governo con Sánchez. Lui, eletto in uno dei quartieri più popolari di Madrid.

Neonazi, radicali, no vax: l’epidemia è solo un raggiro

Non si ferma in Germania la protesta contro le misure di contenimento della pandemia da coronavirus decise dal governo federale e ora in fase di allentamento. Anche ieri, come sabato scorso, sono state decine le dimostrazioni in diversi Land: a Stoccarda erano 5.000, a Monaco sul pratone dell’Oktoberfest la polizia ne ha lasciati entrare 1.000. Ma anche Colonia e Berlino si è tornati in piazza. Nella capitale ci sono stati assembramenti davanti alla Porta di Brandeburgo, al Reichstag e ad Alexanderplatz, senza lesinare in tafferugli. Nel mirino delle proteste le limitazioni dei diritti fondamentali garantiti dalla costituzione, dalla libertà di assembramento alla limitazione del diritto all’istruzione, e le bugie del governo che terrebbe nel cassetto piani nascosti, come la volontà di vaccinare l’intera popolazione.

Il dato di assoluta novità per la Germania è la composizione di questa protesta. Estremisti di destra, con tanto di teste rasate e vessilli del Reich millenario, si sono trovati a dimostrare accanto a persone che, avvolte nella bandiera della pace facevano la posizione del loto in mezzo alla strada, di fronte allo sgombero della polizia. Vip eclettici come il cuoco vegano Attila Hildmann, sostenitore di teorie del complotto, hanno dimostrato insieme a elettori di estrema sinistra preoccupati dalle limitazioni dei diritti garantiti dalla costituzione. E ancora, scettici della comunicazione mediatica dei dati scientifici, come il movimento Resistenza 2020 e i no- vax, hanno protestato insieme a ex cittadini della Ddr che rivendicavano il loro sacrosanto diritto di manifestare. A unire persone di provenienza tanto diversa una sola certezza: l’emergenza coronavirus è stata un’invenzione, in realtà non c’è mai stata. La convinzione comune a tutti è che dietro le misure di contenimento si nascondano manovre diversive per instaurare un regime autoritario. Lo chiamano “il paradosso della prevenzione”.

L’estrema destra ha protestato fin dal principio contro le misure del governo, inaccettabili violazioni delle libertà fondamentali. Alla manifestazione di Berlino c’era chi chiamava in causa per la diffusione del virus Rotschild, il più classico tra gli ever-green dell’antisemitismo. Ma in piazza c’erano anche frange di estrema sinistra che accusano il governo di calpestare diritti fondamentali, come il diritto all’autodeterminazione. “Voglio avere il diritto di prendermi il virus” ha detto una signora intervistata. “Libertà” era scritto su un grande striscione della manifestazione di Stoccarda, organizzata ieri da “Pensiero trasversale 711”, un movimento fondato dall’imprenditore informatico Michael Ballweg, che insiste sulla violazione dei diritti garantiti dalla Costituzione.

Tra gli scettici delle informazioni provenienti dal Robert Koch Institut, c’è il medico Bodo Schiffmann. Secondo l’otorinolaringoiatra, fondatore del movimento “Resistenza 2020”, il Covid-19 “è altrettanto pericoloso di un’influenza” ed “è stato il panico a costare vite umane, non il virus”. Proprio “il panico di massa” avrebbe fatto saltare il sistema sanitario in Italia e a New York, dice. Poi ci sono i sostenitori delle teorie del complotto, politicamente trasversali. Tra loro c’è chi si orienta per la teoria del “Pharma-regime”, il virus creato dalle case farmaceutiche e chi preferisce l’ipotesi “Kill Bill”, come suggerito da un cartellone a Berlino, dove Bill Gates veste i panni del grande vecchio, “untore” di popoli inermi, che diffonde il virus per poi lucrare sui vaccini. Secondo il sondaggio di ieri dell’emittente Zdf le dimostrazioni hanno il sostegno del 16% della popolazione e tra i sostenitori il 61% vota AfD, il 23% il partito di sinistra Linke e il 20% i liberali. “Può essere comprensibile che le conseguenze psicologiche, sociali ed economiche della pandemia portino a frustrazione, insicurezza, protesta e alla nascita di nuovi movimenti politici” osserva Sandro Witt, sindacalista in Turingia intervistato da Deutschlandfunk. In Germania ad aprile sono state 10,1 milioni le domande di cassa integrazione e la disoccupazione è salita in un mese dal 5,1% al 5,8%, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica.

Sui contratti a termine c’è una deroga, solo per l’estate però

In deroga al decreto Dignità sarà possibile rinnovare o prorogare fino al 30 agosto 2020 i contratti a tempo determinato anche senza le causali previste dalla legge voluta dal Di Maio “gialloverde”. Questa la misura inserita nel decreto Rilancio (non ancora in Gazzetta ufficiale) che ha fatto gridare ad alcuni, tra cui il CorSera, al “liberi tutti” annunciando la rapida dipartita della stretta sul lavoro precario voluta dal M5S. Ma ad oggi il provvedimento è una revisione che non ha nulla di sostanziale: è una norma temporanea, dettata dall’urgenza, per evitare che chi ha un contratto a termine – ogni mese ne scadono circa 300mila – venga lasciato a casa. Con l’aggravio che avrebbero come unico aiuto la Naspi, che però ha un importo più basso rispetto agli altri ammortizzatori sociali. La soluzione adottata prevede, quindi, per i prossimi due mesi e mezzo la rimozione del parametro più rigido introdotto a luglio 2018 dal decreto Dignità: l’obbligo per le aziende di indicare la causale per i rinnovi dei contratti a termine o per quelli che hanno già una durata superiore ai 12 mesi.

La mini proroga, nelle intenzioni del governo, serve a rafforzare la portata di quanto già previsto dal Cura Italia, che ha introdotto una specifica (e altrettanto temporanea) deroga al generale divieto di prorogare o rinnovare i contratti a tempo determinato e di somministrazione (il lavoro interinale non è invece previsto dal decreto Rilancio) presso le aziende che hanno deciso di richiedere gli ammortizzatori sociali. In altre parole, per evitare che un lavoratore a cui sta scadendo il contratto possa restare senza cassa integrazione, il suo datore di lavoro deve rinnovarglielo. “È un provvedimento quanto mai necessario. Non può essere considerato un misuratore dell’efficacia del decreto Dignità”, commenta il presidente della Fondazione consulenti del lavoro Rosario De Luca. Ideologia permettendo.

I grandi editori (impuri) dietro i media

I soldi “fanno gola a molti”, e in particolare a “centri economici e dell’informazione” che possono esercitare pressioni sulla politica fino a condizionarla. L’attacco di Andrea Orlando non è casuale, soprattutto quando collega potere economico e mediatico: la gran parte dei gruppi editoriali italiani è in mano a editori impuri, ovvero imprenditori che fanno utili milionari altrove (con le cliniche, le auto, l’immobiliare, la finanza) e che hanno nei giornali una proprietà magari poco redditizia, ma certo utile.

Di recente è tornato attuale il cambio di proprietà in casa Repubblica: nel 2016 il Gruppo L’Espresso della famiglia De Benedetti (che editava tra gli altri Repubblica, l’Espresso, Huffington Post e parecchi giornali locali) ha incorporato Italiana editrice (Stampa, Secolo XIX), proprietà degli eredi della famiglia Agnelli, quindi Fca. Tre anni dopo, John Elkann e la sua Exor hanno acquistato la maggioranza del gruppo (denominato Gedi), diventando dunque azionisti principali del nuovo colosso (che comprende anche, tra l’altro, Radio Deejay, Radio Capital e m2o). Un cambiamento che ha portato al recente domino dei direttori e alla decisa virata anti-governativa di Repubblica.

Fanno invece capo alla holding di Franco Caltagirone il Messaggero, il Mattino e il Gazzettino. Quotidiani con forte radicamento nei rispettivi territori (Roma, Napoli e Venezia) che dipendono da una delle famiglie più influenti nell’edilizia (Cementir, Vianini) e nella finanza.

Più diretto il coinvolgimento in politica di Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia alla terza legislatura e proprietario de Il Tempo e, attraverso una fondazione, anche di Libero. Il fulcro delle sue attività è però altro: la holding di Angelucci gestisce infatti decine di cliniche private e case di cura in giro per l’Italia, soprattutto nel Lazio. Settore delicato, visto il periodo.

Ben noti sono poi i casi del Sole 24 Ore, espressione di Confindustria, e della famiglia Berlusconi, che attraverso Fininvest controlla Mediaset, Il Giornale, decine di riviste e diverse radio, tra cui R101 e Radio 105. Da tempo pare che Urbano Cairo, editore di La7 e di Rcs (Corriere della Sera) debba seguire le orme di B., cercando fortuna in politica dopo averla trovata sui media e nel mondo del calcio. L’idea potrebbe tornare di moda.

“I soldi statali fanno gola: ora vogliono buttarci giù”

“Noi spendiamo ottanta miliardi di euro per la pandemia e nelle prossime settimane vedrete gruppi editoriali e centri di potere che tenteranno di buttare giù il governo”, ieri Andrea Orlando, vicesegretario del Partito democratico, un politico dai toni sempre pacati, l’ha detto due volte. In teleconferenza a un evento dem di Milano e poi, in serata, al Fatto. Orlando, c’è in atto un complotto? “Mi creda, il mio ragionamento è più semplice. Questo governo fu generato dal desiderio di strappare l’Italia dalle grinfie di Matteo Salvini. Per alcuni era una soluzione balneare, un mezzo più o meno comodo e sicuro per giungere alle elezioni. Invece adesso indichiamo un percorso e dettiamo le regole in una situazione eccezionale. Con le manovre che abbiamo approvato mettiamo in circolo denaro come mai accaduto negli anni scorsi. E fa gola. Lo Stato si riappropria di un ruolo a cui aveva rinunciato. In quattro o cinque mesi si definirà un futuro di cinque o dieci anni. Noi alziamo la posta, altri alzano la pressione. Anche gli editori, diciamo non puri, sono interessati a gestire o almeno a sfruttare questo momento straordinario. Qualcuno potrebbe promuovere stravolgimenti della maggioranza”.

L’ex ministro è severo con la Fca che s’avvia a ottenere una garanzia statale, attraverso Sace e per merito del decreto liquidità, a un prestito bancario di 6,3 miliardi di euro: “Chiede aiuti all’Italia? Bene, allora riporti la sede fiscale qui”. E sempre a Fca della famiglia Elkann/Agnelli, nella veste di proprietaria del gruppo Gedi, cioè dell’ex gruppo Espresso e di Repubblica, si riferisce Orlando: “Se gli assetti azionari non sono mutati all’improvviso, i grandi gruppi editoriali italiani sono in mano a grandi gruppi economici. Quotidiani, settimanali, televisioni. Io non faccio nomi, non esamino la scelta del nuovo corso di Repubblica con l’addio di Carlo Verdelli. La mia riflessione è di facile interpretazione, è generica e vale per molti. Ho già spiegato che ci parleranno della capacità comunicativa del premier Conte o dell’errore di questo o quel ministro, ma l’argomento principale sarà diverso e più delicato: costruire un’altra formula politica. A noi spetta il compito di essere lucidi, respingere e smentire queste ipotesi che entreranno nel dibattito pubblico da qui a pochi giorni. Dobbiamo essere consapevoli senza aver paura”. In conferenza stampa a Chigi, il premier Conte ha commentato l’intervento di Orlando in maniera più sfumata, ma ripetendo un concetto simile: “Sui giornali leggiamo di tentativi di spallate. A parte il chiacchiericcio, noi dobbiamo concentrarci sugli obiettivi. Stanno arrivando cospicui finanziamenti e noi confidiamo nell’appoggio delle forze sane del Paese”.

Poi il premier ha parlato pure del supporto a Fca: “Se ne può beneficiare, vuol dire che risponde alle prescrizioni: non è un privilegio concesso a qualcuno. Stiamo comunque parlando, al di là della capogruppo, di società e fabbriche italiane che producono in Italia e occupano tantissimi lavoratori. Ma è un problema all’ordine del giorno e – ha annunciato Conte – lo affronteremo nel decreto semplificazioni: non dobbiamo porci il problema di chi sta in Inghilterra in Olanda o altri Paesi, ma rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico. C’è un ordinamento giuridico più attraente in Olanda? Stiamo lavorando a questo. Ovviamente ci sono anche le agevolazioni fiscali: non intendiamo più lasciare questi vantaggi ai nostri concorrenti, addirittura nell’Unione europea”. Buone “prossime settimane” a tutti.

Vattimo e compagno, inchiesta sulla generosità

Rischia il rinvio a giudizio per circonvenzione di incapace Simone Caminada, assistente e compagno del filosofo torinese Gianni Vattimo. La pm Giulia Rizzo ha chiuso l’indagine. Caminada, 37 anni, è accusato di aver “approfittato” della generosità del professore di Teoretica, 84 anni, che da tempo convive con il giovane di origine brasiliana.

Ovviamente, secondo la tesi difensiva, Caminada è innocente. È noto che il professore, benestante e nobile d’animo, abbia donato denaro e beni alla persona con cui convive. A Caminada, l’intellettuale torinese ha intestato polizze e affidato, con un testamento, parte dell’eredità.

Una geriatra amica di Vattimo, nel 2018 ha presentato un esposto in Procura denunciando il compagno del professore, che sarebbe vittima di un “decadimento psicofisico” e che sarebbe diventato quindi “incapace” di controllare le proprie finanze. Nell’atto il giovane viene descritto come un “manipolatore” attirato dalle ricchezze non soltanto spirituali, ma materiali, dell’ex europarlamentare. Un’accusa respinta fermamente non solo dall’indagato, ma dallo stesso Vattimo. La pm, sulla base di queste accuse, ha avviato un’indagine, chiedendo un amministratore di sostegno. L’istanza è stata in un primo momento respinta dal tribunale, che aveva definito il professore in perfette condizioni psichiche.

La partita non si è chiusa. La consulenza tecnica ordinata dalla pm Rizzo ed effettuata dallo psichiatra forense Franco Freilone ha fatto emergere una presunta “debolezza emotiva” di Vattimo, che è stato dichiarato “circonvenibile”. La Procura ha quindi ottenuto un amministratore di sostegno.

In realtà, secondo quanto spiega l’avvocato Wilmer Perga, difensore di Caminada, il professor Vattimo sarebbe notoriamente un uomo molto generoso con i propri amici. Non avendo figli o eredi naturali, non dovrebbe stupire che scelga il proprio compagno come erede. D’altronde, nessuno si sarebbe meravigliato se la stessa dinamica relazionale si fosse instaurata tra un uomo anziano e la propria giovane fidanzata o moglie. Durante gli interrogatori dei testimoni, tra l’altro, è emerso come la generosità del professore non sia esclusiva. L’ex assistente di Vattimo, per esempio, ha dichiarato alla pm di aver ricevuto circa 700 mila euro negli anni. E molti altri amici avrebbero beneficiato delle finanze di Vattimo. Inoltre, la difesa aveva precisato che Caminada, non appena avviata l’indagine, aveva rinunciato spontaneamente al ruolo di amministratore dei beni del filosofo. Infine, dalla consulenza tecnica della difesa, eseguita dal dottor Bettonte, emerge che Vattimo non è affetto da alcun disturbo che ne possa comprimere “le capacità di cognizione”. Viene il sospetto che alcune amicizie del professore che non abbiano mai accettato Caminada.