Il presidente Putin ad aprile aveva promesso un bonus “per gli specialisti che lavorano direttamente con i pazienti affetti da Covid-19 e rischiano la salute ogni minuto”. In uno dei suoi cinque appelli alla nazione, quando si è rivolto direttamente ai camici bianchi, ha usato parole di guerra e d’amore, messaggi di incoraggiamento che di solito usa per i suoi soldati in terra straniera: “Siete in prima linea per la difesa del Paese, vi ringrazio di cuore per il duro lavoro”. Dopo l’omaggio, Putin aveva garantito agli uomini nelle trincee mediche un aumento di stipendio: 80mila rubli in più per i dottori, 50mila rubli per gli infermieri, 25mila per paramedici e autisti delle ambulanze. Un’iniezione di liquidità che però è fantasma nei conti correnti: i sanitari che tentano di arginare la pandemia hanno visto più vuote le buste paga e sempre più piene le corsie degli ospedali con oltre 250mila pazienti infetti.
“Nessuno ha visto quei soldi, ed è una vergogna” conferma al telefono Ksenia da Mosca che preferisce non rivelare il cognome della sua famiglia, perché i suoi parenti indossano in questi giorni gli scafandri nelle corsie. Il sindacalista Andrei Konoval ha calcolato che ad almeno 90mila operatori spettavano sussidi, ottenibili però per legge solo se i malati che hanno curato avevano lo status di “infetti”. Alcuni dottori russi hanno ricevuto in più solo una manciata di rubli, altri un sonoro zero. Altri riceveranno l’indennità solo se l’ospedale riuscirà ad accertare che durante il loro turno di lavoro i dottori hanno trattato dei pazienti affetti da Covid-19, ovvero ufficialmente risultati positivi a test ritenuti poco affidabili per l’altro numero di “falsi negativi” riscontrati.
Altri medici non hanno ricevuto l’indennità perché hanno curato solo delle “polmoniti”, alcuni hanno visto il loro compenso decurtato perché risultano, per errori del Rospotrebnadzor, servizio sorveglianza consumatori, assenti ingiustificati sul lavoro mentre erano invece in quarantena domiciliare obbligatoria. Svetlana Munirova, dell’ospedale Pokrovsky di Pietroburgo, ha 20 anni di esperienza sulle spalle e nelle tasche 6.000 rubli in meno del mese precedente, nonostante anche il governatore della sua regione, Aleksandr Beglov, avesse promesso come il presidente “misure per supportare gli operatori sanitari”. Secondo statistiche pubblicate da media indipendenti, sta operando in questi giorni e queste ore, senza strumenti protettivi adeguati, l’83% dei dottori russi per un salario che raramente supera i 400mila rubli, circa 500 euro. Non ci sono più buone notizie in Russia e nemmeno il mastodonte della propaganda riesce più a scovarle. “Più niente da aggiungere”: né commenti, né soldi. Questo gioco di parole è il titolo della Novaya Gazeta che ha raccolto le testimonianze di medici ed infermieri da un lato all’altro del Paese, le cui lamentele fanno eco nelle casse vuote dei fondi stanziati. Nonostante la Russia svetti al secondo posto nella classifica di Paesi più colpiti dal Corona, il numero ufficiale dei decessi non supera i 2500 morti, cifra che suscita stupore e rabbia non solo nell’opposizione, ma anche tra i medici stessi.
Il numero dei contagi aumenta in modo vorticoso, con una media di 12.000 nuovi casi al giorno; di pari passo sale la disoccupazione, raddoppiata dall’inizio del lockdown. Ai suoi uomini più fidati, risultati positivi al virus – dal premier Michail Mishustin al portavoce Dimitry Peskov –, Putin continua a parlare dai monitor, gli stessi schermi che utilizza per rivolgersi ai suoi cittadini: “Il virus si batte con i dottori, con disciplina, con responsabilità”. Putin ha ribadito poi che “è nell’interesse di tutti che l’economia torni presto alla normalità”, ma molti russi si sono chiesti quale sia.